Francesca, operatore di “Costruiamo Insieme”
«L’empatia prima di tutto, quando hai stabilito un rapporto con i ragazzi, tutto è più facile. Una volta compreso che l’amica e l’addetto all’accoglienza sono due cose diverse, il rapporto fila liscio. Anche i più esuberanti comprendono quanto sia utile avere riguardo nei confronti del sistema»
«Il primo colloquio, quattro anni fa, dal giorno seguente “affiancamento”, poi, una volta appresi i diversi compiti da svolgere, ero al lavoro in piena autonomia». Francesca, laurea in Scienze dell’educazione e della formazione, da quattro anni con “Costruiamo Insieme”, confessa l’empatia a prima vista. «Mi avevano suggerito di provare a contattare la cooperativa, inviare una mail con referenze e titoli di studio; sono stata chiamata subito, in ventiquattro ore, minuto più minuto meno, era in struttura».
Francesca è il sorriso di “Costruiamo”. Quando è al lavoro, se non è impegnata con un registro all’ingresso di una delle strutture della cooperativa, sicuramente è alle prese con un addobbo, un cartoncino, un cartellone, un albero di Natale. Ha uno spiccato senso del complemento d’arredo, qualsiasi cosa può essere più bella, basta metterci un po’ di fantasia. Fare accoglienza a partire dall’ingresso, colori e piccoli elaborati a testimoniare l’obiettivo principale della missione: l’integrazione. Far stare bene i ragazzi venuti dall’Africa. «Come se stessero a casa loro – puntualizza Francesca – non che sia la stessa cosa, ma provare a creare un ambiente il più possibile familiare, che non sia freddo…».Prima della sua esperienza con “Costruiamo”, un passo indietro. «Ho studiato, dire “sgobbato” è un parolone: di sicuro studiare materie avvincenti e affascinanti, rende tutto più facile; vengo da diverse esperienze, ho fatto servizio civile, assistenza a tossicodipendenti ai domiciliari; non riesco a starmene ferma: spendermi per la società e per il prossimo la vedo anche come una missione, il lavoro che ho cominciato a fare più avanti, dimostra che anche certe cose se non le fai con il giusto approccio e con altrettanto amore, diventano solo un compitino freddo e distaccato».
Altra materia, un corso affascinante. «Criminologia, nella vita tutto torna utile; si mettono in relazione una serie di insegnamenti, a cominciare dalla condotta proseguendo con il controllo dei comportamenti; non è uno studio semplice, ma se hai vocazione anche il difficile assume un altro aspetto per diventare successivamente materia utile per qualsiasi lavoro».
Il primo impegno di Francesca con “Costruiamo Insieme”. «Agli inizi ho cominciato ad occuparmi dei minori non accompagnati; con gli sbarchi di qualche anno fa erano diversi i ragazzi, anche piccoli, che arrivavano in Italia anche senza i genitori; occorreva dare loro la massima assistenza, ognuno di questi aveva un suo vissuto: non era semplice, lo studio mi ha aiutata, ho subito applicato sul campo quanto avevo imparato studiando sui libri; è una immersione totale nella tua coscienza e nel prossimo, comprendi quanto sia utile e bello impegnarsi per dei piccoli che non sanno a cosa vadano incontro, se non al senso di libertà: parliamo di percezione, poi occorre comprendere cosa sia per loro la libertà, essere felici…».Una cosa le è balzata subito agli occhi. «Lo stile di vita – confessa Francesca – quella è la prima cosa, lì è cominciata la mia “missione”, fare il possibile perché i piccoli comprendessero quanto fosse importante accettare consigli e che ognuno di noi, io e loro, doveva fare il suo: io, compiere passi in avanti nei loro confronti; loro la stessa cosa avvicinandosi al nostro di mondo. Una volta compreso che la vita è fatta di compromessi, sei già a metà del compito. Non possiamo cambiare il nostro vissuto per compiacerli, non saremo onesti nei loro confronti: una volta lasciato il Centro di accoglienza, devono sapere che “là fuori” c’è un mondo, delle regole, anche gente diffidente, ragazzi che prima di rivolgere loro un saluto vogliono capire, attività che possono anche offrire un lavoro, ma a certe condizioni…».
E’ come se spiccassero il volo. «Cerco di inquadrare i ragazzi, per noi stessi italiani la vita può riservare sorprese, così è bene che sappiano che abbiamo uno stile di vita diverso, che l’aspetto principale è il rispetto delle regole; fino ad arrivare ad uno degli argomenti più articolati: la donna; l’approccio con una donna – devono sapere – non è semplice e non perché le ragazze di qui siano complicate: i nostri ragazzi, per natura, sono espansivi, così bisogna far capire loro che a una esuberanza innata va posto un freno. Dunque, bisogna prima spiegarglielo, ripeterglielo se il caso lo richiede: una volta assimilate certe regole, tutto va nel senso di marcia giusto».
Dovesse giudicarsi, Francesca. «Mi sforzo di far capire ai ragazzi, che non devono confondere i due ruoli: quello di amica e quello di operatore. Mi spiego, qualcuno mi vede come una “carabiniera”, come si dice da queste parti: una intransigente, che non sorvola su nulla, a costo di sembrare antipatica; anche questo è un passaggio che i ragazzi hanno perfettamente compreso: nella vita penso di essere sostanzialmente disponibile, uso toni morbidi, ma il lavoro mi impone certi ruoli: devo essere pignola, far rispettare regole e, fra queste, quelle sulla disciplina dalle quali è bene non prendere mai le distanze, neppure di un solo centimetro. Poi alla distanza, i ragazzi comprendono: il mio modo di essere traspare dal mio carattere, solare, sorridente; sorridere è il primo passo verso la soluzione di un qualsiasi problema; mai farsi prendere dall’ansia: le cose vanno risolte con la massima serenità».
Un’attestazione di affetto. «Detto che sono soddisfatta del mio lavoro all’interno di “Costruiamo Insieme”, del riscontro quotidiano nel mio impegno verso il prossimo, con i ragazzi ospiti del Centro di accoglienza c’è grande empatia; qualche volta mi tocca far ragionare qualcuno più di altri, ma la soddisfazione è tutta in una frase: “E Francesca, dov’è?”, insomma quando non ci sono gli manco…».