Autista di bus cittadino aggredito

Non risponde alle provocazioni. Ma spesso una corsa su un mezzo pubblico si trasforma in una rissa. O in un palcoscenico dal quale assistere ad episodi violenti. Sindacati e amministratori invitano al buon senso. Fino a quando sarà possibile

autista-bus-2«Figlio di…». Il più delle volte è una esclamazione dialettale, come a mettere subito in chiaro le cose, intimorire il presunto avversario, che a fare l’avversario, francamente, non ci sta.

Mezzogiorno superato da pochi minuti, via Oberdan, incrocio con via Cavallotti, a venti metri dalla sede della nostra cooperativa. Il silenzio viene interrotto, nell’ordine, da una frenata e da un successivo colpo di clacson. Un autista Amat alla guida del suo bus per centimetri ha evitato l’impatto con un’auto di media cilindrata che intanto è piantata al centro strada. Con un gesto di una mano il conducente del mezzo pubblico prova a far comprendere all’automobilista distratto, ancora lì, la collisione mancata per un niente.

La gente che ha assistito all’episodio, questo è la sensazione che si ricava, pare aspetti che l’automobilista tiri fuori dal posto di guida una mano e chieda scusa per la distrazione di qualche istante prima e che tutto finisca lì. Invece, non è così, Taranto è la città dei supplementari. Una storia ha uno strascico dietro l’altro, una parola tira l’altra, tutti hanno ragione e si finisce alle mille e una notte. Insomma, quell’episodio non si è evaporato.

Torniamo all’auto ancora al centro della strada. Non ci sono le scuse dell’automobilista, tutt’altro: dalla vettura sbuca un signore, alto, sul metro e ottanta, petto in fuori. Dimenticandosi di avere torto, o di essere abituato ad avere sempre ragione, con fare minaccioso si avvicina all’autista del bus e comincia ad insultarlo. Senza ragione. Non c’è stata provocazione, solo un benevolo appunto (per fortuna, all’interno del mezzo pubblico la brusca frenata non ha provocato feriti).

«FIGLIO DI…»

«Figlio di…!», si diceva, «Non lo sai che devi far passare prima me?». Oltre ad una frase che lascia perplessi, ecco il “tu”, che non si nega a nessuno, specie in quei momenti.

«Guardi, egregio signore», la risposta garbata dell’autista Amat, «lei ha il “dare la precedenza”…», «Hey, figlio di…», parte seconda, forse risentito nel sentirsi dare dell’“egregio” – cosa che evidentemente non gli capita tutti i giorni – «Scendi, te la faccio vedere io la precedenza!». A quel punto, più che intimorito, facendo appello al buon senso, il conducente del mezzo pubblico fa scorrere il finestrino alla sua sinistra come a chiudere la comunicazione e ripartire. Mossa saggia, che però offre il fianco all’automobilista ormai gasato perché ora gode di una platea di una decina di concittadini e pare non aspettasse altro. «Cosa chiudi il finestrino, figlio…!», parte terza.

Storie di tutti i giorni. Non ci meravigliano le proteste di autisti Amat e i comunicati dei sindacati a difesa dei dipendenti pubblici. L’autista sentendosi apostrofato senza motivo umanamente avrebbe potuto anche reagire. Aveva sia il fisico, tanto più le ragioni. Ma, avrà pensato: meglio non trascendere.

amat-wpp1627280948146MEGLIO SOPRASSEDERE

A quale titolo, poi. Complicarsi una giornata, candidarsi ad ennesima vittima dell’ennesimo aggressore? Meglio non pensarci e fare appello al buon senso. Soprattutto dopo gli ulteriori inviti rivolti al personale Amat dalla dirigenza della municipalizzata (nonché dagli stessi colleghi e sindacalisti): «Evitate, sorvolate, se possibile, purtroppo certa gente non riesci ad educarla, il rispetto per questi non esiste».

E così, senza essere sollecitati da dirigenti o sindacalisti, avendo assistito all’episodio, un altro tentativo di aggressione abbiamo provato a raccontarvelo noi. Non ci piace sindacare, dare opinioni, ma ci è sembrato di assistere ad uno di quei western b-movie che trasmettono in tv al pomeriggio. La trama il più delle volte: un pistolero spaccone e uno sceriffo saggio che evita lo scontro, nonostante le offese continue. Il tutto fino a quando il tutore della legge non ne avrà le tasche piene e i clienti del saloon non si scaglieranno insieme contro l’arrogante di turno. Ma questo accade solo nei film, per fortuna. Mentre in città dilaga la tensione. Gli autisti sono sempre nel mirino di gente senza scrupoli e pronta alla lite tanto al chilo, e la gente per bene, chi lavora, è costantemente soggetta a questi personaggi. Fine della puntata. Alla prossima.