GUIDO, MEGLIO DI UNA ROCKSTAR

Eccellenza italiana, tarantino, venti anni, studioso conteso in tutto il mondo

«Quando parliamo di risultati scolastici, mi corre l’obbligo di ringraziare anche Fondazione Rui, che mi ha assegnato una cospicua borsa di studio», dice il giovane studioso. Diplomatosi al liceo scientifico “Aristosseno” di Taranto, si è segnalato per i suoi studi sulla biologia sintetica. Oggi, a Milano, frequenta il Politecnico e il Collegio di Merito Torrescalla.

guidoContinua a far parlare di sé, Guido Putignano, tarantino, venti anni, “giovane eccellenza italiana” premiato per le ricerche nella biomedicina. Tornano a scriverne siti e quotidiani autorevoli come Fanpage.it e La Gazzetta del Mezzogiorno. A proposito del Premio. «Un riconoscimento quello per le ricerche nella biomedicina – si legge nella motivazione – che nasce dall’impegno del ventenne tarantino nel campo della biologia sintetica e della intelligenza artificiale».

Siamo, dunque, a livelli elevatissimi se anche la stampa nazionale e internazionale, le scuole più importanti del mondo, si occupano degli studi che Putignano svolge quotidianamente.

Il giovane studioso, appena ventenne, è già una “Eccellenza italiana”. Non è un caso che lo studente di ingegneria biomedica sia stato stato premiato a Roma per le sue ricerche in biologia sintetica. Questa la motivazione per il riconoscimento assegnato ogni anno ad alcune fra le personalità italiane nel mondo: «Un’eccellenza degli studi e della ricerca, uno straordinario punto luce per il Paese chiamato a fare costellazione, con l’obiettivo di premiare l’Italia del merito».

Guido-Putignano-InstagramA TARANTO IL DIPLOMA

Putignano diplomatosi al liceo scientifico internazionale “Aristosseno” di Taranto, nonostante la sua giovane età si segnala per i suoi studi sulla biologia sintetica e la medicina rigenerativa nel campo della longevità e dei nuovi farmaci.

Si trasferisce a Milano dove frequenta il Politecnico e il Collegio di Merito Torrescalla di Fondazione Rui. A diciannove anni Guido Putignano risulta il più giovane vincitore del “Premio Italia Giovane”, riconoscimento assegnato a chi si è distinto nel campo della ricerca e stimolare al tempo stesso chi intende seguirne le orme, condividendo esperienze e percorsi di talenti straordinari.

Gli studi di Guido hanno inizio a sedici anni con l’obiettivo di migliorare, se possibile, la vita a quanta più gente possibile. Dopo aver conseguito la maturità al Liceo scientifico internazionale “Aristosseno” di Taranto, oggi il giovane studioso frequenta Ingegneria biomedica al Politecnico di Milano risultando fra gli studenti con la media più alta dell’intero Ateneo.

«Quando parliamo dei risultati scolastici – dice Guido Putignano – mi corre l’obbligo di ringraziare anche il Collegio di Merito Torrescalla di Fondazione Rui, che mi ha assegnato una cospicua borsa di studio e mette a disposizione degli ospiti un metodo molto efficace di supporto allo studio e di formazione interdisciplinare. Altra grande ricchezza della vita in residenza risiede nell’opportunità continua di scambio con i compagni di studio e di straordinarie relazioni di amicizia: ciascuno di noi è spinto a dare il meglio di sé aiutando gli altri e contribuendo a costruire un ambiente stimolante e di crescita».

GUIDO_PUTIGANO_PREMIOECCELLENZA_ITALIANA_2022I-1666028435759.jpeg--taranto__il_20enne_guido_putignano_nominato__il_piu_influente_in_italia__in_scienze_biologiche_«IMPEGNO E SODDISFAZIONI»

A proposito del suo ultimo riconoscimento. «L’impegno è stato tanto – confessa il giovane studioso – ma in questo Premio un po’ ci speravo. Mi sono avvicinato all’intelligenza artificiale, all’ingegneria biomedica e alla tecnologia esponenziale perché già a sedici anni ho capito che volevo essere utile agli altri, migliorare la vita di più persone possibili attraverso nuovi farmaci. Così mi sono messo in contatto con enti no-profit e organizzazioni internazionali come il “World Economic Forum”, partecipando a meeting online con esperti del settore biomedicale che adesso sono i miei punti di riferimento».

