Eva degl’Innocenti, direttrice del MArTà, riparte da uno degli attrattori del territorio

«E’ la strada per riprendersi dopo il lockdown. Invogliamo il turismo a visitare le bellezze custodite nel Museo Archeologico Nazionale. Il dopo-confinamento ha attivato progetti mai realizzati finora. Tariffe e abbonamenti con formule promozionali. Francesi e tedeschi i più interessati ai beni archeologici»

Taranto si riprende a grandi falcate. Sempre nella massima prudenza, ma con un certo ottimismo alla ripresa dopo il periodo di confinamento a causa del Covid-19. Ci sono note positive per il turismo balneare e quello enogastronomico, ma anche per quello culturale. Uno dei più importanti attrattori culturali cittadini è il MArTà, il Museo archeologico nazionale diretto dalla dottoressa Eva degl’Innocenti. Cominciamo dalla fine. Dalla ripresa delle attività e, dunque, delle visite al Museo archeologico nazionale.

«Anche durante il lockdown abbiamo sempre mantenuto un rapporto continuo con i nostri visitatori, nel frattempo diventati visitatori virtuali; alla sua riapertura il Museo si è presentato con una programmazione culturale e didattica che ha suscitato interesse registrando un’adesione per certi versi inattesa”.

Il tour virtuale in cosa consisteva?

«Abbiamo creato una programmazione, il MartaVisione: tutti i giorni eravamo nelle case di chiunque fosse interessato al Museo attraverso i nostri social, Youtube, Facebook, Instagram; tour virtuali con video a cura del nostro personale; abbiamo svelato le fasi del nostro lavoro, una sorta di “dietro le quinte”, che il pubblico ha potuto osservare in poche occasioni».EVA - 1Sta riportando alla luce altri tesori custoditi dal MArTà.

«Stiamo cercando di offrire programmazioni diverse per fascia di pubblico. I bambini, per esempio, hanno avuto la loro parte di contenuti attraverso un linguaggio appropriato e, soprattutto, giochi, indovinelli; abbiamo colto l’occasione per lanciare il concorso “Crea la mascotte del MArTà”, che ha riscosso grande successo: siamo stati piacevolmente inondati da una risposta considerevole del territorio, centinaia e centinaia di disegni molto belli: a tempo debito sveleremo il nome del vincitore…».

Lockdown, un periodaccio, durante il quale ha fatto squadra con i suoi collaboratori.

«Con l’intero staff abbiamo dato vita a un importante lavoro. Non ci siamo mai fermati; detto che il Museo ha una vigilanza H24, i curatori hanno assicurato rotazioni, il personale ha lavorato in smart-working; abbiamo creato presìdi di sicurezza per tenere sotto stretto controllo i reperti; ogni giorno vengono misurate le temperature, controllati i depositi del Museo e tutto ciò che riguarda la sicurezza dell’edificio, le manutenzioni; ci siamo dedicati con grande attenzione a tutte queste attività, anche approfittando dell’assenza del pubblico per curare, per esempio, tutta la manutenzione e la cura delle collezioni; dedicarsi alla pulitura dei reperti contenuti nelle vetrine, dunque a quelle attività che richiedono tempo e massima sicurezza».
Quanto le è dispiaciuto il blocco di un trend positivo che stava registrando una costante crescita di pubblico e gradimento?

«Quando ha assunto lo status di autonomia speciale, dunque prima del lockdown, il Mueo aveva registrato un incremento di visitatori fra il 40 e 50%, con un 80% in più di introiti; numeri molto positivi: fossimo un’azienda privata staremmo a festeggiare un trend con una crescita esponenziale; sottolineo con orgoglio l’aumento dei visitatori tarantini che hanno cominciato o ripreso a frequentare il Museo; ma non misurerei le performance con i numeri, ma con tutte le attività e i progetti che abbiamo creato insieme con il territorio. E’ evidente che oggi ci troviamo in una situazione diversa, la flessione di numeri si registra in tutta Italia, in quanto il nostro è un comparto legato al turismo: lo stop ha creato anche un blocco psicologico, ma abbiamo voluto vedere il bicchiere mezzo pieno: è cambiato il paradigma dell’immaginario nei confronti del Museo, sono finite le visite mordi e fuggi, soprattutto quelle che interessavano un turismo di massa assolutamente negativo, che è tutt’altro che un valore aggiunto. Sono fiorentina, conosco quali disastri questo possa provocare. Quindi, se da un lato abbiamo avuto una flessione dei visitatori dovuta al contingentamento, io ho visto questo momento in modo positivo, considerando che il rapporto con l’opera ci permette di offrire al visitatore qualcosa di più empatico, relazionale».MARTA 1 - 1Insomma, ha fatto di necessità virtù.

«Abbiamo utilizzato questo momento, laddove il decremento del pubblico poteva sembrare negativo, per realizzare, per esempio, la programmazione “Tesori mai visti”: tre giorni a settimana, più un giorno a settimana dedicato al pubblico “familiare”, abbiamo svelato attraverso la voce dello staff, personale tecnico-scientifico, reperti e tesori conservati fino a quel momento nei depositi, dunque totalmente inediti, mai esposti. Questo ha permesso allo staff un approfondimento scientifico e di ricerca e, al contempo, di proseguire nell’attività di educazione al patrimonio, riservata a un numero ristretto di visitatori osservando la massima sicurezza dell’opera. In tempi diversi, non avremmo potuto offrire questo tipo di lavoro, una cosa che è stata molto apprezzata. Questo ha incoraggiato l’adesione agli abbonamenti. Oggi, infatti, si può visitare il Museo a una tariffa più che promozionale, la chiamerei simbolica; dal “My MArTà”, agli abbonamenti “Family”, dalla coppia alla formula due adulti con minori, poi “Young” dai diciotto ai venticinque anni, infine “Forever young” per gli over 65, quella “Corpored”, stipulata con convenzioni con il mondo imprenditoriale a cui teniamo molto in quanto crediamo molto in una progettualità pubblico-privata».

Quali sono i turisti stranieri più interessati alle bellezze custodite dal MArTà?

«Quello più interessato, mediamente, è il pubblico francese, seguito da quello tedesco; gente molto colta e, soprattutto, molto interessata all’archeologia; il turismo culturale italiano è rappresentato da questa presenza significativa, Francia e Germania vantano una lunga tradizione di studi e fruizione dell’archeologia. Francesi e tedeschi, lo dicono i numeri espressi da altri siti pugliesi, non sono interessati al solo turismo balneare».

Se domani venissimo al Museo davanti a quali novità ci troveremmo?

«Intanto il nostro FabLab, nostro fiore all’occhiello: crea stampe in 3D dei nostri reperti; è in corso il progetto di digitalizzazione: 40mila opere open date, tanto che si potranno ammirare operatori e tecnici che lavorano alacremente, impegnati per i prossimi venti mesi a completamento del progetto; come detto, la visita dei nostri “Tesori mai visti”, per un pubblico di famiglie a cui teniamo in modo particolare; infine, un invito: il 12 luglio, con prenotazione obbligatoria sulla piattaforma, si potrà prendere parte a visite guidate per ammirare “I Capolavori del Museo”, occasione imperdibile».