Una donna insegue a bordo l’uomo della borsetta, lo investe e lo uccide
Omicidio Viareggio, l’imprenditrice agli inquirenti: «Lui mi ha minacciato di morte, che dovevo fare?». Ma il racconto non convince del tutto gli inquirenti. «Non abbiamo rinvenuto il coltello», ribattono. La Lega difende la donna e invoca l’applicazione di «tutte le attenuanti». La Nazione severa, l’Ansa fa cronaca
Omicidio Viareggio, Cinzia Dal Pino agli inquirenti: «Lui mi ha minacciato di morte. Che dovevo fare?». Ma il racconto dell’imprenditrice balneare non convince gli inquirenti: «Non abbiamo rinvenuto il coltello». La Lega difende la donna e invoca l’applicazione di «tutte le attenuanti». Lo scrive la Nazione il quotidiano toscano che interviene sull’episodio di cronaca svoltosi a Viareggio domenica sera, dove uno scippatore, un algerino di quarantasette anni, è stato inseguito da una donna, una imprenditrice di sessantacinque anni, che lo ha investito più volte a bordo della sua auto fino ad ammazzarlo per poi impossessarsi della sua borsa.
Fra i primi ad intervenire sull’accaduto, il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini. A caldo sui social scrive: «La morte di una persona è sempre una tragedia e la giustizia dovrà fare il proprio corso». Salvini aggiunge: «Questo dramma, però, è la conseguenza di un crimine: se l’uomo che ha perso la vita non fosse stato un delinquente, non sarebbe finita così. Voi cosa ne pensate?». Come spesso accade sui social, lo scrivente compie un breve sondaggio. Nonostante si parli di un essere umano ucciso barbaramente. Forse sarebbe stato il caso di sorvolare.
“DELINQUENTE” SI’, MA “OMICIDA” NO?
Viene dato del “delinquente” allo scippatore, Said Malkoun, ucciso brutalmente, investito più volte da un fuoristrada e non trovato in possesso di quel coltello con cui lo stesso, avrebbe – secondo la versione della Dal Pino – minacciato la donna, sessantacinque anni, imprenditrice. Non viene, invece, dato alcun appellativo alla signora, che in un impeto di rabbia, si sarebbe messa al volante e avrebbe prima investito l’uomo, un algerino di quarantasette anni, per poi passargli e ripassargli sul corpo tre, quattro volte (al vaglio degli inquirenti il video recuperato da una telecamera in zona).
Dare del “delinquente” è, forse – sottolineiamo forse – un indirizzo di massima ad investigatori e giudici. Cosa che non condividiamo. Del resto pare che la Lega abbia chiesto le attenuanti del caso. Non condividiamo, sia chiaro, lo scippo, che questo sia perpetrato da un bianco o da un nero ai danni di un uomo, figurarsi ai danni di una donna.
Il problema è un altro. Intanto la proporzione fra scippo e omicidio. Reati, fra loro, lontani anni-luce, anche perché la donna non ha subito violenza. Secondo la stessa, sarebbe stata minacciata con un coltello, ma di quell’arma – secondo gli inquirenti – non vi è traccia. L’uomo, con la refurtiva, aveva compiuto poche centinaia di metri, tant’è che la donna ha avuto il tempo di mettersi alla guida della sua auto, individuare in breve il suo scippatore e investirlo: una, due, tre volte. Scendendo dall’auto per tornare ad impadronirsi della sua borsa, risalire in auto e dileguarsi a bordo del mezzo. Come si diceva, perquisito l’uomo, gli inquirenti addosso non hanno rinvenuto alcun coltello.
LA PAROLA ALLA DIFESA
Nelle prime quarantotto ore la vicenda ha subito accelerate e inversioni di marcia, fino a delinearsi secondo il definitivo volere dei giudici che stanno seguendo il caso. «Non voleva uccidere, ma fermare, colpendolo alle gambe, l’uomo che l’aveva derubata: voleva recuperare la borsetta che le era stata portata via da Said Malkoun», dice l’avvocato difensore della donna, che riferisce le parole della sua assistita, di Cinzia Dal Pino, lunedì scorso accompagnata in carcere per omicidio volontario.
Impietose le riprese delle telecamere di sorveglianza di un esercizio commerciale. L’uomo viene schiacciato contro la vetrata di un negozio mentre camminava sul marciapiede. L’uomo, alle spalle reati contro il patrimonio e senza fissa dimora, è poi deceduto all’ospedale Versilia.
Come riportato dall’Agenzia giornalistica Ansa nei giorni scorsi, nel corso dell’udienza svoltasi al carcere Don Bosco di Pisa dove era stata portata dopo il fermo, la donna ha reso dichiarazioni spontanee, ripercorrendo quanto accaduto domenica sera, dalla cena con le amiche all’incontro con l’uomo che le ha portato via la borsa. Pare che recuperare il contenuto della stessa sarebbe stato il suo obiettivo. Non avrebbe chiamato poi la polizia subito perché – ha raccontato la Del Pino – il telefono era rimasto nella borsa. La donna avrebbe anche precisato di «non essere stata minacciata con un coltello ma che il quarantesettenne le avrebbe detto che l’avrebbe usato se non le avesse dato la borsa». Da quanto appreso però, la polizia addosso all’uomo non ha trovato alcuna arma. Sulle modalità del furto, sembra che l’uomo abbia preso la borsetta dopo aver aperto la portiera dell’auto della donna.
LA DONNA, «LUCIDA E CALMA»
Uscendo dal carcere, il legale della donna ha sottolineato quanto segue: «La rapina è avvenuta a distanza limitata da dove si è verificato l’investimento, circa 150 metri prima, e che nella borsa si trovavano documenti e chiavi di casa della donna, quanto l’ha indotta a preoccuparsi perché il rapinatore potesse utilizzare quegli elementi per commettere altri reati».
Intanto, sempre il quotidiano la Nazione scrive: «Nel video si vede l’uomo che cammina sul marciapiede, lei che sterza travolgendolo e schiacciandolo contro la vetrina di un negozio di elettronica per la nautica. Poi la donna ingrana la retromarcia e lo investe altre tre volte; infine, dopo averlo centrato quando è carponi a terra, scende, recupera la borsa, fa ancora retromarcia e si allontana. Fino a quando nella tarda mattina di lunedì gli agenti della Squadra mobile sono andati a prelevarla. “Mi aveva rubato la borsa”, avrebbe provato a giustificarsi. “Nessun commento, nessun pentimento”, nelle frasi pronunciate racconta uno degli investigatori con molti anni di indagini alle spalle. “Ci è apparsa lucida e calma, come in quel video”. Immagini che non lasciano margini di interpretazione».