Taranto, strade affollate, lunghe code e ristoranti “sold out”

Le attività locali lavorano, ospitano turisti, offrono un profilo professionale di alto livello. Le due processioni, Misteri e Addolorata, fanno il pienone. Nonostante il tempo si alterni, la partecipazione è straordinaria. Felici gli esercenti, uno segnala due “portoghesi” alla polizia

 

Mature, un inglese stiracchiato, provano a fare le portoghesi. Cioè a non pagare una cena appena consumata. Fanno, si dice da queste parti, orecchio da mercante. Provvidenziale, interviene una pattuglia della polizia e scatta l’identificazione.

In una Taranto con un occhio ai Riti e uno ai turisti, accade anche questo. Giovedì santo, ora di cena. Due donne con accento inglese, anche se non sembra proprio quella la lingua-madre, fra i cinquantacinque e i sessant’anni, siedono a tavola, in un ristorante del centro, un soffio da piazza Immacolata. Consultano il menù, ordinano, consumano, ma prima del conto provano a darsela a gambe. Inseguite, raggiunte e invitate a “saldare”, reagiscono. Provano a divincolarsi, urlano, poi la telefonata alla polizia. Una pattuglia identifica le due signore e parte la denuncia.

 

C’E’ SEMPRE DA IMPARARE

«Non si finisce mai di imparare – dice il titolare del ristorante interessato da blitz e fuga raccontando un episodio recente – non si può stare più tranquilli: la gente si siede sempre più spesso per mangiare una pizza, piuttosto che consultare il menù, quando poi vedi stranieri pensi che possa lavorare e incassare; invece, ecco il raggiro che non t’aspetti: due donne, mature, ben vestite, guardano il menù, chiedono, consumano e vanno via, perché di pagare non vogliono proprio saperne; fermate dalla polizia, agli agenti hanno giustificato il loro rifiuto dicendo che il conto non era giusto: tutto questo, nonostante avessero letto menù, dunque piatti e prezzi, infine mangiato e con appetito aggiungo io; non so che dire, ma nel commercio, come dicevo, non si finisce mai di imparare».

Cozze e pesce, sono le superstar. Parola di tedeschi, francesi, olandesi, spagnoli, portoghesi. A seguire: grigliate, scampi, seppie e gamberoni. Poi, prima del conto il caffè, lungo per i portoghesi, espressino per gli spagnoli. Per non parlare, dicono i ristoratori, dei francesi: prima del pranzo, sulla tavola vogliono il cappuccino. Evidentemente i gusti sono gusti, giustificano gli esercenti; il cliente ha sempre ragione, aggiungono, e via di questo passo.

In questi giorni di Settimana Santa, Taranto ha accolto centinaia di turisti. Ristoranti e trattorie hanno lavorato. Le tradizioni religiose possono fare la differenza. Le processioni di Addolorata e Misteri, sono un grande attrattore. Due processioni fra stretti e vicoli, senza soluzione di continuità. La prima in uscita il Giovedì Santo, la seconda a sfilare il Venerdì Santo.

 

 

CITTA’ VECCHIA, CHE FASCINO

Dunque, Città vecchia, poi Cattedrale di San Cataldo, Museo nazionale, Castello aragonese, Lungomare e Ponte girevole, Concattedrale Gran Madre di Dio, piazze, centro cittadino. Non basta un giorno per visitare Taranto. Dunque, ecco il bis, i b&b che accettano prenotazioni e sfoggiano professionalità. Consegnano depliant, indicano anche la visita “mordi e fuggi” per chi ha fretta, ma anche un piano extralarge, invitando a restare nel fine-settimana, perché è una città che difficilmente rivedranno vivere con così grande intensità. Specie durante la Settimana Santa.

«Il turista – dice un altro ristoratore – quando non ha la colazione al sacco ed entra in un locale per pranzare o cenare, ha già le idee chiare; se non riesce a spiegarsi a parole, passa al frasario, infine fa ricorso a un dizionario universale, quello dei gesti: e, anche qui, scatta l’interprete; alla fine, un po’ di mestiere, e ci si capisce: mostriamo le sperlunghe».

Gli stranieri si fidano. «Un po’ sì e un po’ no – puntualizza un cameriere, tutto esperienza e adagi –  sono sempre meno quelli che non badano a spese e si lasciano consigliare, purché sia “tutto mare”; quelli un po’, come dire “stretti di petto”, col freno a mano, se potessero ti seguirebbero fino in cucina e ti darebbero anche una mano a fare i conti e ad arrotondarli: c’è stato un tempo in cui siamo stati martello, ora ci tocca essere incudine; l’importante è riuscire a portarsi la pagnotta a casa, in tempi di crisi ristoranti e trattorie non corrono il rischio di fare indigestione».