«In questo modo – conclude Putignano – ho avuto sempre maggiori responsabilità nella ricerca. Il lockdown dovuto alla pandemia poteva rappresentare una battuta d’arresto, invece sono riuscito a sfruttarlo per ampliare ancora di più, attraverso il web, i miei contatti internazionali. In futuro vorrei lavorare nel campo della biologia sintetica e creare nuovi farmaci per la medicina di precisione». L’auspicio è che in un prossimo futuro le sue ricerche possano raggiungere risultati fino ad oggi inimmaginabili. Considerando, per giunta, l’attività nel campo della bioingegneria che può offrire contributi importanti al miglioramento della qualità della vita.

UN MURALES MOZZAFIATO

Un’opera realizzata a Taranto selezionata fra le cento più belle al mondo

Titolo: “L’amore è più forte della morte”. Realizzata dall’olandese JDL (Judith de Leeuw). E’ in bella mostra sul muro di un palazzo del quartiere Paolo VI. Ora è candidata allo Street art cities – Best street art awards 2022. Manufatti presenti in novantadue città di trenta Paesi del mondo

7196137_28093353_2aA Taranto uno dei cento murales più belli al mondo. E’ “L’amore è più forte della morte”, opera di Judith de Leeuw (JDL) realizzata per il progetto Trust su un muro laterale di un palazzo del quartiere Paolo VI. Considerata fra le migliori cento opere al mondo, ora è candidata allo Street art cities – Best street art awards 2022. Cento opere presenti in novantadue città di trenta Paesi del mondo.

La selezione è durata dodici mesi. Tanto ci è voluto perché “Street Art Cities” individuasse i cento murales più belli al mondo. Nello specifico, si chiamano “Best Street Art of 2022 Awards” e, in totale, vedono in lizza in totale ben sette opere italiane. Adesso bisogna attivarsi e sostenere l’opera realizzata nel quartiere cittadino di Taranto scaricando l’app gratuita (Street Art Cities).

“L’amore è più forte della morte” è stato realizzato all’interno del Progetto Trust. In sostanza, come scrivono i critici, tutti possono imparare qualcosa dalle persone che non sono più al mondo. In ordine di tempo, quella tarantina è la quarta parete dedicata alla mente del padre di JDL, recentemente scomparso. Artista che ha trascorso il suo ultimo anno promuovendo il messaggio più importante e stimolante al mondo: la presenza fisica che rimane intatta.

Senza titoloUNDICI ARTISTI A TARANTO

Sono stati undici, in tutto, gli artisti, provenienti da ogni parte d’Europa ad aver progettato e successivamente realizzato altrettanti graffiti realizzati sulle facciate dei palazzi dei quartieri di Taranto. Dalle periferie come al centro della città in occasione della terza edizione del progetto T.R.U.St (Taranto Regeneration Urban and Street). E’ dal 2020 che la nostra città figura sulle mappe internazionali per ciò che attiene i siti riservati all’arte pubblica.

Inoltre, da quest’anno Taranto aggiunge alla sua collezione undici nuove opere che vanno ad aggiungersi alle ventidue già presenti.

Della forza espressiva e la mission verso il racconto di temi sociali delle figure e dei volti a firma di JDL (Olanda), abbiamo detto. Queste gli altri protagonisti e le altre opere: Super A, indicato come uno dei migliori street artist al mondo, olandese anche lui, che ha disegnato un personaggio classico dei cartoni animati e della cultura pop per rivelare il suo lato più realistico e umano.

nadia_toffa_progetto_trust_taranto-1670424992530.jpg--E L’INDIMENTICATA NADIA TOFFA

C’è anche un’opera della spagnola Anna Taratiel con la sua astrazione geometrica realizzata per accendere una riflessione sull’ambiente e l’italiano Etsom con la rivisitazione del delfino, simbolo della città di Taranto. Proseguendo con l’omaggio nel quartiere Salinella a cura di Claudio Morne. Un tributo molto sentito in città, dedicato alla giornalista-conduttrice Nadia Toffa prematuramente scomparsa a causa di un male incurabile e che si era battuta fino all’ultimo per una città inquinata dall’industria.

