Biodiversità e altre misure in soccorso di cetacei di ogni tipo
L’impegno del Wwf che celebra il “World Whale Day”. La varietà di organismi presenti nei rispettivi ecosistemi possono compiere il “miracolo”. Sofferenze a causa di sonar delle imbarcazioni e rumori, conducono questi animali di taglia gigantesca fino al suicidio. Fra qualche decennio potrebbero scomparire.
Grazie alla ricchezza di biodiversità presente nel triangolo fra Liguria, Costa Azzurra e Corsica, spazio di mare unico nel Mediterraneo, si possono osservare cetacei di ogni tipo. Dalla balenottera comune al capodoglio, dai fantastici globicefali a delfini, stenelle e lo zifio, odontocete particolarissimo che soffrirebbe, però, i sonar delle imbarcazioni e i rumori che possono portarlo fino al suicidio.
Detto del paradiso marino, la notizia che circola in questi giorni è di quelle allarmanti. In buona sostanza, se non si ridurranno emissioni, sovrapesca e effetti del riscaldamento globale, nel 2100 metà delle specie di balene in circolazione rischieranno l’estinzione. Subito una nota di conforto, ma che va sostenuta, evidentemente. Grazie a decenni di politiche di protezione in alcune parti del mondo la condizione delle diverse specie di balene poco per volta va migliorando. Ma, attenzione, il rischio non è affatto debellato: sei specie su tredici potrebbero ancora scomparire, anche se diverse popolazioni stanno tornando a crescere di numero.
In questi giorni ovunque si sta celebrando il “World Whale Day”, la giornata mondiale delle balene. Giganteschi, quanto complessi animali indispensabili per gli ecosistemi marini per anni sono stati oggetto di una caccia selvaggia. Negli oceani di tutto il mondo, che ricoprono il 70% della superficie terrestre, come si diceva, se non dovessero essere ridotte emissioni, una pesca spropositata e contenuti gli effetti del riscaldamento globale, fra ottant’anni metà delle specie marine rischieranno l’estinzione, fra queste anche le balene.
Nel Nord Atlantico, sono ormai pochissimi gli esemplari. Per fortuna, in altri mari del mondo le balene continuano a “cantare”. Ma per metterle al riparo davvero, dal traffico marittimo e all’inquinamento da plastica, è necessario uno sforzo maggiore. Secondo associazioni ambientaliste, entro i prossimi dieci anni bisognerà garantire che in un terzo degli oceani del mondo si vadano ad individuare aree marine protette. Oggi ridotte a un misero 2%.
L’occasione della Giornata mondiale delle balene, ricorda pertanto l’importanza di proteggere le specie che vivono nel Santuario marino di Pelagos (accordo sottoscritto fra Italia, Francia e Principato di Monaco a protezione della zona), specificando come inquinamento da plastica e traffico marittimo continuino a minacciare i cetacei che vivono in quest’area protetta da vent’anni, da quel 1999 in cui fu sottoscritto un accordo di protezione fra vari Paesi.
Pelagos conta oggi la più alta presenza di cetacei nel Mediterraneo per numero e densità: basta imbarcarsi in una delle tante spedizioni di “whale watching” (osservare le balene) organizzate da associazioni ambientaliste per rendersi conto della presenza e la bellezza di questi animali. Dalla stessa Liguria partono anche le spedizioni scientifiche che, come quelle realizzate da Wwf o dai Plastic Busters dell’Università di Siena, certificano come quell’area di maree non sia esclusa dal problema dell’inquinamento da plastica.
«Oggi la concentrazione di microplastiche nel Mediterraneo – scrive il WWf in una nota – è circa quattro volte superiore a quella dell’isola di plastica scoperta nell’Oceano Pacifico. A questa minaccia se ne aggiunge un’altra ancora poco conosciuta e studiata : l’inquinamento acustico. La presenza di numerosi porti come Genova, Livorno, La Spezia, Marsiglia e altri minori formano di fatto un’area densamente occupata da varie tipologie di navi con un forte contributo nei mesi estivi per le rotte turistiche. Le classi navali passeggeri e commerciali (cargo e tanker) rappresentano la maggior parte del naviglio che insiste nell’area e ciascuna produce un rumore a bassa frequenza che si propaga per decine di chilometri. In particolare l’alta densità navale presente in Pelagos impatta come sorgente diffusa e continua».
«Pelagos – prosegue la nota del WWf – è un’area soggetta a questo traffico e per preservare la salute dei cetacei il Wwf chiede il rilancio del Santuario e un supporto perché sia garantita una protezione efficace della popolazione di cetacei nel nostro mare. A Pelagos devono essere adottate misure che facciano esplicito riferimento alle linee guida sul rumore sottomarino valide in ambito internazionale».