Olimpiadi francesi inquinate, rischio di malattie, dermatiti, problemi agli occhi

La sindaca ci regala il primo tuffo della stagione per mostrare che le loro sono “chiare e fresche, dolci acque”. Poi si sfila dal fiume di contraddizioni, indossa l’accappatoio, si sottopone a visite di controllo e dice “Oui, tre bien, allons enfant…”. Forza ragazzi. Un corno, aggiungiamo noi se le nostre nuotatrici mostrano graffi, un principio di dermatite e Paltrinieri prima della gara si allena in una normale piscina

 

Prima delle Olimpiadi, la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, accompagnata dal presidente del comitato organizzatore dei Giochi Olimpici e appresso una pletora di figure istituzionali si tuffa nella Senna. Lo documentano tutte le agenzie del mondo, fra quelle italiane, la più autorevole, l’Ansa, scrive in qualche modo che dopo le sue due bracciate, i francesi non soddisfatti del tuffo “sindacale” organizzano una competizione in acque libere con numerosi nuotatori professionisti. Questi sì che sono uomini.

Avviene dieci giorni prima della cerimonia inaugurale di Paris 2024. Pare, e sottolineiamo pare, rientrare l’allarme sull’inquinamento del fiume parigino: le autorità francesi sono fiduciose: le prove olimpiche di nuoto di fondo e triathlon potranno disputarsi senza problemi.

Sempre la stessa agenzia pochi giorni fa scrive che nonostante gli sforzi messi in atto dall’Amministrazione francese e dal Comitato olimpico per rendere balneabile la Senna e permettere le gare in acque aperte, i rischi sanitari per gli atleti delle Olimpiadi 2024 legati all’inquinamento della Senna non possono essere completamente eliminati. Ci sarebbe da aggiungere: bere o affogare.

 

 

EFFETTO-SENNA

Sì, perché gli effetti della Senna sulle nuotatrici italiane, sono sotto gli occhi di tutti. A prima vista non sfuggono le braccia ricoperte di graffi. Le nostre atlete vanno oltre, Il Fatto Quotidiano scrive delle nostre nuotatrici Ginevra Taddeucci e Giulia Gabrielleschi. Reduci dalla “Dieci chilometri di fondo” alle Olimpiadi, spiegano cosa significhi nuotare nella Senna. Si espongono davanti al mondo e ne hanno ben donde, dicono: «Speriamo non ci accada niente, incrociamo le dita». Noi, sommessamente: ma è proprio necessario gareggiare nella Senna? Non esiste un Piano B, un Piano C che trasferisca tutto in piscina congelando i primati olimpionici nelle diverse categorie in gara?

Ginevra e Giulia mostrano quei graffi sulle braccia. «Schiacciatevi al muro – ci hanno detto – e ci siamo impigliate in alcuni rovi». La domanda, puntuale, di un collega cui non sfuggono quei graffi, la rivolge per Fanpage.it .  Se li sarebbero procurati mentre nuotavano rasentando l’argine della Senna, sfregando le braccia contro muretti e cespugli di erbacce incontrati lungo il percorso della “Dieci chilometri di fondo”. La prima ha vinto la medaglia di bronzo, l’altra è giunta sesta.

Domanda: perché le nuotatrici azzurre hanno nuotato «rasentando l’argine della Senna»? Per caso è stato riscritto un nuovo regolamento per questa edizione, oppure c’è stato un intervento a parziale correzione sull’esistente? Mistero. Uno in più in una edizione nella quale abbiamo assistito a di tutto e di più.

 

«NON VI ALLONTANATE»

«Se ti allargavi anche di venti centimetri – dicono ancora le due nuotatrici – la sentivi bella forte, anzi ad ogni giro lo era sempre di più e in certi punti era impossibile pensare di procedere contro corrente: anche trovare sempre la posizione giusta ai giri di boa era un’impresa perché tutte cercavano il passaggio corretto, migliore per non finire risucchiati cento metri più giù». Basta così o andiamo avanti? Quante domande però, dirà qualcuno.

Situazione paradossale, scrive dal suo canto il Fatto Quotidiano. La Federazione italiana non è del tutto convinta. Diciamo che, italianamente, si pone al centro della vicenda: la risposta è sempre “ni”, cioè “sì” e “no” insieme.

Domenico Acerenza e Gregorio Paltrinieri, come le loro colleghe, non hanno fatto mancare il loro disappunto circa la situazione di disagio, tanto che hanno deciso di allenarsi in una piscina del circuito olimpico. «Ci fidiamo degli organizzatori – hanno dichiarato – delle professionalità medico-scientifiche deputate ai controlli della Senna, ma preferiamo evitare rischi di contaminazioni di qualsiasi genere provando il campo gara».

 

 

FINIRA’ ALLA FRANCESE

L’argomento meriterebbe maggiore spazio, maggiore approfondimento. Come andrà a finire, “all’italiana”. No, correggiamo il tiro, “alla francese”. Fosse all’italiana finirebbe con uno sberleffo, una “perculata” di quelle ciclopiche. Invece, “alla francese”, diventa un’altra cosa: l’importante è trascinare alla fine questa Olimpiade, poi se accadesse qualcosa a qualche atleta, si potrà dire che «è accaduto a casa vostra», perché il peso politico Oltralpe è un’altra cosa.

Eppure, l’uomo della strada, noi stessi, che la bazzichiamo, ci poniamo una domanda. Come mai esisteva un divieto di balneazione e a francesi e turisti era impedito anche di mettere un piede nel fiume della discordia. E, peggio ancora, quanti hanno provato a farsi un bagnetto, come la sindaca. Nessuno, vi giuro nessuno. Invece per lo sport e l’immagine della Grande Francia, questo e altro. E agli atleti: le regole sono riscritte, dunque “bere o affogare”.