Fra gli altri artisti: l’irlandese Aches, che ha realizzato la sua opera con le tecniche dei sub-pixel e la teoria additiva del colore; Vesod, fra gli artisti più interessanti del panorama italiano; e, ancora, le geometrie, le linee, il lavoro sul lettering e le finestre dell’italiano Joys; la delicatezza espressiva del corpo umano di IOTA, proveniente dal Belgio; l’iperrealismo dedicato ai temi del cambiamento climatico dallo spagnolo Dadospuntocero e il surrealismo, anche questo un “made in Italy”, di Alessandra Carloni. Il progetto T.R.U.St. è organizzato e coordinato dalle associazioni Rublanum e Mangrovie.

Se dico “Taranto”?

Meraviglie di una città con spiagge uniche al mondo

Città vecchia e Castello aragonese, Ponte girevole e Colonne doriche, Museo archeologico e ipogei, Museo spartano e delfini a vista. Infine, a tavola: riso patate e cozze, spaghetto ai frutti di mare, oppure un tubetto fagioli e cozze. E non è finita. Se vi sentiste persi, consultate le agenzie di viaggio o i siti più attrezzati. Troverete di tutto e di più. E buona permanenza

Foto Puglia.com

Foto Puglia.com

Se dico “Taranto”. Purtroppo non è un gioco, ma una constatazione. Se non sei tarantino la prima cosa che ti viene in mente sono quei camini industriali che sfiorano i duecento metri d’altezza e sparano fumi caldi. Altra voce stonata nel dizionario dedicato alla Città dei Due mari: “Cozza tarantina”. Dicasi di mollusco contaminato da diossina. Non più tardi di qualche giorno fa si è registrato un sequestro di due tonnellate di cozze grazie all’intervento di Commissariato Borgo e Guardia costiera, insieme con personale dell’Asl. Inflitta una lezione a quanti screditano una città e quanti lavorano onestamente nel campo della mitilicoltura. Le cozze tarantine sono altre, sono quelle del Mar Piccolo, i cui semi crescono fra i citri, fonti sottomarine di acqua dolce che sbucano in mare e assegnano alla cozza tarantina un sapore non riproducibile altrove. Questa la vera cozza.

Ciò detto, se dico “Taranto”, di cosa parliamo? Non abbiamo che l’imbarazzo della scelta. Dunque, scopriamo insieme la bellezza della Città dei Due mari (e dei tre ponti…) e le sue meraviglie tanto da farne autorevolmente una delle città italiane più belle. Taranto, città unica, spiagge a go-go e aree costiere pregiate da scoprire, assieme a monumenti unici e paesaggi naturali che lasciano i turisti senza fiato.

Poco per volta, scopriamo Taranto. Cominciamo dalla Città vecchia, gli Stretti, da via Duomo alla cattedrale di San Cataldo, con le caratteristiche case dei pescatori affacciate sul porto. Una delle prime grandi suggestioni. Forse non è un caso che da queste parti siano venuti a girare più di un film o fiction televisive. Una normale passeggiata diventa una esperienza romantica. Dunque, il Duomo di San Cataldo, la più antica cattedrale di tutta la Puglia. Sbucando dalla Città vecchia in piazza Castello, davanti al Palazzo di Città, ecco il maniero che intitola quello spiazzo con alle spalle due enormi Colonne doriche, frutto di un tempio costruito nell’epoca della Magna Grecia. Il Castello Aragonese (detto anche Castel Sant’Angelo, come quello romano, il principio è simile) collega ‘U Burghe (Borgo Antico) con il Borgo Nuovo, la Città nuova, appena superato il Ponte girevole, altra caratteristica di questa città. Mai angolo fu più fotografato per inviare a tutto il mondo “Saluti da Taranto”.

