Spagna, l’apoteosi del non senso

«Riconquisteremo Al Andalus, col volere di Allah. O carissimo Al Andalus! Pensavi che ti avessimo dimenticato? Ma quale musulmano potrebbe dimenticare Cordoba e Toledo? Dall’istituzione dell’inquisizione, la Spagna ha fatto di tutto per distruggere il Corano. La Spagna è uno Stato criminale che usurpa la nostra terra».

Queste frasi sono contenute in un libretto di propaganda diffuso tempo addietro dall’auto proclamato Stato Islamico.

Nell’immaginario del mondo musulmano la Spagna, così come parte del Portogallo e della Francia, dominati per 780 anni (711 – 1492), è terra «sottratta» a loro dalla cristianità e che, quindi, deve essere riconquistata.

Che il rischio di attentati fosse da tempo nell’aria è cosa nota, sostanziata anche dal fatto che dietro le stragi jihadiste compiute in Europa è sempre emersa la presenza della cellula attiva in Spagna.

Non sono bastate le centinaia di arresti a fermare il processo di radicalizzazione: proprio dalla Spagna è partito il più nutrito gruppo di jihadisti per combattere in Siria.

E la Spagna è impegnata militarmente sia in Siria che in Iraq e Libano.

Un obiettivo fra i più classici che non poteva sfuggire alle «attenzioni» di chi semina morte inseguendo un sogno che ormai ha incontrato l’inesorabile realtà: lo Stato Islamico ha già perso sul campo, privo di ogni prospettiva politica e diplomatica facendo il gioco dei Potenti del Mondo che dalla destabilizzazione di quell’area geografica sta già ragionando sui profitti futuri.

Sulla «Rambla» di Barcellona, con la facile tecnica ormai collaudata del camion che si schianta sulla gente, altre persone hanno perso la vita.

Altre vite spezzate senza un senso, una finalità che possa se non giustificare questi gesti neppure comprendere queste azioni.

Sembra vivere dentro l’apoteosi del non senso!

Parigi, Londra, Manchester, Nizza, Colonia, Berlino, Stoccolma.

Adesso Barcellona con un gesto che rasenta un paradosso simbolico: la parola rambla deriva dall’arabo  raml (sabbia) e designa, come in altre città spagnole, una strada ricavata da un corso d’acqua asciutto, interrato o coperto.

Forse, che fosse fra i luoghi più frequentati da turisti «infedeli», quasi in spregio alle antiche tradizioni o ad una presunta vecchia «padronanza», ha indotto quei «lupi solitari» a scegliere quel luogo per compiere la loro carneficina, il loro insensato, orrendo atto di sangue.

E a piangere non è solo la Spagna: su quel chilometro e mezzo di strada resta scritta, ancora una volta col sangue, la sconfitta dell’umanità.