Fino a quattordicimila posti di lavoro entro venti anni

Cinquemila nei prossimi dieci, il resto a seguire. Di questo si è discusso ieri al Salina Hotel. Relatori: Livio De Santoli, ordinario Energy management Università La Sapienza di Roma, e Angelo Consoli, presidente Cetri-Tires. Hydrogen Park immaginato all’interno di una strategia che può rappresentare un riferimento per il sistema pugliese. Potenziali utilizzatori finali: le attuali centrali elettriche operanti della zona, vicino depuratore di  Acquedotto Pugliese fornirebbe acqua per l’elettrolisi.

 

Un polo dell’idrogeno, a Taranto, alimentato da fonti rinnovabili potrebbe generare quattordicimila di posti di lavoro nei prossimi 20 anni. E’ il risultato di uno studio accademico sull’utilizzo dell’idrogeno che si pone obiettivi che riguardano energia e mobilità a Taranto e provincia. Il progetto introdotto dall’europarlamentare Rosa D’Amato, è stato illustrato ieri sera al “Salina Hotel”. Relatori: Livio De Santoli, ordinario Energy management Università La Sapienza di Roma, e Angelo Consoli, presidente Cetri-Tires. Moderatore dell’incontro, il giornalista Angelo Di Leo.

L’Hydrogen Park a Taranto, così è stato detto, avrebbe lo scopo di accelerare il processo di decarbonizzazione del  territorio e di riconvertire il comparto industriale in esso compreso mediante la produzione e l’utilizzo del vettore idrogeno.

Un Hydrogen Park necessita di conoscere il potenziale delle aree tecnologiche presenti per attrarre investimenti in relazione alla intera catena del valore dell’idrogeno. In particolare, occorre valutare la fattibilità tecnico-economica della realizzazione degli elettrofuels, temi di frontiera che già oggi impongono un sostegno alla ricerca applicata, soprattutto in aree fortemente industrializzate come Taranto per la raffinazione petrolchimica.

L’Hydrogen Park di Taranto, pertanto, è immaginato all’interno di una strategia dell’idrogeno che può rappresentare un riferimento per il sistema pugliese ed italiano. L’orizzonte temporale dello studio è fissato al 2030 con uno step intermedio al 2024.

 

STUDIO E USI

L’attuale settore di consumo maggiore è quello industriale. Ricopre quasi il 75% dei  consumi  totali,  valore  significativamente  maggiore  rispetto  alla  media  nazionale  (42%). Dalle simulazioni, la richiesta totale di energia elettrica attualmente riferita alla Provincia di Taranto è compresa tra 0.47 e 0,74 GW di potenza. Nel caso in cui non fosse possibile installare una quantità tale di impianti eolici, anche o soprattutto per la lunghezza del periodo di autorizzazione di tali impianti, occorrerà provvedere con almeno 100 MW di fotovoltaico supplementari per un totale di 150 MW.

Si prevede di usare l’idrogeno in settori diversi: trasporto pubblico (autobus), con uno scenario preso in considerazione che si pone come obiettivo la sostituzione di 40 autobus con i nuovi a Fuel Cell. Se ne ricaverebbe un valore di idrogeno annuo necessario alla gestione dei mezzi; trasporto pubblico (treni), con uno scenario che considera la sostituzione dell’intera flotta a trazione diesel dell’unica tratta che prevede l’uso di treni diesel (Taranto-Reggio Calabria) con nuovi treni a Fuel Celltrasporto pesante su gomma, in quanto nella provincia di Taranto è possibile stimare il quantitativo di idrogeno da destinare a rifornimento di mezzi pari a quaranta camion a lunga percorrenza; diesel di sintesi, utilizzato nel settore navale di piccolo cabotaggio. Questo utilizzo risulta quasi la metà di tutti gli interventi ipotizzati nell’ambito del trasporto; miscelazione nella rete del gas, per l’utilizzo di idrogeno in blending con il gas naturale, quasi esclusivamente rivolto al greening del settore del riscaldamento degli edifici, risulta necessario immettere in rete il 77.2% del totale di idrogeno che si stima di produrre annualmente. Il costo complessivo per gli usi finali dell’idrogeno ipotizzati risulta pari a 56.6 milioni di euro.

 

FATTIBILITA’ E OCCUPAZIONE

L’impianto previsto a Taranto riguarderebbe una vasta superficie (anche in area SIN)  e verrebbe utilizzata la pipeline di Snam per utilizzare in forma blended l’idrogeno prodotto. I potenziali utilizzatori finali dell’idrogeno potrebbero essere, ad esempio, le attuali centrali elettriche operanti della zona. Il vicino depuratore di  Acquedotto Pugliese fornirebbe acqua per l’elettrolisi.

A  titolo  di  esemplificazione,  investendo un  milione  di  euro nell’industria tradizionale si crea un posto di lavoro. Se lo si investe nel settore energetico tradizionale si creano ottpo posti di lavoro. Se lo si investe, invece, nelle tecnologie della decarbonizzazione si ottengono venticinque posti di lavoro. Con  gli investimenti  sull’idrogeno  verde,  ipotizzati  nello studio presentato ieri a Taranto, come prima approssimazione sono stimabili cinquemila posti di lavoro aggiuntivi al 2030, tenendo conto anche della maggiore disponibilità di risorse nei settori indotti e la necessità di percorsi formativi ad alta professionalità.

Considerando inoltre 50 MW di elettrolizzatori da installare a Taranto entro il 2030 (200 milioni di investimenti) e prendendo atto di una intensità occupazionale dell’idrogeno vicina a quella delle rinnovabili  (con 15 posti di lavoro a milione di euro investito) a Taranto questo settore dovrebbe  creare  intorno  a i quattromilacinquecento/cinquemila posti di lavoro entro  il  2030.  Con una punta stimata di quattordicimila posti di lavoro in venti anni.

Questa l’ipotesi di Polo dell’idrogeno a Taranto alimentato da fonti rinnovabili. Quattordicimila posti di lavoro nei prossimi venti anni. Lo studio accademico sull’utilizzo dell’idrogeno che si pone obiettivi che riguardano energia e mobilità a Taranto e provincia, è incoraggiante. Come i numeri occupazionali dei quali la provincia avrebbe più che mai bisogno.