Foto Puglia.com

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TARANTO, COME I CARAIBI…

Estate, tempo di mare. Una città immersa fra Due mari, ha una costa interminabile, superiore agli ottanta chilometri. Un suggerimento per quanti volessero fermarsi a Taranto per stendersi al sole di una nostra spiaggia o nuotare nelle sue “chiare, fresche, dolci acque”. Spiagge da sogno e angoli imperdibili. Acqua cristallina, fondali bassi, rendono la costa di Taranto e provincia meta ideale per chi ama il mare e odia lo stress. A una ventina di chilometri dalla città, Marina di Pulsano, a seguire Marina di Lizzano: uno scenario molto simile, fatto di dune, mare turchese e sabbia bianca. Non più di qualche tempo fa, un servizio fotografico realizzato da un’agenzia turistica fu “contrabbandato” come “Mare dei Caraibi”. Come a dire che le spiagge del Tarantino furono rivendute come caraibiche, attrattore di turisti destinate ad Antille e dintorni.

Qualche chilometro più avanti ed ecco Campomarino, macchia mediterranea e acqua magnifica. Ideale per nuotare, stendersi al sole, ma anche girare per botteghe di souvenir e piccoli, accoglienti locali. Ancora più “giù”, Punta Prosciutto, mentre per chi non ama molto spostarsi, a mezz’ora di motonave c’è l’Isola di San Pietro o andando verso la Basilicata, ma sempre in provincia di Taranto beninteso, Castellaneta Marina e Ginosa Marina: spiagge attrezzate, affollate per un turismo familiare.

Potremmo proseguire, ma proviamo a dare ancora qualche consiglio in tema di turismo. Se vi sentiste persi, consultate “Viagginews.com” e non vi sbagliate. Dunque, il MArTA, il Museo Archeologico Nazionale. Più di 200.000 reperti, dalla Preistoria al Medioevo raccontano non solo di Taranto e dintorni ma la storia dell’Italia intera.

Foto Taranto Capitale di Mare

Foto Taranto Capitale di Mare

CASTELLO ARAGONESE E…

Castello Aragonese e Ponte girevole. Entrambi simbolo di Taranto. Il Castello e la sua sagoma imponente, posta a protezione del Mar Piccolo, da secoli veglia sulla città difendendola dagli “attacchi”. La Cattedrale di San Cataldo. La principale chiesa di Taranto dedicata al patrono San Cataldo, di cui conserva le spoglie. È la cattedrale più antica della Puglia e si trova nel cuore della città vecchia, in Piazza Duomo.

La Città vecchia (o Borgo antico). Su quest’isola è nata Taranto più di 2700 anni fa e la storia è ancora perfettamente visibile negli ipogei, i palazzi nobiliari, le facciate delle chiese. Taranto Sotterranea. Il sottosuolo della Città vecchia è ricco di ipogei, grotte scavate nei millenni per estrarre materiale, creare luoghi di culto o di difesa, frantoi e tombe. A cinque metri sotto il livello del mare, quattro sale per circa ottocento metri quadrati interamente recuperate, ospitano l’unico museo dedicato agli spartani, fondatori di Taranto.

Le Isole Cheradi. Taranto ha 3 isolotti: San Paolo, San Pietro e San Nicolicchio (oramai scomparso). Gli antichi Greci chiamavano queste isole Elettridi perché dedicate a Elettra, la figlia del dio Poseidone e sorella di Taras, fondatore di Taranto. JDC Jonian Dolphin Conservation. Per chi volesse Se volesse trascorrere qualche ora in compagnia dei delfini, rispettandoli e contribuendo alla ricerca scientifica, a Taranto c’è il JDC Jonian Dolphin Conservation, un’associazione che si occupa di tutela del mare e dei cetacei. Partenza dal Molo Sant’Eligio (Città vecchia) per un’escursione in catamarano di circa sei ore.

Foto Puglia.com

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“A TAVOLA!”

Volete andare via da Taranto a stomaco vuoto? Non sia mai. Provate ad immaginare. Riso patate e cozze, una variante della paella di Valencia, oppure un classico spaghetto con le cozze e altri frutti di mare, oppure un tubetto fagioli e cozze. I tarantini le cozze le gratinano, le riempiono, le fanno in “impepata” o alla “puppitegna”, solo con pomodoro, aglio e prezzemolo.

La cucina di Taranto offre innumerevoli alternative. Tra i primi: le “chiancaredde”, orecchiette tarantine fatte in casa condite con pomodoro, basilico e pecorino. Tra i “secondi”, imperdibili, le bombette di carne ripiene (prosciutto, formaggio, verdure) e un panzerotto tarantino, un calzone molto simile a quello della tradizione di Napoli. Taranto vive di mare, quindi tra i secondi abbonda il pesce in zuppa, oppure in frittura, tra cui spicca il polpo, sovrano della cucina pugliese. Tra i dolci, se capitaste a Taranto nel periodo di Natale: le pettole di Santa Lucia (paste lievitate con zucchero). Tra i vini: Primitivo e Aleatico, nelle sere d’estate consigliabile il bianco frizzante di Lizzano.

