Cento donne (italiane) che stanno cambiando il mondo

Non solo personaggi noti, dal cinema alla stampa. Il settimanale “D” (Repubblica) indica alti dirigenti d’azienda, atlete, un’astronauta, calciatrici che hanno sfidato preconcetti e ottusità. E adesso guidano settori strategici per l’economia italiana. E non possiamo che ringraziarle per il loro costante impegno.  

In copertina, appena ieri, l’attrice, ballerina e modella Sarah Gordy, nemmeno sfiorata dalla sua sindrome di Down. E’ l’orgoglio rosa, una categoria che mostra i muscoli a quello che comunemente viene considerato il «sesso forte». Cominciamo con il cancellare una espressione cara agli uomini quando vogliono indicare una donna di carattere. Ma quale «carattere» – dicono – è «una donna con le palle!». Volgarità sferiche a parte, queste cento donne che il settimanale di Repubblica, “D”, indica ai lettori e lettrici, potrebbero essere molte di più. Ma è il gioco della rivista Forbes: cento. E cento siano.

Così, riprendendo l’idea del quindicinale americano di economia, “D” ha espresso il meglio “made in Italy”. Certo, gli americani sono americani e, secondo una logica, come dire, tutta americana, la maggior parte dei fenomeni, che siano donne o uomini (ci sono top cento maschili), risiedono negli Stati Uniti. Ma l’idea delle Cento donne più autorevoli è loro, dunque, che se la cantino e suonino come meglio credono. Noi cambiamo almeno la base musicale.

Così, “D”, lancia la sua speciale chart italiana. Meno modelle e più modelli. Meno donne fatali e più donne cui ispirarsi. Con il giornale in edicola ieri, a fare da “panino” a Repubblica, è tornato l’appuntamento annuale con le “100 donne che cambiano il mondo”. Il magazine vuole indicare una strada, spiegare alle giovani che «…le condizioni di nascita, la grande lotteria della fortuna, contano poco: se vuoi, puoi». Donne attive pescate in più settori della società (quattordici i settori esaminati). Storie di creatività o di sport, di economia o di politica, di scienza o di giustizia, di ambiente o di diritti.

Dunque, se Forbes indica Greta Thunberg, Carola Rackete, Ursula von der Leyen, Christine Lagarde, Claudia Sheinbaum, sindaco di una metropoli difficile come Città del Messico, Sonita Alizadeh, afghana, che affida al rap la sua lotta contro il fenomeno delle spose-bambine, la versione cartacea di “D” ci racconta i fenomeni al femminile di casa nostra. L’intero elenco lo rimandiamo al cartaceo D-Repubblica, qui ci limitiamo a una menzione, a una scrematura delle tante manager a capo di aziende che rappresentano con orgoglio l’Italia in campo internazionale.

Dunque, «Le cento donne (italiane) che stanno cambiando il mondo». Successo giusto, indipendenza, libertà, legittimazione, riconoscimento. Riuscire ad emergere e assaporare gli effetti di un’auto-realizzazione personale e lavorativa è di per sé una grande soddisfazione, ma è inutile negare che per una donna, lo è ancora di più. Perché «…per una donna – scrive ancora “D” – la strada verso l’affermazione, purtroppo, è ancora una corsa a ostacoli».

Proprio per questo, le 100 donne italiane di successo del 2019 individuate da Forbes Italia non sono solo motivo di orgoglio nazionale ma anche una grande fonte d’ispirazione. Un concentrato di «competenze, creatività, carisma, tenacia, capacità» che delinea l’evoluzione dell’empowerment (consapevolezza, determinazione, carattere) femminile anche nei piani alti. Attrici e conduttrici che hanno dimostrato di sapere il fatto loro, designer emergenti, scienziate o icone dello sport, che hanno trasformato il sudore in medaglie e trionfi, imprenditrici e manager al timone di grandi aziende o di piccoli family business di cui sono la colonna portante.

Forbes Italia ha stilato «il meglio dell’Italia al femminile nel 2019» (in rigoroso ordine alfabetico) spaziando dall’enterteinment allo sport, dall’editoria all’imprenditoria, arrivando fino allo spazio (letteralmente). Fra le cento, le più note, considerando gli strumenti di cui dispongono: le conduttrici e giornaliste Lucia Annunziata (direttrice di HuffPost Italia), Laura Cioli (CEO del Gruppo editoriale GEDI), Lilli Gruber ( La7), Diletta Leotta (DAZN e Sky) e la “Iena” Nadia Toffa, che ha dimostrato coraggio e professionalità da vendere nell’affrontare e condividere la sfida più tosta della sua vita (un “male” da combattere). Uno sguardo al grande schermo: Paola Cortellesi, Valeria Golino e Micaela Ramazzotti; nello sport, la tuffatrice Tania Cagnotto e la calciatrice Sara Gama, capitano della Juventus femminile e della Nazionale, simbolo della battaglia rosa contro discriminazioni (sessismo, gender pay gap, maschilismo e pregiudizi nel mondo dello sport). Un applauso convinto, a tutte loro e alle “colleghe” che solo per questione di spazio non trovano menzione.

Nella lista di Forbes Italia, la prima italiana ad andare nello spazio, Samantha Cristoforetti. Insieme con lei, l’astrofisica Marica Branchesi, le grandi manager e imprenditrici come Katia Bassi (CMO di Lamborghini), Silvia Damiani (vice presidente dell’azienda di famiglia), Micaela Le Divelec (ad di Ferragamo e Elena Miroglio presidente di Miroglio fashion (il gruppo di Motivi, Elena Mirò, Fiorella Rubino, Oltre e così via…) e Cristina Scocchia (CEO di Kiko). Donne che si sono contraddistinte in percorsi e progetti vincenti che hanno fatto, fanno e faranno la differenza. Un bel successo, meritatissimo. E che questo riconoscimento non sia solo per un giorno.

Avete comprato Repubblica, bene. Ora, non lasciate l’allegato sul mobile d’ingresso o parcheggiato sotto l’ombrellone, per leggere dell’ennesima crisi di governo o passare di corsa alle pagine di spettacolo e sport. Dopo che l’avrete offerto, gentilmente, alla signora, chiedetele di passarvelo una volta letto. Ecco, gli uomini dovrebbero spesso sfogliare e leggere le pubblicazioni riservate a prima vista al gentil sesso (anche se “ha le palle!”, accidenti) e avvicinarsi un po’ di più a quell’universo che solo romanticamente definiamo “l’altra metà del cielo”. Perché spesso lo dimentichiamo. Proviamo a non distrarci. Buona lettura. E buona domenica.