Ibrahima, gambiano, da Taranto alla tv dei grandi chef

«Mio malgrado, in realtà miro a migliorarmi nella mia attività, orgoglioso dei miei datori di lavoro…», dice il trentunenne ragazzo sbarcato in Italia sette anni fa. Concorrente per “Cuochi d’Italia” con la cucina locale, Bruno Barbieri lo ha invitato a gareggiare al campionato del mondo di cucina. Da orecchiette, riso, patate e cozze all’afra, passando per il chere, uno dei piatti prelibati del suo Paese. «Ho fatto il preparatore in una scuola-calcio, il giardiniere, il lavapiatti: in cucina spiavo ricette e tempi di cottura, fino a quando un bel giorno…»

«Sono già felice così, orgoglioso di avere compiuto un passo dopo l’altro e dalla strada, dal mare e dal deserto, attraversati in fuga dal mio Gambia, essere passato dietro ai fornelli di un ristorante molto noto a Taranto». Così noto e coraggioso da meritare la menzione, Le Vecchie cantine, un ristorante che raccoglie solo indicazioni positive, di più, sui social. Segno che la scelta di Ibrahima, trentuno anni, da sette anni in Italia, paga. Quel ragazzone dal sorriso contagioso da più tre anni è diventato simile al brand del ristorante-pizzeria in via dei Girasoli, alle porte della città.

Ibrahima Sawaneh, trentuno anni, si mette in gioco e per gioco si candida per la Puglia nella trasmissione “Cuochi d’Italia”, il popolare format in onda su TV8. Lui, però, viene dal Gambia e sebbene la sua cucina parli pugliese, anzi tarantino, la selezione va così bene che gli propongono di gareggiare per il suo Paese natale,  il Gambia appunto, per “Cuochi d’Italia – Il Campionato del Mondo”.

«Da quando sono arrivato in Italia – confessa Ibrahima – ho studiato, non solo sui libri, ma in qualsiasi occasione ci fosse da apprendere e potesse migliorarmi, come professione e come uomo». Ibrahima, fin da piccolo, orfano di mamma ad appena due anni, si rimbocca le maniche, fa qualsiasi lavoro. Ovunque, dice, c’è da imparare: anche socializzare è un bell’insegnamento. Filosofia allo stato puro, bravo Ibra. Prova a fare il tecnico in una scuola-calcio. «Una quarantina di allievi – ha raccontato agli autori del programma “Cuochi d’Italia – Il campionato del mondo” – a cui provavo a dare lezioni più tecniche che tattiche, per quello c’erano fior di allenatori a pensare come fare imprimere uno scatto in avanti ai ragazzi più talentuosi; ho sempre amato il calcio, quello dei fuoriclasse senz’altro, ma amo questo sport perché credo che, come nella vita, sia importante fare squadra, sempre: ognuno deve dare fondo a tutte le sue risorse e metterle a disposizione del prossimo; quando parlo di squadra mi riferisco sì al calcio, ma anche al lavoro…».

«I FORNELLI, IL MIO REGNO»

Ibrahima, prima di diventare cuoco, attraverso tutti gli step richiesti da questo lavoro, ha fatto il preparatore di giovani calciatori, ma anche il giardiniere. «Anche il lavapiatti – non c’è da vergognarsi, anzi Ibra lo dice con legittimo orgoglio – perché qualsiasi cosa presa dal verso giusto ti dà esperienza: così puoi comprendere quanto tempo ci voglia ad avere nella massima disponibilità piatti e posate; fra fuochi e fiamme conoscere profumi e tempi di cottura di qualsiasi pietanza».

Come fosse un debutto in serie A, raccontano di Ibrahima. Il suo esordio arriva quando meno te lo aspetti. Centocinquanta coperti, ci pensa lui. Lo fa talmente bene che, se fosse stata davvero un incontro di calcio, a fine gara gli avrebbero consegnato il pallone, come se avesse messo a segno una tripletta in un derby. La sua tripletta sono quei centocinquanta coperti, straordinariamente soddisfatti. Con buona pace anche del titolare che, quasi fosse un talent-scout, vede bene in quel giovanotto alla soglia dei trenta. Ora, in tv, Ibra passa dalle  orecchiette al riso, patate e cozze all’afra, passando per il chere, uno dei piatti prelibati del suo Paese.

«GRAZIE, A CHI HA CREDUTO IN ME…»

«Orgoglioso dell’orgoglio di chi mi ha dato questa occasione di lavoro e crede in me, e dei conduttori del programma: durante le registrazioni non ho avuto nemmeno un po’ di paura, emozione quella sì: bravi gli autori a spiegare che, intanto, è un gioco ed essere lì, in tv, è già una vittoria, per me e per quanti mi hanno spinto a candidarmi prima a “Cuochi d’Italia”, per poi essere stato invitato dagli stessi autori e da Barbieri a provare a rappresentare il Gambia, il Paese dal quale sono venuto via sette anni fa…».

“Cuochi d’Italia” è un programma televisivo condotto dallo chef Alessandro Borghese, prodotto da Sky Italia e trasmesso su TV8 (replica su Sky). Dal 6 gennaio, in onda uno spin-off (una costola di quella trasmissione di successo): “Cuochi d’Italia – Il campionato del mondo”, condotto da Bruno Barbieri. In ogni puntata due cuochi, rappresentanti di altrettante regioni italiane, si sfidano in una doppia manche. A giudicarli, altri due chef stellati, Gennaro Esposito e Cristiano Tomei.