Due camerieri, marito e moglie, fuggiti alla prima occasione
«Non era più il caso di restare», dicono Fabio e Annamaria, due ragazzi che se ne infischiano dell’anonimato. «Cosa possono farci, ora: non appena abbiamo ricevuto una raccomandata per un posto fisso a scuola, abbiamo lasciato tutto e venuti “su”, al Nord: altra storia…». Un uomo anziano. «Zero contributi e niente pensione, la più grande sciocchezza che io abbia commesso è stato lavorare a nero e non reclamare i miei diritti»

Foto Investire Oggi
In queste settimane, sollecitati dal nostro direttore, prima per il Domenicale, successivamente per rispondere al nostro lavoro, dunque, approfondire su un tema che sta a cuore a molti giovani, ci siamo lanciati alla scoperta di nuove storie. Abbiamo, per esempio, intervistato ragazzi che dietro un nome fittizio ci hanno confessato di un lavoro a cinque euro al giorno, tanto da intitolare il servizio “Generazione cinque euro”. C’è da vergognarsi, ragazzi che lavano le scale; lavorano in un esercizio di gastronomia da asporto, qualche volta al banco, il più delle volte in cucina (durante la pausa: bottiglietta d’acqua e metà porzione di un qualsiasi “piatto” a proprie spese); chi, invece, lavora in un ristorante. Chi ebbe il coraggio di confessarci – perché molti non lo fanno, temono il licenziamento o il timbro di “infame” – è, purtroppo, in ottima compagnia. A decine le storie di gente incontrata per strada, al ristorante. Si capisce dall’espressione che hanno questi ragazzi. «Si vede, dotto’?», anticipa Antonio, quando avverte solidarietà, «è da stamattina che sto in piedi, non ho avuto il tempo di andare a casa: stasera, se tutto va bene, mi faccio una doccia e metto i piedi a bagno: ti coprissero di soldi, almeno, alla fine sei tu che ci rimetti».
Il ragazzo, ventitré anni, è veramente arrabbiato. «Ho tutti contro, perfino mio padre», dice, «secondo lui devo farmi le ossa, fare esperienza, solo così potrò avere mercato un domani, ma non credo più alla befana…». Frasi brevi, fra una portata e l’altra. Abbassa il tono della voce, si guarda intorno, per vedere se il titolare sta guardando o il caposala si sta avvicinando. «Ci sono le telecamere, abbiamo subito una rapina mesi fa, così dopo quanto accaduto hanno installato un servizio di controllo: i rapinatori si portarono via anche le nostre mance, andassero al diavolo anche loro! Capisco la disperazione, ma pescare nel contenitore delle mance, portarci via una manciata di euro, che vergogna…».

Foto Cofcommercio.it
INTERNET E FANPAGE…
Abbiamo dato un’occhiata su internet. Purtroppo, è sempre questo angolo d’Italia a rimetterci la faccia, nonostante imprenditori accettino la sfida del rilancio del Sud. C’è concorrenza sleale, mancano i controlli, il mercato lo fanno i prezzi. «Non capisco come pratichino certi sconti – ci diceva, settimane fa, il presidente di Confcommercio, Leonardo Giangrande – quando vi assicuro che gestire un’attività ha costi proibitivi ed altri, gente che evidentemente che se ne infischia delle regole, fanno una politica dannosa per se stessi e per gli altri: gente a nero, pagata male, servizio approssimativo, cibi non proprio al top per tenere i prezzi bassi; tanto, questo è il ragionamento che non condividiamo, in estate stanno a pensare al mare, alle spiagge…».
Ma c’è anche la storia di Fabio. Ha scritto a Fanpage.it, sito che ha spesso posto l’accento con molta attenzione, ai tempi del lavoro. Anche noi usiamo nomi fittizi, perché nessuno si sente al sicuro. La parola del cronista che sa tenere il segreto professionale non basta. Così Fabio scrive che «anche io, come molti del Sud ho dovuto emigrare al Nord per lavoro; l’ho fatto a malincuore, ho lavorato diversi anni come cameriere in ristoranti di lusso – e da queste parti ce ne sono tanti… – in cui si tenevano grandi eventi come matrimoni e comunioni: firmavo una busta paga di milleduecento euro ma ne guadagnano appena quattrocento e la cosa peggiore è che tutto mi sembrava maledettamente normale».

Foto Matrimoni.com
STORIE DI TUTTI I GIORNI
Quante storie simili. Ma non c’è fine alla vergogna. Un uomo anziano. «Io e mio marito camerieri per passione, ma ora quel lavoro è una rovina per la nostra famiglia; per lavorare ho ignorato tutti i miei diritti: ho settantuno anni e sono senza contributi senza pensione».
Una Puglia ricca di queste aziende, sale per ricevimenti, complessi eleganti che ostentano uno sfarzo incredibile, ma dietro le loro facciate si consumano drammi umani di lavoratori sfruttati che solo a pensarci fanno venire i brividi.
«Quando andava bene – riprende Fabio, parlando della sua esperienza – lavoravamo per i matrimoni dalle nove del mattino a poco prima di mezzanotte: tutti i giorni tranne uno e mezzo a settimana: milleduecento euro al mese per un totale di più di settanta ore settimanali e per un compenso di meno di quattro euro l’ora. Vi rendete conto? Zero ferie pagate e con tutti i compensi accessori calcolati sulla base di 40 ore e quindi ridotte di circa la metà».
«Passavamo tutto il tempo in piedi, vestiti con giacche e cravatte per molte ore sotto il sole che lì, al Sud, supera i quaranta gradi: mia moglie in questa attività ha riportato vertebre schiacciate da questo lavoro, io anche ho cominciato a rovinarmi la schiena. Poi, per fortuna, ho ricevuto una chiamata dalla scuola, un posto in un istituto comprensivo al Nord, e siamo letteralmente fuggiti, senza pensarci due volte. A noi è andata bene…».
Non solo fanpage.it . Anche noi facciamo informazione, teniamo vivo l’interesse nei confronti dei ragazzi extracomunitari, quelli che lavorano nei campi, ma anche del sociale, dei nostri stessi ragazzi che subiscono la spregiudicatezza di chi si fa passare per imprenditore. Finalmente si parla di queste storie, finalmente qualcuno si interessa.
«Potrei raccontare mille episodi – conclude Annamaria – di una certa sudditanza, ricatti giornalieri, continue vessazioni e corruzione, politica, all’interno di queste attività: le paghe basse e gli orari assurdi sono solo la punta del male, sotto c’è, purtroppo, tanto altro ancora. Sarebbe bello che qualcuno cominciasse a scavare…».