«Negramaro, ma che bravi!»

Quando la band salentina era già il futuro del nostro rock

Presentarono il loro primo singolo, “Solo”, al Candle di Monteroni. Da quel momento esplose l’affetto per quei cinque ragazzi nati e cresciuti fra Copertino e Veglie. Emozioni nel ripercorrere quella strada, loro che non hanno mai dimenticato le origini. Partiamo dal primo articolo pubblicato su quei nostri ragazzi…

Foto Ufficiale Negramaro

Foto Ufficiale Negramaro

Quando i salentini Negramaro erano il futuro del nostro rock. Mi è stato chiesto di ripercorrere quel momento. Non c’è nulla di meglio che tornare su quel debutto che profumava già di successo. Era un po’ come avere assistito su un campo di calcio al debutto di Paolo Rossi. Facile dire “Questo è un campione, l’ho scoperto io…”: ma quando mai? Chiunque si fosse trovato a passare da quella masseria di Copertino, al solo vedere come quei ragazzi accordavano gli strumenti e provavano a diventare un unico suono, avrebbe pronosticato per i Negramaro un grande successo. Giuliano, Emanuele, Ermanno, Andrea, Danilo e “Pupillo” a San Siro? Proprio lì, uno stadio strapieno tutto per loro, dopo appena cinque anni dall’esordio. Tutti che si stupivano e io, hai voglia a dire, «ve lo avevo detto, questi spaccano!». Andò come avevo pronosticato, dai microfoni della mia radio, Studio 100, e dalle colonne del mio giornale, il Nuovo Quotidiano di Puglia.

«Lo scorso 7 febbraio al Candle, sulla strada per Monteroni, hanno presentato il singolo “Solo”, uscito lo stesso giorno nel quale hanno tenuto il live. E subito i Negramaro, salentini di Copertino, debuttano nelle classifiche radiofoniche e, quel che più conta, nei rilievi di “Music control”, società che mediante un complicato meccanismo di impronte via etere riesce a dire quante volte una canzone passa in radio, fra private e circuiti nazionali». Questo l’attacco di un mio articolo pubblicato giovedì 20 febbraio 2003, appunto, dal Nuovo Quotidiano di Puglia.

Foto Ufficiale Negramaro

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«A ME SEMBRANO FORTI!»

Mi aveva contattato Teo Pepe, caposervizio del giornale salentino che godeva e gode grande appeal in tutta la Puglia. «Prova a sentire il pezzo, a me non sembra male – mi disse – poi tu hai esperienza, fai radio già da diciotto anni…». Lo ascoltai, è vero, mi fece subito effetto. Stavo per commettere una ingenuità, una di quelle che si compiono quando non si vuole essere parziali. «Dovesse leggere qualcuno con senso critico il mio articolo – pensai – direbbe che ne ho scritto bene perché sono ragazzi, vanno incoraggiati e, poi, perché sono salentini». Non stavo scrivendo per “Ciao 2001”, settimanale con il quale avevo collaborato ai tempi dell’indimenticato Beppe Caporale, grande giornalista, grande amico. Scrivevo per il Nuovo Quotidiano e il mio compito doveva essere quello di valorizzare i ragazzi di talento della nostra terra. Loro abbondavano di talento e, allora, a farsi benedire tutto il resto, a partire da quelli che fanno il capello in quattro. Sciolsi le ultime riserve.

Foto Ufficiale Negramaro

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QUEL SUCCESSO CERTIFICATO

«Il successo di questi sei ragazzi – attaccai – a scanso equivoci, non è virtuale ma certificato; piacciono, e tanto, ai radiofonici, quelli che fanno e disfano come Penelope, la tela del successo: Giuliano Sangiorgi (voce e chitarra solista), Emanuele Spedicato (chitarra ritmica), Ermanno Carlà (basso), Danilo Tasco (batteria), Andrea Mariano (tastiere e synth) e Andrea de Rocco (campionatore)». Proseguivo. «In questi giorni stanno vivendo un meritato momento di popolarità, che proveranno a sostenere con la pubblicazione dell’album prevista per fine febbraio».

