“Se non godi il presente, non puoi pensare al futuro”

Kemo ha 28 anni e viene dal Gambia. È arrivato in Italia il 12 giugno 2015, fuggito da un Paese dove i giovani era rapiti dai ribelli che li obbligavano ad arruolarsi, imbracciare i fucili e aprire il fuoco contro i loro fratelli. “Il mio piccolo villaggio – racconta Kemo a voce bassa – è al confine con il Senegal. Vivevamo ogni momento della giornata con il terrore che qualcuno venisse a prenderci. Ti arruolano con la forza, contro la tua volontà. Non so come spiegarvelo: si viveva senza la possibilità di costruire. Non riesci a pensare al futuro quando non puoi goderti nemmeno un minuto del tuo presente”. Viveva in un bel villaggio: prima degli scontri che hanno insanguinato il Gambia lavorava in una fattoria circondato dalla campagna. Ma poi la paura divenne compagna di tutti i giorni. E di tutte le notti.

“Vennero a prendermi a mezzanotte. Mi bloccarono e mi caricarono su un’auto. Non sapevo dove mi stavano portando: pensavo solo a come fuggire. La prima cosa che mi venne in mente fu quella di lanciarmi fuori. E così feci”. Le sue mani tremano mentre racconta. “Mi lanciai dall’auto e cadendo mi ruppi una gamba. Mi allontanai aiutandomi con le mani”. Il dolore non ferma il desiderio di libertà e la voglia di vivere. “A salvarmi fu un uomo che passava da quelle parti. Mi aiutò a salire sulla sua bici e mi portò a casa sua”. Il viaggio di Kemo iniziò quella notte. Dopo quel rapimento e la libertà conquistata con le mani. E grazie alla bontà di un uomo che dopo averlo ospitato lo aiutò a fuggire. Prima in Senegal e da lì verso la Libia. “Ho lavorato per due mesi come pittore, ma sono stato pagato pochissime volte. Eppure non era quello che mi ha spinto ad andare via: la Libia non è un posto sicuro, sentivo lo stesso pericolo che avvertivo ogni giorno nel mio villaggio. E così decisi di partire. Me la ricordo ancora quella barca di plastica su cui eravamo ammassati in tanti”.

È arrivato in Sicilia e dopo quattro giorni è partito per Modugno. Qui la sua vita ha trovato finalmente un po’ di tranquillità: “A Costruiamo Insieme ho trovato finalmente la serenità per studiare: qui ho incontrato operatori che mi hanno fatto capire l’importanza della cultura e quindi ho scelto di impegnarmi in questa strada. Non è facile per chi arriva da un altro posto e quindi, grazie al loro sostegno, ho capito che devo innanzitutto imparare la lingua: le lezioni di italiano poi sono anche divertenti”. Kemo accenna finalmente un sorriso, quasi esorcizzando ricordi tremendi. “Sto studiando italiano e lo imparerò bene. Nel frattempo sto cercando anche un piccolo lavoretto perché so che posso fare bene in questo Paese. Guardo i ragazzi che lavorano qui e penso che vorrei diventare come loro”.