«Mio nonno di Taranto…»

Sara Pinna, conduttrice veneta e caso mediatico del giorno

Offende in diretta tv Domenico, un piccolo tifoso calabrese. Poi si scusa, pensa che possa essere graziata, lei che ha un congiunto meridionale. E invece casca nel razzismo totale, con una frase infelice. E anche lei, come ricorda Gramellini, cade nel teorema: «Giudicateci da ciò che facciamo, anziché da ciò che diciamo». Anche se non scioglie il dubbio che ciò che dicono assomigli molto di più a ciò che pensano

«Lupi si nasce», dice Domenico, con l’ingenuità del piccolo tifoso che forse pensa di pronunciare una frase di incoraggiamento alla sua squadra e agli altri sostenitori, come lui, del Cosenza. Ma, francamente, non importa per quale squadra faccia il tifo Domenico, è un bambino, il minimo che si possa fare sarebbe sorridergli, sorvolare. Come minimo. Senza porre accenti su una frase a caldo dopo una partita di calcio. I gol si fanno, i gol si prendono. Purtroppo c’è chi fa gli autogol, va leggero e senza tanto pensarci, buca la sua porta. E’ accaduto questo, giorni fa, ad una giornalista, Sara Pinna, che non ha resistito alla provocazione (provocazione?) di un bambino al microfono di un inviato di Tva allo stadio “Marulla”. Da studio, Pinna aveva replicato: «E gatti si diventa: non ti preoccupare che venite anche voi in Pianura a cercare qualche lavoro».

Cara Sara, che risposta è. Fosse stata almeno tecnica, come a dire che forse il Lanerossi più di altre squadre, possibilmente non a discapito del Cosenza, avrebbe meritato la permanenza in serie B.

La notizia la riprendono in molti, a cominciare dal Corriere del Veneto/Corriere della sera che non va troppo sul leggero con la conduttrice veneta. Poi sulla prima del Corriere arriva Il Caffè (amaro, evidentemente) di Gramellini. Ma, fra gli altri, c’è TuttoNapoli, a cui l’affermazione rivolta dalla giornalista veneta al piccolo tifoso calabrese, proprio non va giù. Tant’è che condanna l’uscita dal tenore razzista della conduttrice, che a sua volta provoca reazioni sui social e la risposta polemica del papà del piccolo tifoso del Cosenza.

RISPONDE IL PAPA’ DI DOMENICO

La reazione non si fa attendere, documento l’organo di informazione partenopeo. Il genitore di Domenico rivolge su Facebook un post, dal titolo forte “Lettera di un padre a una conduttrice razzista”. «Alla gentilissima Sara Pinna – scrive – sono il papà di Domenico, il bambino che nel post partita Cosenza-Vicenza esultando per la vittoria della sua squadra ha pronunciato la frase “Lupi si nasce”, dietro consiglio del papà. Con la sua risposta, cito Sue parole, “Eh ma gatti si diventa sai? Intanto prima o poi venite in pianura a cercare lavoro” lei ha dimostrato di essere anzitutto poco sportiva oltre che ignorante e con non pochi pregiudizi. Prima di parlare è necessario pensare bene a cosa si dice perché lei non sa, cara Sara Pinna, che Domenico è figlio di due imprenditori calabresi che amano la propria terra e che certamente con non poca fatica dimostrano quotidianamente di voler contribuire per migliorarla e supportarla nel pieno delle proprie possibilità».

«Lei, con la sua qualifica da Giornalista – prosegue il papà di Domenico – dovrebbe ben sapere e dimostrare a coloro i quali si rivolge cosa sono etica e morale: due qualità a lei sconosciute a quanto pare. In ogni caso, qualora nella propria terra mancasse lavoro non ci sarebbe comunque da vergognarsi a cercarlo altrove. Dovrebbe saperlo, perché la storia lo insegna se lei avesse avuto modo di studiarla, che la Padania deve tanto ai meridionali e a molti di loro deve il suo sviluppo dal punto di vista lavorativo».