La storia dei Negramaro comincia in un’antica masseria. Qui provano canzoni inedite, fino a quando non comincia a prendere forma il primo album, la prima canzone che si stacca da quella produzione è, appunto, “Solo”, che diventa anche un video diretto da Karl Barman. «L’avventura – scrissi quel giorno – comincia da una formazione a tre: Sangiorgi, leader, autore delle canzoni, Spedicato e Carlà, (vegliesi, come puntualizza il sito “Veglie news” che per primo pubblica, integrale, quell’articolo); tre anni addietro, dunque nel 2000, a loro si uniscono Tasco, Mariano e de Rocco». Da allora ci siamo sentiti, per telefono, poi con il cellulare, che intanto cominciava ad incombere nelle nostra abitudini quotidiane. Con Giuliano cominciamo a mandarci una fitta serie di messaggi, mi informa sulle attività dei Negramaro che esploderanno definitivamente, fra Premio Sala stampa al Festival di Sanremo e Rivelazione al Festivalbar, rassegna che vinceranno meritatamente più avanti, fino a una serata indimenticabile a Lisbona, lo stadio di San Siro con “live” da brividi. Ci sarebbero anche gli Mtv Awards di Lisbona, i ragazzi ritirano il “Best Italian Act”, il racconto di Giuliano, una serata nella quale calpestano lo stesso palco con Green Day, Alicia Keys, Shakira, Robbie Williams e Madonna. Ma questa è un’altra storia, che magari racconteremo più avanti se avrete voglia di rileggerla.

Foto Ufficiale Negramaro

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«SIAMO UNA BAND!»

Una cosa mi piace sottolineare, la costanza di Giuliano nel parlare al plurale. Non c’è un solo momento, nemmeno per distrazione, in cui non parli dei Negramaro. «E’ il nostro progetto, io sono uno dei sei…», e via così. Il successo sta proprio lì, il non aver dimenticato mai un attimo le comuni radici, anche in un momento in cui si sono persi di vista, allontanati e poi riavvicinati, come nelle più belle storie d’amore e di amicizia.

Torniamo a quel febbraio di quasi vent’anni fa. «Il progetto, senza tanti giri di parole – scrivo – è farsi in quattro, provare, provare, provare’; detta così può sembrare una parola d’ordine, ma non ci sono alternative, se non quelle di fare i bagagli ogni volta che in giro per l’Italia c’è una rassegna “live” che possa dar modo di farsi vedere, ascoltare, notare. Passano da Arezzo Wave, festival nazionale del rock, sono fra i dieci finalisti di Brend New Talent, concorso promosso da Mtv. I nostri ragazzi non si fermano un attimo. Fanno i pendolari da Copertino a Roma, Milano se il caso lo richiede. E anche da spalla ad Afterhours, Negrita, Verdena, 24 Grana e Meganoidi. Dal nord al “profondo sud”, Palermo. C’è un motivo, la finale nazionale del Tim Tour, vinta davanti a qualcosa come centodiecimila spettatori. Uno, mille brividi, tutto in una notte magica».

Ancora dal Nuovo Quotidiano. «Fioccano i complimenti, ma non è consentito distrarsi. Fra radio e tv partecipano a “Bande sonore” su Italia 1, “Made in Italy” (“Zanzare” il singolo, li porta al quinto posto davanti a formazioni ad oggi più titolate della scena rock). Nuovamente “Tim Tour”, ma stavolta da ospiti, da big, come si conviene a chi ha già fatto vedere di che pasta è fatto.

Un singolo per tre canzoni, fra queste “000577”. Fine anno scorso (2002), contratto con la Sugar, etichetta di Caterina Caselli, produttrice discografica che ha grande fiuto. I ragazzi hanno stoffa e una prima canzone giusta: “Solo”, fa al caso dell’ex Casco d’oro e altri brani per realizzare un album. La Caselli ha già al suo attivo numerose scoperte, fra queste Bocelli, Elisa, Avion Travel e Gazosa. Tutti nomi che hanno già frequentato i piani alti nelle classifiche italiane e internazionali. Ai nostri interessa farsi conoscere, le classifiche arriveranno. Anzi, sono già le benvenute…”. E la storia dei Negramaro, cominciata prima di quel febbraio del 2003 continua, senza sosta.