Figlie e compagne benestanti contro la guerra

Il vento potrebbe cambiare, le “colombe” spazzano i “falchi” e i propositi del “governo di pochi”. La parte più moderna dell’oligarchia, in particolare quella al femminile, si ribella alla politica sanguinosa. Potrebbe essere l’inizio di una svolta. L’atteggiamento spiazza il Cremlino, che però prosegue nell’invasione dell’Ucraina. Corsera percorre un sentiero sfuggito a molti

Foto HuffPost Italia

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Non tutti, viva il Cielo, la pensano come Putin. La Russia si sarebbe sentita minacciata dall’Occidente che aveva aperto una via a poche centinaia di chilometri da Mosca, con il Patto Nato. Questo potrebbe essere stato un tema di discussione, l’apertura di un dibattito internazionale, quando Biden – non ancora presidente degli Stati Uniti – vent’anni prima aveva ammonito l’espansione indiscriminata di Paesi sempre più vicini all’Europa occidentale, e sempre più lontani dal centro dell’Unione sovietica di un tempo. Invece, il presidente russo ha scagliato le sue armate contro l’Ucraina e un popolo inerme, in fuga minacciato da bombardamenti quotidiani che mietono vittime, fra uomini, donne e, soprattutto bambini, come nel caso dell’ospedale pediatrico nel quale hanno perso la vita decine di persone, fra queste, diversi piccoli. Questo difficilmente il mondo lo dimenticherà.

In questi giorni sono stati pubblicati diversi articoli a dare voce a questo o quel rappresentante della politica belligerante russa. In un articolo, puntuale, preciso sotto i diversi aspetti analizzati, scritto da Marco Imarisio e pubblicato sul Corriere della sera, si sottolinea che questi, ormai, non sarebbero più “affari di famiglia, ma di un intero Paese”. Sembravano la conseguenza di un’onda emotiva, scrive infatti il Corsera, i primi “No alla guerra” riportati dai social dalle figlie degli oligarchi russi. Oligarchia, “governo di pochi”. Infatti, due delle eredi più celebri, come Sofia Abramovich, nota per postare su Instagram ogni dettaglio della sua vita sontuosa, e poi Elizaveta Peskova, primogenita del potente Dmitry, portavoce di Vladimir Putin, avevano subito fatto marcia indietro, cancellando le tracce della loro presa di posizione sul web. Dunque, non più sfacciatamente per un tenore di vita permesso dal benessere prodotto dai propri congiunti, tutt’uno con i potenti. Ma una posizione più prudente.

Foto AbruzzoWeb

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DOPO IL DISAGIO, I PRIMI “NO ALLA GUERRA”

Dopo il disagio, come scrive Imarisio, adesso altre defezioni illustri stanno trasformando queste piccole e altolocate ribellioni nell’unità di misura del disagio. Non certo della società russa, basta guardare il tenore di vita delle figlie in questione per capire la distanza che le separa dalla vita quotidiana della Russia profonda, ma di quelle élite che devono molto, quasi tutto, al Cremlino.

Quella stessa élite, scrive il quotidiano, che in questi vent’anni di relativa briglia sciolta si sono trasformate in una immagine lussuosa della Russia cosmopolita, che considera ancora Mosca e San Pietroburgo come un affaccio sul resto del mondo al quale sentono di appartenere. Infatti, volendo mettere in fila l’elenco delle defezioni dall’ortodossia putiniana, emerge il legittimo sospetto che si sia davvero aperta una linea di frattura, forse non solo generazionale.

Dunque, l’analisi del Corsera. Non solo padri allineati e muti contro figlie (e qualche figlio) loquaci e dissenzienti. Ma anche giovani che forse – forse, beninteso – parlerebbero a nome e delle loro famiglie, e, sempre forse, utilizzati per mandare un messaggio. Non si spiega altrimenti la lista sempre più lunga dei distinguo via social operati dai giovani rampolli dell’oligarchia russa. E l’ultima definizione va presa in senso esteso. Non solo quella economica, ma anche quella politica.

Foto TeverePost

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COLOMBE CONTRO FALCHI

Legami all’apparenza indissolubili – conclude Imarisio nella sua lunga analisi sul Corsera – sui quali è stata costruita la storia recente della Russia, che oggi alla prova del salto di generazione appaiono meno scolpiti nel marmo di quanto si pensava. In casa di ogni falco sembra annidarsi una colomba. Anche del più rapace di tutti, come può esserlo il ministro della Difesa Sergej Sojgu, l’uomo che ha assecondato e forse incoraggiato la scelta ucraina.

Alexej Stolyarov, marito di Ksenja, la sua seconda figlia, ha risposto agli auguri di compleanno con un messaggio nel quale sostiene che il miglior regalo possibile sarà la pace. Senza ricorrenze da festeggiare, Karina Boguslasvkj ha scritto su Instagram che occorre chiamare «i nostri cari, “compagni”, “amici”», chiunque possa porre fine «a questa tragedia». Sembra quasi un messaggio all’indirizzo di a papà Irek, deputato di Russia Unita e amico personale di Putin. “Se son colombe, un giorno fioriranno”, auspica Imarisio. Anche dalle parti del Cremlino.

Insomma, secondo il Corsera, se son colombe – riprendendo il concetto appena espresso – sorvoleranno il Palazzo della “politik”, scacciando dalla testa dei guerrafondai “a prescindere”, qualsiasi proposito sanguinoso, con un solo battito d’ali.