Un vicebrigadiere salva una ragazza che voleva farla finita
E’ mezzanotte, Ponte Meier di Alessandria. Una telefonata avvisa i carabinieri. Una pattuglia a luci spente arriva sul posto. Un giovane siciliano in divisa scavalca il muretto, si siede accanto alla “vittima” e le parla. Storia di un angelo
Una storia a lieto fine. Cominciata nel peggiore dei modi, con quel male oscuro che si insinua nella mente di chi è debole. Difficile venirne a capo, perché se esiste qualcosa di imperscrutabile, quello è il cervello umano. E hai voglia di mandare l’uomo sulla luna o a visitare nuove forme di vita. Quelle ce ne sono e avanzano già qui, sulla terra. Così ci tocca assistere, comunque a leggere ad episodi come quello accaduto sul Ponte Meier di Alessandria, protagonista una ragazza, fragile, e il suo salvatore, che di nome fa proprio Salvatore, Salvatore Germanà, un ragazzo siciliano di Leofonte. Uno dei tanti ragazzi del Sud che fanno domanda, si arruolano nell’Arma e partono, vanno a Nord, non sempre benvisti, perché ancora secondo qualcuno – sempre più isolato – nel Terzo millennio ci sarebbe ancora differenza fra meridione e settentrione, fra bianco e nero.
Salvatore per molti è un eroe, per altri un angelo. È poco più di mezzanotte, una ragazza vuole gettarsi nel vuoto. Questione di attimi, quel briciolo di ragionamento la tiene in vita, ancora seduta lì sul parapetto del ponte Meier di Alessandria.
Non sappiamo come e dove, chiunque voglia farla finita – sarà incoscienza – prende coraggio e compie l’ultimo gesto. La ragazza che ha intesta il farla finita, fa una videochiamata alla madre per dirle di volerla fare finita. Pensate alla reazione della mamma, le domande che la donna pone a sua figlia. Una delle principali – proviamo a ipotizzare – «Dove ho sbagliato?». E, ancora una preghiera, «Ti prego, non farlo, hai fra le mani il dono più bello: la vita; non puoi gettarlo via così». Perché qualsiasi scusa possa avanzare la ragazza non vale il prezzo della vita. Ma è la fragilità, il male oscuro, il mostro contro cui in molti combattono ogni giorno: farla finita, cancellarsi dal mondo.
«MAMMA, BASTA!»
Mentre la ragazza parla con la mamma, provano a conversare, arrivano i carabinieri del Nucleo Radiomobile. Lo fanno con la massima discrezione, a fari spenti e senza sirene. Su quell’auto c’è Salvatore. Dice al collega di fermarsi, va bene così. Il ragazzo siciliano ci ha già pensato: deve intervenire di in prima persona.
Salvatore interpreta a modo suo il codice dell’Arma. Quello invita alla prudenza, a prendere tempo. Ma a mezzanotte non c’è tempo, così – ecco il coraggio, a mente serena – scavalca la balaustra e raggiunge la ragazza. Salvatore rivolge con un filo di voce una frase, di quelle rassicuranti. Ma la ragazza non vuole saperne, minaccia di buttarsi, lanciarsi nel vuoto e «farla finita».
Il vicebrigadiere, però, riesce a guadagnare la fiducia della ragazza. Si siede accanto a lei, a rischio della vita. Ci vuole poco in frangenti concitati che un ripensamento, uno strappo conduca di sotto entrambi, uno aggrappato all’altra.
Salvatore imperturbabile. Non pensa ai titoli dei giornali, a quell’ora ci sono solo lui, la ragazza e il suo collega. La cosa resterà fra loro. Così le chiede come si chiama e perché – in nome di dio – vorrebbe suicidarsi.
«VIA TUTTI, TRANNE…»
La ragazza non si fida di quanti stanno arrivando sul posto. Chiede di far allontanare tutti ad eccezione del carabiniere. I due continuano a parlare e ad un certo la giovane e il vicebrigadiere si alzano, si avvicinano in prossimità della balaustra. E’ in quel momento che la ragazza viene afferrata dagli altri carabinieri intervenuti. Basta un attimo, un ripensamento e la ragazza poteva tornare a passo di carica indietro, al proposito di farla finita. Ma è salva. Grazie a Salvatore, che il Cielo benedica quei genitori che segnano con un nome un proprio figlio, quella ragazza rivedrà la luce del mattino, sentirà l’abbraccio caloroso della mamma che non se la farà sfuggire una seconda volta.
Un gesto, quello del vicebrigadiere, che ha salvato una vita umana e che ha subito fatto il giro del web. Nonostante lui, il carabiniere, non volesse. Essere al servizio del prossimo fa parte del suo lavoro. E senza discriminazioni, nord-sud, nero-bianco. Il vicebrigadiere ha poi raccontato cosa ha detto alla ragazza per convincerla a non compiere quel gesto estremo. Ha convinto la ragazza parlando delle sue stesse a soltanto parlato delle sue stesse fragilità: «Siamo uomini anche noi carabinieri, abbiamo paura come tutti».
Ma, attenzione. Il vicebrigadiere Salvatore Germanà del comando provinciale dei carabinieri di Alessandria non è un eroe per caso. La sua professione unita alla sua attitudine ad agire con lucidità e prontezza lo hanno fatto diventare un angelo, non solo della ragazza che ha tentato il suicidio dal ponte Meier di Alessandria. Nel 2019, Salvatore trasse in salvo una bambina di sette anni salvata dall’annegamento. Un angelo.