Italia, calo demografico, destinata a scomparire
Allarme lanciato dal presidente del Governo, Giorgia Meloni. Il New York Times pone l’accento su un tema delicato. Notiziari e quotidiani nazionali insistono e mettono al centro del dibattito quanto sta accadendo da vent’anni a questa parte nel nostro Paese. In un panorama sconfortante, si invocano interventi. E intanto la Puglia ha perso trecentottantamila ragazzi
L’Italia è un Paese destinato a scomparire. Detto così suona come un allarme, in realtà in questi ultimi anni non hanno fatto altro che confermare che l’italiano medio – sul quale facciamo ricadere, per comodità, tutte le nostre colpe – non pone attenzione al tema sulle nascite in Italia.
Abbiamo provato a studiare e mettere in relazione una serie di servizi apparsi fra siti, stampa e tv, sull’argomento. Ne hanno scritto e documentato dal New York Times al Foglio, fino al nostro TG3, quello regionale, in un interessante servizio firmato da Chiara Merico.
Tutto parte da uno studio americano, ripreso dal New York Times, che deve particolarmente amare la nostra terra, e non parliamo solo di Italia, bensì di Puglia, considerato che la stampa americana ha incoronata un anno dietro l’altro la nostra regione come la più bella del mondo.
Dunque, il NY Times, dicevamo. L’Italia, secondo una sua attenta analisi sarebbe il Paese occidentale che si sta rimpicciolendo a passo spedito. La provocazione del quotidiano americano: forse, il Belpaese, è destinato a scomparire nel giro di poche generazioni, salvo che non intervenga un radicale cambiamento.
RIPRESA LONTANA
Ripresa economica dopo due grandi guerre e il benessere che ne è derivato avevano spinto la popolazione italiana a mettere su famiglia, facendo registrare al Paese un notevole incremento demografico. A quei livelli l’Italia non è più tornata, anzi negli ultimi decenni ha fatto registrare un grave calo nelle nascite, senza che in questi anni ci sia stato una manifesta inversione di tendenza. Molte le città italiane che stanno vivendo una drastica diminuzione dei loro abitanti con un numero sempre maggiore di coppie che decidono di non fare figli, o di metterne al mondo solamente uno.
La cause sarebbero da ricercare non solo nel Covid che ha inflitto una pesante sferzata alle sicurezze degli italiani, con rincari in qualsiasi settore (a cominciare da quello alimentare). Sono praticamente vent’anni che la tendenza è la stessa. Più volte, ma a parole, è stato asserito che servirebbero politiche sociali che aiutino le famiglie, che permettano loro di restare nel mondo del lavoro e al tempo stesso di prendersi cura dei propri figli. Niente da fare, i propositi il più delle volte sono finiti nel vuoto.
E la situazione in Puglia? Dati dell’Istat, a dir poco allarmanti: nel 2027 la popolazione Puglia rischia di calare a due milioni e mezzo di abitanti, dai quasi quattro milioni attuali. Sono ben trecentottantamila i pugliesi all’estero.
PUGLIA, VIA TRENTAMILA LAUREATI
In dieci anni trentatremila laureati pugliesi hanno fatto le valigie, diretti per la maggior parte verso le località del Centro e del Nord Italia. Ma dalla Puglia si parte anche per espatriare. Secondo l’Aire, su sei milioni di italiani residenti all’estero trecentottantamila, si diceva, sono pugliesi. Una tesi confermata nel servizio del Tg regionale da Stefano Bronzini, rettore dell’università di Bari, e di Gianfranco Viesti, docente di economia applicata all’ateneo barese.
A proposito di Istat, il quotidiano Il Foglio, in un servizio a firma di Giulio Meotti, ha intervistato il presidente Istat, Giancarlo Blangiardo.
«La popolazione italiana sta invecchiando e si sta riducendo al ritmo più veloce dell’occidente, costringendo il Paese ad adattarsi a una popolazione di anziani in forte espansione che lo pone in prima linea in una tendenza demografica globale», ha dichiarato Blangiardo.
Il primo ministro Giorgi Meloni ha detto che l’Italia è «destinata a scomparire a meno che non cambi». Resta da capire quando sarà troppo tardi per uscire dalla “trappola della bassa natalità”. «Che la trappola esista è un dato di fatto e se le cose restano così, anche solo per inerzia, il finale della storia è noto», dichiara il presidente Istat al Foglio.