Jamir, mulatto, scacciato mentre soccorreva una donna

Episodio di intolleranza. Ma scatta la solidarietà dell’intera città per il quindicenne attivatosi per prestare le prime cure alla malcapitata. Interviene la mamma sui social, il sindaco convoca il ragazzo in Comune. «Voglio stringergli la mano, se l’uomo ineducato non gli chiederà scusa, lo farò io stesso, anche a nome dei miei concittadini».

«Ma togliti dalle scatole e torna al tuo Paese!». Questo esercizio di stile è di un italiano, piccolo piccolo, una delle voci fuori dal coro, visto che la maggior parte dei nostri connazionali la pensa in altro modo. Anzi, quando può manifesta pure con tanto di striscioni sui quali scrivono «L’unica razza che conosco è quella umana». Jamir, quindici anni, quel senso di umano ce l’ha nel dna. E non perché è mulatto, ma perché mamma Katia, oltre ad avergli ripetuto dall’età di tre anni in poi che per lui – con un colore di pelle non simile a quello nostro, dove sarà poi tutta questa fortuna nel nascere bianchi, piuttosto che di un altro colore, mistero…  –  la strada sarebbe stata in salita, gli ha insegnato ad amare il prossimo, ad avere rispetto e ad essere tollerante, anche con quanti spesso lo hanno attaccato senza mai un motivo apparente.

Ma torniamo all’episodio che ha visto per protagonista il nostro Jamir. Non vogliamo nemmeno dire di che città o cittadina si tratta, non sarebbe giusto nei confronti della comunità che ha manifestato al nostro massima solidarietà, e del sindaco del piccolo centro cittadino, che lo ha invitato in Comune per stringergli la mano. Grazie, un gesto nobile.

I fatti. C’è una donna, dunque. Ha un giramento di testa, sta per cascare a terra, potrebbe battere rovinosamente il capo, riportare conseguenze gravi. Accasciarsi a peso morto può provocare danni seri. Jamir ha prontezza di spirito, si avvicina alla donna in difficoltà, la sostiene e l’accompagna in una posizione più comoda, distesa, in attesa che arrivino i primi soccorsi. Il giovanotto andrebbe ringraziato, invece, il solito idiota si fa riconoscere in un amen. «E levati, accidenti,  non vedi che non la lasci respirare? Anzi, fa’ una bella cosa, perché non te ne torni al tuo Paese?». Piccolo particolare, il Paese di Jamir è l’Italia, lui è un cittadino italiano. E anche se non lo fosse stato, invece di sperticarci in ringraziamenti per aver soccorso una donna in difficoltà, invece di stringergli la mano, gli indichiamo l’uscita? Ma qualcuno sarà anche un po’ matto. Per fortuna i matti sono sempre meno, anche se questi sono alla continua ricerca di un titolo, onorifico o sulla prima pagina di un giornale.

«VATTENE A CASA TUA!»

«Tornatene a casa!». Sono parole che ad un ragazzino di 15 anni fanno male. Italiano è italiano, ma ha la pelle mulatta, che sarà mai. Eppure non più tardi dell’altro giorno, Jamir si è sentito rivolgere questa frase mentre soccorreva una donna che si era appena sentita male.

E’ sera, sono quasi le otto. Davanti a un abr si è formato il solito capannello di gente. Una signora, di colpo, si è sentita male e il giovanotto che è a due passi da lei, in compagnia di un’amica. La blocca  al volo così da evitare alla donna di battere forte la testa sul marciapiedi. Jamir, mostra prontezza di spirito, invita qualcuno a chiamare i soccorsi, rincuora la donna, le dice che «è tutto sotto controllo!». Vero. «A scuola ho fatto un corso di primo intervento – spiegherà più tardi il quindicenne – mi sono  ricordato di quelle prime nozioni e mi sono dato da fare per aiutare la donna».

In tutta questa storia, interviene la mamma di Jamir. Si chiama Katia, manifesta il suo disappunto sui social. «Ha alzato le gambe alla malcapitata – spiega, dopo che il figliolo le ha spiegato l’episodio per filo e per segno – e quando la donna ha iniziato a riprendersi, le ha portato un bicchiere d’acqua». Ma della serie «non si può stare mai tranquilli» e «la mamma degli idioti è sempre incinta», come soleva ripetere Ennio Flaiano,  quando è arrivata l’ambulanza Jamir si è visto avvicinare da un uomo, un passante, che lo ha strattonato urlandogli a brutto muso di «togliersi di mezzo». «Sto solo provando a darle una mano», ha detto Jamir allo sconosciuto. E l’idiota. «Ma togliti dalle scatole – gli ha intimato ancora il passante – perché  non te ne torni al tuo Paese?».

Jamir, scosso, si allontana dalla donna che stava soccorrendo. «Frasi senza motivo – dice Katia, che non avrebbe mai voluto fare ricorso ai social per stigmatizzare l’episodio – che mio figlio non si sarebbe meritato nemmeno se fosse stato beccato a fare qualcosa di male, ma lui stava aiutando; anche la signora, quando si è sentita meglio, lo ha ringraziato».

«NON PERDONANO IL COLORE DELLA PELLE!»

La mamma di Jamir ha scritto un lungo post su Facebook, ha ricevuto centinaia di messaggi di solidarietà. «Mio figlio – ha scritto lasciando trasparire un certo sconforto – viene fermato per strada per essere controllato dalle Forze dell’ordine perché è mulatto», racconta la donna. «Dall’età di tre anni gli capitano episodi simili – prosegue – un giorno tornò a casa da scuola chiedendomi quale fosse, in realtà, la sua abitazione visto che qualcuno gli aveva detto di “tornare a casa sua”». «E sono anni che combatto per spiegargli che non c’è niente di diverso in lui e nella nostra famiglia». Non nasconde, Katia, che dal suo ragazzo si è spesso sentita chiedere: «Mamma perché non mi hai fatto bianco?». «Per una mamma – conclude la donna – è un colpo al cuore, come lo è spiegare al proprio figlio che dovrà fare attenzione doppia in tutto quello che fa; dovrà imparare a non rispondere, per non incappare in controlli: non voglio che Jamir si senta in difetto, soprattutto se, come in quest’ultimo caso, ha appena aiutato una persona in difficoltà».

Infine il sindaco. «Ho invitato Jamir in Comune nei prossimi giorni – dice il primo cittadino – voglio consegnargli un segno di ringraziamento per il gesto compiuto: è stato un comportamento da adolescente responsabile, e poi voglio porgergli le scuse a nome di tutta la città». Non dovesse chiedere scusa l’uomo che ha spinto il quindicenne mentre questi cercava di prestare aiuto alla donna malcapitata, ci penserà la città anche per lui. Parola di sindaco.