«Sono distrutto!»

Fabrizio Miccoli, idolo delle folle recluso con pesanti accuse

Scrivono di lui Corriere della sera, Gazzetta dello sport, LeccePrima. «Fabrizio non si ritiene responsabile per quei fatti che gli sono stati imputati e per i quali è stato condannato», dice il suo legale. «Mio figlio ha sempre fatto del bene, ha tolto tanti ragazzi dalla strada: hanno voluto dargli una lezione», dice papà Enrico.

Foto Pagina Facebook di Fabrizio Miccoli

Foto Pagina Facebook di Fabrizio Miccoli

“Estorsione aggravata dal metodo mafioso”. E’ questa la sentenza definitiva di condanna in Cassazione per il Fabrizio Miccoli, calciatore amatissimo dalle platee nazionali, da quelle pugliesi con la maglia del Lecce, a quelle di Palermo, ma anche di Juventus e Fiorentina, per non parlare della maglia azzurra vestita da quell’ala così sgusciante sulla fascia come in area avversaria, ben dieci volte. Un vanto sportivo per il Salento.

Purtroppo, oggi, l’ex calciatore è rinchiuso nel carcere di Rovigo. Dovrà scontare la pena di tre anni e mezzo per aver chiesto – questo il capo d’accusa – a Mauro Lauricella, figlio di un boss siciliano, di intervenire per far “restituire” da Andrea Graffagnini a Giorgio Gasparini, ex fisioterapista del Palermo, la somma di dodicimila euro.

«Ha scelto lui la detenzione in Veneto – ha dichiarato l’avvocato di Miccoli, Antonio Savoia, alla Gazzetta dello Sport – Fabrizio è un uomo distrutto e, soprattutto, non si ritiene responsabile per quei fatti che gli sono stati imputati e per i quali è stato condannato».

Foto Pagina Facebook di Fabrizio Miccoli

Foto Pagina Facebook di Fabrizio Miccoli

«HA AIUTATO MOLTI RAGAZZI»

Nella vicenda che ha colpito migliaia di tifosi che amano Fabrizio, generoso in campo quanto fuori dal perimetro di gioco, assicurano amici e conoscenti del calciatore, è intervenuto Enrico Miccoli, padre dell’ex calciatore oggi quarantaduenne. «Fabrizio – ha dichiarato il papà al Corriere della sera – sta pagando per qualcosa che non ha fatto: lui che ha sempre fatto del bene, ha tolto tanti ragazzi dalla strada: hanno voluto dargli una lezione». Nei confronti di Fabrizio era come se fosse già tutto scritto. «La Cassazione – ipotizza alla Gazzetta dello sport Enrico, il papà, distrutto quanto lo stesso figlio Fabrizio – forse non ha prestato attenzione alle carte: c’è un’altra telefonata in cui Fabrizio qualche giorno dopo chiese a Lauricella di “lasciarlo perdere”, ma non è stata presa in considerazione dai giudici».

In questi giorni riprende la vicenda “LeccePrima”, in un articolo puntuale di Veronica Valente, nel quale la collega traccia la cronaca degli eventi dando voce al legale di Fabrizio. «Certamente Fabrizio – dice l’avvocato Antonio Savoia – non è contento, non si trova in albergo, ma sta cercando di affrontare nel migliore dei modi la situazione: pur non condividendola, rispetta la sentenza; nonostante viva questa condizione, però sta resistendo, grazie al conforto dei suoi familiari. Ma non solo. E’ venuto a conoscenza del supporto di molte persone che stanno dalla sua parte, ritenendo eccessivo sia il reato per il quale è stato condannato sia il fatto che debba scontare la pena in cella. Insomma, sente che in tanti continuano a fare il tifo per lui e questo non può che fargli piacere». Insieme con Miccoli, il legale starebbe valutando una serie di istanze da indicare al Tribunale di sorveglianza una misura alternativa al carcere.

Foto Pagina Facebook di Fabrizio Miccoli

Foto Pagina Facebook di Fabrizio Miccoli

«TANTI TIFANO ANCORA PER LUI»

L’ex calciatore rosanero, conclude LeccePrima, «ha sempre dichiarato di essere all’oscuro delle parentele mafiose di Lauricella e di esserne venuto a conoscenza solo quando furono travolti dall’inchiesta. Questi, in primo grado, fu condannato a un anno per violenza privata, ma in appello la pena diventò di sette anni perché fu riconosciuto responsabile anche del reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso».

Abbiamo ancora negli occhi il pianto a dirotto di un ex ragazzo, trovatosi in una vicenda più grande di lui. Non vogliamo nemmeno un attimo sostituirci ai giudici, che hanno interpretato secondo gli atti, quanto “intercettato”, ma ci domandiamo se non esista una strada, la stessa compiuta da quanti per reati sicuramente molto, ma molto più gravi, hanno goduto di una pena alternativa meno severa. Non è un pianto di ravvedimento a salvare un essere umano, ma non sottovaluteremmo il fatto che non appena la condanna è stata definitiva, Fabrizio sia andato a costituirsi. Non sottovaluteremmo nemmeno la condanna che l’ex attaccante della Juventus e della Nazionale sta scontando senza sollevare clamori. Come se volesse farsi dimenticare, farsi scivolare addosso quanto lo ha travolto, qualcosa di molto più grande di lui.