Mario Draghi, rompe ogni indugio e compie uno scatto d’orgoglio italico

Durante una visita formale, compie una pausa. «Ma non staremo usando troppe parole straniere?». Pronuncia impeccabile, ma la battuta serve a fare squadra, a richiamare i connazionali ad «essere italiani», anche nelle piccole cose. Anche se incombono i social…

 Lockdown, hub, smart working, baby-sitting. «Chissà perché dobbiamo sempre usare tutte queste parole inglesi…». Durante la visita all’hub vaccinale di Fiumicino, il presidente del Consiglio Mario Draghi prima di il punto sui piani per il futuro per la ripartenza del Paese tra vaccini, lockdown e aiuti alle imprese, compie una breve pausa. Non c’è di mezzo il protocollo, anche se trattasi di visita istituzionale, ma la breve interruzione è di quelle spontanee. Pochi secondi, non un romanzo, ma la riflessione del premier comincia a fare il giro del web. Di mezzo c’è anche la solita ripresa che circola su youtube. Come a dire che anche per il premier è arrivato il battesimo social.

Certo, web, Youtube, Facebook, Instagram, Tik tok e simili, ma di importazione, fanno ormai parte del nostro vissuto quotidiano, come fossero grandi marche di auto. Ci sono bolidi, fuoriserie straniere, ma la Ferrari – per restare nel paragone – è sempre la Ferrari. Le lingue che si parlano in mezza Europa non sono considerate neolatine a casaccio, allora che il premier si lasci andare a una riflessione così spontanea e, per questo, così vera, non guasta. E’ come mettere fuori l’orgoglio italiano. L’italiano lo abbiamo insegnato a tutto il mondo. Certo, non  abbiamo lavorato troppo sul nostro debole, l’essere esterofili, ma mai arrendersi. Non è un caso che parole latine come “media” e “summit”, vengano puntualmente sbolognate, dagli italiani in primis, con pronunce anglofone sottoforma di “mìdia” o “sàmmit”.

 

FACCIAMO GLI ITALIANI, PLEASE

Dunque, Draghi bene ha fatto a richiamare gli italiani “a fare gli italiani”. Il fuori programma di Fiumicino ha fatto sorridere i presenti tanto da diventare in men che non si dica virale anche sui social, facendo rimbalzare quel breve video sui profili Instagram, Facebook e Twitter, provocando migliaia di condivisioni e di commenti. Fino all’altro ieri, il presidente del Consiglio in pubblico aveva sempre mostrato il suo lato più serio. Insomma, nelle rarissime uscite pubbliche che si era concesso da quando è salito sulla poltrona più importante di Palazzo Chigi, Draghi aveva sempre assunto un profilo composto. Tanto che la sua strategia comunicativa sembra essere l’esatto opposto rispetto a quella del presidente del Consiglio che lo ha preceduto.

La visita nell’hub di Fiumicino è avvenuta nello stesso giorno in cui il Consiglio dei ministri ha firmato il nuovo Decreto legge sulle misure restrittive per l’Italia valide da lunedì 15 marzo a martedì 6 aprile, dunque Pasqua inclusa.

Mario Draghi ha affrontato la questione epidemica a tutto tondo, soffermandosi anche sul problema della scuola che, alle attuali condizioni, non può riaprire. Questo costringe gli studenti di ogni ordine e grado a studiare in didattica a distanza, un ostacolo per l’apprendimento ma anche per l’attività lavorativa dei genitori.

 

E IL PREMIER DIVENTO’ SOCIAL

Non solo orgoglio italico. Nel corso della conferenza stampa, Draghi ha affrontato temi delicati come la questione dei sussidi e dei sostegni alle imprese, ai lavoratori e ai professionisti. Il presidente del Consiglio ha assicurato che oltre alle misure di supporto economico, «per venire incontro alle esigenze delle famiglie, abbiamo deciso, già nel decreto legge, di garantire il diritto al lavoro agile per chi ha figli in didattica a distanza o in quarantena; per chi svolge attività che non consentono lo smart working, sarà riconosciuto l’accesso ai congedi parentali straordinari o al contributo baby-sitting».

Breve inciso. La pronuncia di Draghi è impeccabile, come il suo illustrare i programmi a breve scadenza del Governo. Scorre tutto liscio, fino a un breve stop per la considerazione a voce alta di cui abbiamo già scritto: «Chissà perché dobbiamo sempre usare tutte queste parole inglesi… ». E fu così che il premier diventò social.