Trecento crocieristi al giorno, bella media
Arrivano dall’Europa e non solo. L’industria è alle nostre spalle. Manca ancora qualcosina, ma la strada è quella giusta. Città vecchia e Museo Martà, Castello aragonese e Cattedrale, gli attrattori. Passi da gigante, ma con un colpo di reni…
Trecento crocieristi al giorno, una bella media. Mai vista una cosa simile. Lo dice un tassista del centro, piazza Ebalia il suo quartier generale, che conferma davanti a un caffè una tendenza sotto gli occhi di tutti: Taranto è diventata una delle tappe più visitate del Mediterraneo. Manca ancora qualcosa, ma la strada sarebbe quella giusta.
Non mancano le foto, scattate con il cellulare, ma anche con macchine fotografiche professionali. Taranto, amore al primo clic, verrebbe da dire. E, nonostante il caldo canicolare, il mare non è più la sola offerta. La città, i commercianti per quanto possibile, lavorano per farsi una buona reputazione, con l’aiuto di operatori, imprenditori, degli stessi residenti.
Cresce, dunque, la presenza turistica rispetto a un recente passato. Taranto, insomma, fa registrare un considerevole scatto in avanti. Dovessimo fare il classico capello in quattro, fare i pignoli, bene, alla nostra città manca il guizzo risolutivo. Quanto potrebbe renderla competitiva in confronto di realtà più collaudate. Questa città ha le bellezze, ma oggi anche la convinzione di giocarsi le sue carte nella partita del turismo. Deve guadagnare in appeal, in richiamo, come a dire servizi, posti-letto, fantasia low-cost. La strada giusta è, forse, aver creduto negli ultimi anni a provare a rappresentare una forte alternativa all’industria. Buona la base di partenza, che però invoca – senza tanti giri di parole – sostegno dalle istituzioni.

PASSO IN AVANTI
Per contro c’è da dire che negli ultimi anni sono cambiate le strategie. Ogni sera, mediamente, c’è un attrattore. Che sia un concerto classico piuttosto che pop, dal nome di richiamo alla coverband. Ma anche eventi di altra natura: animazione, artisti di strada, percorsi gastronomici, esibizioni musicali. Purché, queste ultime, non siano cose dal sapore neomelodico a vantaggio di un pubblico pizza, birra e rifiuti abbandonati al primo angolo utile.
Castello, Città vecchia, Cattedrale, MarTa, ipogei, porto turistico, escursioni con vista-delfini, sono alcuni fiori all’occhiello di una Taranto in ripresa. Insomma, il bicchiere mezzo pieno. Manca qualcosa. Una più solida offerta digitale. Accendere il pc e trovarsi di fronte un social, qualcosa che appena digiti “Taranto” dia un impatto inequivocabile. C’è chi già lo fa e, a questi, va la nostra infinita riconoscenza. Ma non basta. Il nome della città, nonostante l’impegno chi prova a ridisegnare Taranto, viene associato al peso dell’industria che in questi anni ha giocato contro. Cliccare sulla Città dei Due mari dovrebbe invece significare: scenario mozzafiato, bellezze gastronomia, professionalità e ospitalità. Come guardare una città con addosso sempre l’abito giusto. Sobrio al mattino e in estate, più elegante per la sera e i mesi meno caldi.

E DALL’ESTERO…
«Chi viene dall’estero – conferma un tecnico del turismo – prima di imbarcarsi in un’avventura, compie una prima visita ai siti; i social più interpellati: google, facebook e trip advisor; ed è su questo che, credo, si debba lavorare; potenziare i nostri credits perché Taranto e l’intero territorio diventino appetibili al primo clic; le previsioni, oggi, sono sempre più incoraggianti, il richiamo equivale a gastronomia, bellezze, cultura; periodo nel quale si sceglie la qualità, tasto sul quale insistere per costruirci una buona reputazione».
Cronaca di una inversione di tendenza. E di numeri che incoraggiano a ben sperare. «Gli italiani hanno scelto l’Italia, molti di questi il nostro Sud; stavolta a discapito di mete come Turchia, Egitto e Grecia; per mille motivi, e l’aspetto economico non lo metterei al primo posto, la scelta è ragionata: spendere bene per viaggiare bene; tante volte il “gratis” o il “basso costo” non paga, il turista chiede di spendere il giusto: non vuole imbattersi in un imbroglione».
In questo rilancio hanno un ruolo importante le guide turistiche. «Anello di congiunzione con il territorio – spiegano da Confcommercio – nella nostra attività quotidiana registriamo molti suggerimenti, che metterne in agenda la metà e a realizzarli ci darebbe quello scatto di reni utile a farci compiere il tanto desiderato salto di qualità: in estate il mare al primo posto, ma si privilegia la qualità, di solito bellezza, cultura e gastronomia».

QUANTI TURISTI!
Tanti i turisti in circolazione. Detto dei tedeschi, altri gruppi stranieri hanno popolato le strade cittadine. Mete principali, il Castello aragonese e gli “stretti” della Città vecchia. Ma non solo, ieri anche gruppi di turisti provenienti da Oltremanica, hanno pranzato e cenato in diversi ristoranti cittadini. Passo diverso, gli inglesi – proprio perché “inglesi” – manifestano un modo più distaccato, ugualmente affascinato, critico anziché no, rispetto agli altri turisti stranieri. Fra i visitatori, anche qualcuno arrivato dalle “Highlands”, le Terre alte della Scozia: chi l’ha detto che gli scozzesi, in fatto di spese, sono avveduti quanto i nostri genovesi?
Antiche convinzioni, leggende. Inglesi, irlandesi e scozzesi mettono mano al portafogli e si lasciano affascinare dal sapore della cucina locale, con una sola eccezione nelle bevande: la birra. Una “bionda” scelta fra le tante opzioni, per il resto spaghetti e vongole, aragoste e scampi, di tutto e di più. Anche pizza. La birra, però, ha il dono di unire sotto lo stesso tetto di ristoranti e trattorie, dalla Città vecchia al Borgo nuovo, turisti provenienti da ogni parte d’Europa.
Tedeschi e inglesi, si diceva. Ma anche francesi e spagnoli. Questi ultimi, confermano i ristoratori tarantini, rappresentano la vera new entry della stagione. Se ne sono accorti un po’ tutti, a partire dalle prime settimane di maggio. Quando il primo caldo ha cominciato a invogliare chiunque volesse viaggiare, a spingersi nelle località turistiche e di mare.