Marco, due lauree, oggi fa il bidello part-time
«Con sommo stupore, una volta finito sui giornali mi sono accorto di non essere l’unico ad essere laureato a fare questo lavoro». Prova a conseguire un altro titolo di studio. «Intanto assisto i piccoli, rassetto le aule e, finito il lavoro, studio, con grande passione». A tempo perso, scrive, fa il giornalista-pubblicista e vuole diventare amministratore, sempre in ambito scolastico
«Meglio cantarci sopra!», si sarà detto Marco, venticinque anni, marchigiano, quasi tre lauree, professione bidello. Oggi solo part-time, anche per sua volontà, perché un’altra laurea ce l’ha proprio nella testa. Vuole conseguirla, costi quel che costi. Anche a costo di dimezzarsi uno stipendio di milletrecento euro, dunque solo seicentocinquanta euro, per fare una cosa (lavorare a scuola, provvedendo all’assistenza dei piccoli, e rassettando le aule) e l’altra (studiare, studiare, studiare).
Corriere della sera nei giorni scorsi scaltro nell’intercettare questo ragazzo-prodigio (come lo chiamereste voi un giovanotto di belle speranze che ripiega a svolgere le mansioni di bidello?), che infischiandosene del reddito di cittadinanza lasciandosi bastare l’unica laurea di cui dispone, prosegue il primo lavoro ad almeno milletrecento euro sicuri. Che poi, non sono molti, ma «di questi tempi, meglio feriti che morti». Altrettanto sveglio, ma non è una novità, Fanpage.it, un sito al quale dovremmo dare più di un’occhiata, per tema trattati e capacità di analisi. La notizia la riprende Biagio Chiariello, che ne fa un bel titolo consegnandolo al popolo di internet spesso distratto da “strilli” – così si chiamano articoli-civetta, purtroppo vuoti come uno pneumatico – e fake news.
La storia di Marco, invece, è vera, come è vera la tastiera che spesso lo stesso bidello-laureato si porta appresso per allietare i ragazzi delle classi di cui si occupa nel suo lavoro quotidiano di assistenza. Non che la giri a caciara, sia chiaro, ma ogni tanto promette ai più ribelli che se faranno i bravi «uno di questi giorni porto lo strumento sul quale cantarci».
E’ TUTTO UN ATTIMO
Ci ha messo un attimo, Marco, ad entrare nelle grazie del personale, dirigente scolastico compreso. Tanto per non farsi mancare nulla, tre anni fa il giornalista-pubblicista: scrive cioè per siti e giornali, quando il tempo glielo permette.
Dunque, Marco, e i suoi titoli di studio conseguiti con lode: una triennale in “Scienze della Comunicazione” e in “Informazione e Sistemi editoriali”. Attualmente studente per laurearsi in “Economia aziendale” (“Relazioni di lavoro”). E poi, poi, poi, Marco, a tempo perso, ha studiato per aggiungere al suo già ricco palmares il “diploma di collaboratore scolastico”. Della serie «Ma tutto torna utile», ecco che la ruota di scorta, quel diplomino che non ha la stessa importanza delle due lauree già intascate, ma che non hanno ancora prodotto niente di nuovo, diventa più strategico di ogni altro titolo di studio.
Marco, si diceva, infatti fa il bidello. A Recanati, nell’Istituto d’infanzia “Aldo Moro”. Ogni mese mette in tasca 650euro, lavorando part-time. Lavoro sì umile, ma di grande responsabilità, come ogni attività che si svolge con il massimo impegno. Questo lavoro pare sia l’ideale per il giovanotto marchigiano: rispecchia la sua voglia di non fermarsi alle soddisfazioni, ma di fare di ogni traguardo conseguito un punto di partenza. Del resto, dai bidelli, ha spiegato fiero al Corriere, dipende la vigilanza e la pulizia dei locali, oltre che la sicurezza degli alunni dall’intervallo, passando per l’assistenza ai disabili fino al carico-scarico dei materiali.
Primo diploma nel 2017, liceo delle Scienze Umane. Senza perder tempo fa domanda e si mette in graduatoria tra il personale Ata (Amministrativo tecnico ausiliario) delle scuole della sua provincia. Per essere assunto non c’è bisogno di un concorso, sono sufficienti i titoli (almeno un diploma professionale di tre anni) e ventiquattro mesi di servizio, trentasei ore settimanali.
LAVORO E STUDIO
«Quest’anno – ha detto Marco, intervistato dal Corriere della sera – lavoro in un asilo, quindi sono a stretto contatto con i bambini; fra le mie mansioni c’è di tutto: dal lavare i pennelli ad accompagnare in bagno chi ne ha bisogno. E, naturalmente, anche pulire i locali. Mi ritengo, però, una figura educativa in senso pieno. Al liceo delle Scienze umane dove mi sono diplomato, ho studiato psicologia e pedagogia. Nel mio lavoro cerco di portare me stesso: non urlo mai, non sgrido mai nessuno. E, visto che suono il pianoforte, a volte porto da casa la mia tastiera e ci mettiamo a cantare insieme».
Quest’anno stipendio dimezzato. «Lavoro solo part-time perché devo studiare per gli esami, quindi il mio è uno stipendio a metà: circa 650 euro lordi al mese», dice ancora Marco.
Ma il “bidello” punta in alto. «Non mi dispiacerebbe restare nella Scuola, magari per arrivare a fare il dirigente contabile e amministrativo (uno dei due ruoli apicali della scuola, accanto a quello del preside, ndr). Oppure lavorare in azienda. Ma intanto sono molto orgoglioso di tutte le esperienze lavorative che ho già fatto».
Ma attenzione, Marco confessa qualcosa che era sfuggito a qualcuno: lui non sarebbe l’unico bidello con laurea. «Pensavo di essere fra i pochi laureati a fare questo lavoro – quasi si stupisce davanti al taccuino del suo collega-giornalista – perché, quando, due anni fa, il mio nome finì nelle cronache locali, ricevetti tanti messaggi di gente nelle mie stesse condizioni». Non è confortante, anzi, anche questo è segno dei tempi. Quarant’anni fa, in “Acqua e sapone”, Carlo Verdone – nel film un laureato con mansioni di bidello – ci aveva già provato. Se, alla fine, ce l’ha fatta l’attore-regista romano tanto vale insistere, laurearsi un’altra volta e puntare, dritto, a un posto da amministrativo. A vita.