In Campidoglio, un tappeto floreale di mimose e rose gialle
L’attrice aggredita da una malattia neurodegenerativa. Gli ultimi venti anni vissuti nella massima riservatezza. Ci resterà il suo sorriso, la sua voce familiare, le decine di film diretti da Antonioni, Monicelli, Scola, Risi e Sordi

Foto Il Fatto Quotidiano
Non si può vivere così. Monica Vitti se n’è andata nel massimo silenzio. A novant’anni, avvolta in un silenzio rispettoso. Come aveva chiesto la stessa attrice quando aveva avvertito cosa le stesse prendendo, quale malattia si stesse impossessando del suo corpo e, soprattutto, della sua mente. Una malattia neurodegenerativa, grave come l’Alzheimer, se non peggio come dicono gli esperti. Bella lotta fra queste due sciagure.
Quel morbo stava facendo a pezzi la memoria dell’attrice romana. Solo l’amore del marito, il fotografo Roberto Russo, ha tenuto vivo quel filo comunicativo con l’esterno. Esterno: parola grossa. Da venti anni l’attrice di decine di film brillanti, commedie all’italiana, non era più la stessa. Ecco perché insistiamo nel sostenere non si può vivere in questo modo: una “non vita”.
Nel momento in cui avrebbe potuto regalarsi un lungo, sano relax, un sereno distacco dal cinema e la tv, ecco che, improvvisa, arriva la malattia che se la porta via. Già venti anni fa. La donna è stata seguita amorevolmente, ma aveva cominciato a perdere i meccanismi di un’autonomia assistita da una badante che si prendeva cura di lei per tutto il giorno.

Foto Corriere.it
QUANTI FILM…
E’ stato sufficiente che le tv s’inseguissero nel renderle omaggio. La programmazione ci ha mostrato tanti titoli, pochi se consideriamo quanto realizzato in tutta la sua prima vita dall’attrice più amata dagli italiani. L’avventura, La notte, L’eclisse, Deserto rosso. Sono stati i film che per primi l’hanno imposta all’attenzione di critica e pubblico, lei musa ispiratrice di Michelangelo Antonioni, il grande regista che l’aveva amata e le aveva cucito addosso ruoli drammatici. Poi la svolta, con Mario Monicelli, inventore insieme con Dino Risi della “commedia all’italiana”: La ragazza con la pistola, poi i film con Sordi, Steno, Scola, Corbucci: Amore mio aiutami, Polvere di stelle, L’anatra all’arancia.
E’ andata via in un soffio. Coperta da un mare di mimose, come riporta la puntuale cronaca dell’ultimo saluto all’attrice, l’agenzia Ansa. E poi rose, ma soprattutto gialle, che hanno colorato la camera ardente in Campidoglio, prima dell’ultimo saluto nella Chiesa degli artisti a Piazza del Popolo a Roma.
A rivolgerle l’ultimo saluto il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. “Monica era un’attrice straordinaria – ha detto il primo cittadino – che giustamente viene ricordata e celebrata in tutto il mondo; noi vogliamo onorare la sua memoria intitolandole un luogo della nostra città”.

Foto RAI
…DECINE DI OPERE
Per Dario Franceschini, ministro della Cultura, “La Vitti era una donna straordinaria e un’attrice incredibile, rimasta, nonostante gli ultimi anni di assenza, vividissima nel cuore degli italiani, come dimostra l’ondata di amore e affetto che sta ricevendo”.
Molti gli amici, le amiche e colleghe che le hanno rivolto l’ultimo saluto. Fra queste, Dacia Maraini e Giovanna Ralli. Un saluto affettuoso quanto sincero, glielo hanno rivolto la tante persone comuni: fiori, messaggi, lettere, ritratti e dediche commoventi: “Il vuoto tutto intorno, ma non dentro”, “Grazie per i sogni”, “Sei stata tutti noi”. Quanti amano le arti possono consolarsi con le opere che i grandi ci hanno lasciato. Come distinguere le opere dalle croste? Semplice: quelle che ci danno un’emozione, ci strappano un sorriso, una riflessione, ecco, quelle sono opere. Consoliamoci nel vedere e rivedere i suoi film, un testamento a vista. Quei titoli, quelle battute con una voce roca, originale, tanto da renderla gradevole, ci terranno per sempre compagnia.