Samba: «Ho solo pregato»
«Sì, mi hanno detto che qualcuno si è lamentato che eravamo sulla rotonda, ma sinceramente non capisco perché: noi abbiamo solo pregato, che c’è di male?».
È genuinamente stupito Samba, 18enne del Senegal che pochi giorni fa ha festeggiato la fine del Ramandan sulla rotonda del Lungomare di Taranto. Quella mattina erano in tanti i musulmani che si sono dati appuntamento per condividere un momento di fede e tradizione in una terra nuova che li accolti e prova a fare del suo meglio per offrirgli l’occasione di ricostruirsi una vita. Le foto di quell’incontro sono finite sulla rete e hanno scatenato l’ira di tanti italiani.
«Davvero – rilancia Samba – non riesco a capire: pregare non è una cosa brutta, è qualcosa che unisce: cattolici e musulmani, ma anche altri. Durante la Settimana Santa alcuni ospiti di questa struttura sono stati alla chiesa del Carmine per conoscere i Riti di Taranto: gli operatori ce ne avevano parlato e c’è stato il desiderio di scoprire. Poi abbiamo visto la processione dei Misteri ed è stato bello vedere tanta gente per strada che con fede seguiva queste statue che camminavano lentamente. Io spero che anche da parte di chi qualche giorno fa si è lamentato possa essere la stessa volontà di scoprire, conoscere: è il primo passo per potersi parlare e capire».
Non c’è rabbia nelle sue parole. Il suo sembra più un accorato appello ad aprire gli occhi, le orecchie e il cuore. È scappato a febbraio dello scorso anno dal Senegal per problemi familiari: dopo la morte della mamma, Samba non era ben visto dalla nuova moglie del padre. È stato messo alla porta e così ha dovuto lasciare il suo paese. Sua moglie e sua figlia sono ancora lì, ma lui sogna di portarle qui in Italia: «mi piacerebbe che mia figlia guardasse il mare come ho fatto io e non avesse paura. Sì, ogni tanto penso al viaggio in barca e il mare diventa qualcosa di terribile, ma normalmente mi piace guardarlo, anche per questo quella preghiera sulla rotonda è stata così bello. Io spero solo che la gente non veda in ogni musulmano un terrorista: chi segue il Corano, non uccide. L’Isis è una follia e non devono essere considerati musulmani».
Nel suo cuore, però, le polemiche di questi giorni non hanno scalfito le poche certezze che ha acquisito da quando è qui: «i tarantini non sono razzisti e io non mi sento estraneo: ognuno fa la sua vita e onestamente, nessuno mi ha mai insultato. Taranto è una città di cuore».