Chiusura, tono moderato e invito. «La invito, senza rancore, a visitare la Calabria così che possa anche lei capire che terra meravigliosa è e quanta bella gente la abita, noi a differenza Sua, detestiamo i pregiudizi e il razzismo proprio non ci appartiene. Nascere lupi vuol dire amare i colori della propria squadra e supportarla in tutto e per tutto. Nessuno invece nasce ignorante, alcuni ahimè decidono di diventarlo. Vorrei ricredermi e sperare che non sia il suo caso. Il papà di Domenico».

sara-pinna-1229x768CORVENETO: SARA, HA SBAGLIATO!

Interviene anche il Corriere del Veneto, edito dal Corriere della sera. «Lupi si nasce», aveva riversato il bambino nel microfono di Andrea Ceroni, inviato di Tva allo stadio Marulla. Da studio, Pinna aveva replicato: «E gatti si diventa. Non ti preoccupare che venite anche voi in Pianura a cercare qualche lavoro». Il caso, in sordina per qualche giorno, è esploso con la pubblicazione, sullo spazio Facebook del gruppo meridionalista «Movimento 24 Agosto», della lettera firmata dal padre del bambino, in cui Pinna viene accusata di nutrire «l’antico pregiudizio» contro la Calabria e tutto il Sud. Il video della diretta post partita è diventato virale e la conduttrice è finita in croce, via social.

Il Corriere Veneto le pone qualche domanda. Intanto: Sara ha capito di aver sbagliato? «Sì, nell’istante stesso in cui facevo quell’affermazione avevo capito che era fuori luogo».Ha provato a ricontattare il padre e il bambino dello scambio in diretta? «La lettera l’ho letta il giorno seguente, il 21 maggio. E il 21 maggio ho contattato il genitore, mi sono fatta dare il suo telefono e l’ho chiamato: telefonata di cinque minuti e 11 secondi, che ho registrato. Ci tenevo particolarmente a scusarmi con lui e con bambino. Nella telefonata ho detto: “Sono mortificata per quelle parole, che non sono state appropriate. Per la verità andrebbe capito il senso in cui volevo dirle, ma qui è secondario: quel che mi interessa è sapere come sta il bambino”. Questo per quanto mi renda conto benissimo di come, se le cose non vengono manipolate dagli adulti, i bambini siano sereni…».

caffe-amaroUN CAFFE’ AMARO

Ce ne sono tante ancora di cose, ma ci piace chiudere con Il Caffè di Gramellini sul Corriere della sera. Ecco la riflessione del popolare giornalista, che va dritto al nocciolo del tema. Perché la conduttrice-giornalista, chissà per quale motivo, piuttosto che scusarsi subito, aveva tirato in ballo l’esistenza di un nonno tarantino.

«Io contro il Sud? Ma se ho un nonno di Taranto!» giura la conduttrice di una tv vicentina – scrive Gramellini in prima sul Corsera – dopo essere stata trascinata sulla pira dell’indignazione collettiva per una battuta infelice sui meridionali. Sara Pinna – cognome sardo, ma forse la Sardegna non era abbastanza a Sud per fornirle un alibi – si è poi profusa in mille scuse. Perciò ci scuserà a sua volta se useremo il suo avo pugliese – il quasi metafisico “Nonno di Taranto” – per rimarcare il vezzo giustificazionista con cui molti, quando scivolano sulla buccia del politicamente scorretto, cercano di ricucire l’orlo del baratro.

C’è il sovranista antisbarchi che asserisce di avere un genero marocchino simpaticissimo. Il negazionista dell’Olocausto che va sempre in vacanza a Tel Aviv. Il moltiplicatore di battute omofobe che ha un migliore amico gay. E poi ancora il razzistone compulsivo che giura di avere adottato un bambino nero a distanza, il bestemmiatore seriale che organizza la giornata del sorriso in parrocchia, per finire con il contestatore della Nato che ha la colf ucraina. Medaglie al merito non richieste che sembrano suggerire: giudicateci da ciò che facciamo, anziché da ciò che diciamo. Ma non riescono a sciogliere il dubbio che ciò che dicono assomigli molto di più a ciò che pensano.