Maurizio Battista, non solo cabaret
L’attore romano pubblica “A cena col prete – Storia di un uomo solo”. «Lo distribuiremo negli spettacoli e in alcuni laboratori medici di Roma. Mai dimenticarsi di chi soffre, aiutare a riflettere fa soffrire meno»
Non solo risate, ma anche riflessioni con Maurizio Battista, che dopo una lunga assenza dalle librerie, ha pubblicato un libro “mica da ridere”. «“A cena col prete – Storia di un uomo solo”: lo daremo negli spettacoli e nei centri “Artemisia”, laboratori medici di Roma, dove la gente fa le analisi; non dobbiamo dimenticarci di chi soffre e questo libro, per chi avesse voglia di leggerlo, aiuterà a riflettere di più e soffrire di meno».
Con Maurizio Battista, comico, attore, cabarettista romano, abbiamo realizzato una videointervista che trovate sul nostro sito e su youtube. Come spesso ci capita, con i grossi personaggi facciamo anche interviste scritte. Non è solo un sunto di quanto ci siamo detti nel “corpo a corpo” di cinque minuti sui gradini del teatro Orfeo. Ci sono impressioni anche a telecamera spenta, scambio di battute confidenziali che, comunque, si possono raccontare agli amici che ci seguono quotidianamente.
Dunque, Battista. Prima del teatro Orfeo, in serata, l’artista romano fa una “calata” in centro. Selfie a non finire. I tarantini lo riconoscono subito. «Colpa della pelata», sorride l’attore romano in tour con lo spettacolo “Tutti contro tutti”. «Vado a capo scoperto, fiero: in realtà, prima di Taranto, sono stato a Chiasso, un freddo… Qui il clima è un’altra cosa, poi il rapporto con il pubblico per me è una festa: potessi stare quattro, sei ore sul palco, ogni giorno, ci starei, davvero: ma, domanda, la gente approverebbe?».
TARANTO, COME A CASA
«Non è la prima volta che vengo a Taranto, qui ci sono già stato: lo devo ad Adriano Di Giorgio, un amico, con il quale ho preso questa sana abitudine, prima dello spettacolo due passi in centro, ma non – come può pensare qualcuno – per promuovere lo spettacolo, ricordare che in serata sto in teatro, perché fortunatamente mi dicono che è “sold out”: no, è solo perché mi piace visitare la città nella quale sono ospite, poi Taranto è così bella…».
In teatro, quando il comico chiede al pubblico quale sia una delle città più visitate in Europa, qualcuno urla dai primi posti «Barcellona!». «Ma signora cara, che ha visto a Barcellona? Quelle due, tre cose che tutti noi conosciamo: Taranto è tre volte Barcellona, ha un centro bellissimo, il Castello, le Colonne doriche, un Museo archeologico della Magna Grecia, questa è storia, signora mia, poi si mangia così bene, il mare cristallino e – con tutto il rispetto – lì, a Barcellona, è n’artra cosa. Ma noi italiani, stiamocene a casa, viviamoci il Paese più bello al mondo: certo, quando parliamo di collegamenti, progetti e metropolitane, le do ragione, Barcellona è n’artra camminata, è una città organizzatissima, efficiente, ma noi italiani siamo fatti così: ci vogliamo bene e ci basta questo».
Il centro cittadino, la cartolina di una città. «Per deformazione professionale – ci ho lavorato trent’anni, eredità familiare… – guardo le insegne dei bar, la gente, il servizio, i tavolini, il personale sempre col sorriso: se non fossi stato “Maurizio Battista”, confesso, avrei continuato a lavorare nel bar».
Ha una sua idea sul bar, per certi versi condivisibile. «Il bar è il vero social, scappate via da tutte ‘ste cose che invece di avvicinarci, l’uno con l’altro, ci allontanano: detto che i social possono essere utili per il lavoro, il resto degli internauti lo utilizza per secondi fini – capisci a me… – e poi per dare l’impressione a se stesso di essere in contatto con il mondo: ma se gli chiedi da quanto tempo non prende un caffè con gli amici, ti risponde “da mesi”».
E’ IL BAR IL VERO SOCIAL
Il bar, le battute di suo padre. Vere o presunte? «Racconto solo cose vere, quelle che mi sono accadute nella vita, comprese le “uscite” originali di mio padre, evidentemente un aspetto che ho ereditato; a questo poi aggiungiamo il fatto di essere romani: alle sei del mattino, giovanissimo, dovevo stare alla cassa mentre papà era al banco: “Piano con gli spiccioli, non li sbattete, sinnò me svejate er rigazzino…”. Battute vere, come quelle che riporto nei miei spettacoli, pettinate sì alla mia maniera, ma tutto vero».
Teatro, cinema, tv, volesse dare un ordine alle sue tre attività. «Non si scappa, il teatro: il “corpo a corpo” con il pubblico è la cosa più bella che potesse accadermi nella vita e, sinceramente, non riesco a rinunciarci: il “live” è una palestra, belli anche il cinema e la tv, ma lì – francamente – anche se nun sei bono la scena la ripeti dieci volte e, alla fine, anche per sbaglio – ne ho visti tanti… – una volta l’azzecchi».
Il pubblico rigenera Battista. «Non è un caso che faccia similitudini fra pubblico e bar: sono uno a cui piace stare in mezzo agli amici e il mio pubblico lo considero più che un amico, basta vedere i miei spettacoli, stabilisco subito un rapporto con la gente, mi faccio dire i nomi a chi è nelle prima file e da lì poi il programma vola…».
Una rivelazione che non t’aspetti. «L’artista il più delle volte è un uomo solo – confessa – per questo motivo benedico il pubblico, tutte le sere, perché non mi dà modo di non pensare alla solitudine: ogni sera faccio il pieno di gioia, stando su un palcoscenico; ma confesso, anche stare con mia figlia, la più piccola, Anna, che stasera è qui, a Taranto, e coccolarmela, spupazzarmela, è una festa!».