Vincenzo Leo, presidente SIB-Confcommercio
«Colpo mortale subito da una risorsa che dava al Paese un 17% del Prodotto interno lordo. Qui non solo spiaggia e mare, ma agriturismo, enogastronomia, bellezze naturali e culturali. Riprendiamo a fine mese, con le dovute accortezze. Ma Emiliano metta alla porta i burocrati, per qualsiasi consulenza il settore di candida a costo zero»
«Non solo gli stabilimenti balneari, anche l’agriturismo rischia di farsi seriamente male se non saranno adottate veloci contromisure per ripartire dal “dove eravamo rimasti”». Vincenzo Leo, presidente provinciale del SIB, il Sindacato balneari italiani che aderisce a Confcommercio e Confturismo, fa una disamina di una crisi, scaturita dal Covid-19, ma avvitatasi a quelle che lo stesso considera le «solite inutili e oziose strade della burocrazia», che rallenterebbero una ripresa fondamentale. Non solo per il territorio, ma per l’intero Paese. «Abbiamo posti e risorse che altrove possono solo sognarsi, la Puglia non è solo spiaggia e mare, ma anche enogastronomia, agricoltura, bellezze e cultura, basta con leggi e leggine che disorientano, scoraggiano chiunque voglia investire o riprendersi quanto investito in questo fazzoletto di mondo».
Cominciamo da una breve panoramica sulla situazione, a oggi.
«C’è un’ordinanza della Regione Puglia, si riapre il prossimo 25 maggio: una buona notizia, ma ci toccherà dare un’accelerata per essere pronti, secondo le norme in fatto di sicurezza sanitaria, grossomodo il 29 di giugno, domenica con vista sul “ponte” con il 2 giugno».
Un’ordinanza che molti auspicavano, proviamo vedere il bicchiere mezzo pieno.
«Intanto un segnale all’intero Paese, dal punto di vista psicologico ha bisogno di un forte incoraggiamento: mare e spiagge, da sempre sinonimo di benessere psico-fisico; stiamo lavorando per assicurare accoglienza e sicurezza, dare un impulso economico a un territorio in difficoltà, forse anche a causa di una industria che non risponde più al modello occupazionale di un tempo, come se l’acciaio fosse la cura di tutti i mali».
Ingresso, ombrellone, lettino, filosofia e accortezze previste alla ripartenza.
«Intanto, all’ingresso: mascherina e distanza fra utenti, suggeriamo il pagamento mediante carta di credito – anche se il wi-fi, succede, potrebbe generare problemi – per essere accompagnati da un nostro addetto, una sorta di steward, alla postazione prescelta: questo permette di non far perdere ulteriore tempo al cliente; una volta sistemati, si può anche fare a meno della mascherina e, finalmente, entrare in acqua: niente è più sicuro di mare e sabbia, lo dicono gli esperti; questi due elementi annientano letteralmente il virus, il resto è nelle mani dell’utenza, che deve rispettare distanze e protocolli in tema di sanificazione, per il bene di tutti. Il nostro personale provvederà a sanificare postazioni e complesso balneare».Nessun privilegio.
«Ogni attività gestirà il flusso della clientela secondo una propria strategia; personalmente, ho pensato di privilegiare intanto gli abbonati, patrimonio per qualsiasi struttura che in questi anni ha svolto la sua attività nella massima professionalità; questo, però, non escluderà i “giornalieri”, pubblico che dispone del solo fine-settimana rispetto al resto dell’utenza. Infine, potrebbe esserci un problema-sicurezza generato da quei cittadini che impegnano la spiaggia pubblica e transitano dallo stabilimento: sarà un bel problema gestire l’eventuale flusso di bagnanti di passaggio in fatto di norme sanitarie: staremo a vedere, confidiamo nel buon senso da parte di tutti».
Il confronto con amministrazioni e istituzioni.
«Sono in costante collegamento, mediante social e videoconferenze, con l’assessore regionale all’Industria turistica e culturale Loredana Capone; ho un filo diretto con i sindaci dell’area orientale e il primo cittadino di Taranto, Rinaldo Melucci, molto attento ai temi del turismo e della balneazione; argomento ricorrente, come strutturare un piano sulle spiagge pubbliche e organizzare un servizio di vigilanza: troveremo una soluzione».
Mancato guadagno e investimenti per far fronte alle disposizioni in tema di sicurezza sanitaria. Il settore che perdita registrerà in percentuale?
«Da calcoli approssimativi, le perdite che registrerà il settore balneare sono quantificabili intorno al 40%, non solo a causa del mancato guadagno di esercizi come bar, ristoranti e pizzerie collegati a stabilimenti e impegnati non solo dall’utenza “da spiaggia”; fra il mancato guadagno anche l’assenza di turisti stranieri: non sappiamo quando, e se, saranno riaperte le frontiere per favorire l’arrivo di un’altra importante percentuale di fruitori di bellezze e strutture della nostra terra; l’Europa non ci sta aiutando: ha segnalato Italia e Spagna come mete ad alto rischio; e pensare che la stessa Unione aveva avanzato l’ipotesi di mettere le nostre spiagge all’asta e consentire a investitori esteri di impossessarsi di un bene di primaria importanza per lo sviluppo del nostro territorio…».
C’è un aspetto che rallenta la ripresa?
«La burocrazia, una sciagura simile al virus: esistono leggi che rimandano al 1939, mentre è cambiato l’intero mondo rispetto a ottant’anni fa: siamo schiavi di codici e decreti, non se ne può più. Se davvero vogliamo risollevare le sorti del nostro Paese, dobbiamo sburocratizzare la macchina dello Stato, i paletti posti dai codici hanno provocato collasso e danni incalcolabili a un settore che da solo rappresenta il 17% del Pil…».
Infine, un pensiero rivolto a un tavolo regionale che possa raccogliere le istanze di addetti ai lavori.
«Un invito al presidente della Regione, Michele Emiliano, verso il quale nutro stima e rispetto: presidente, non sostenga i burocrati con inutili quanto costose consulenze, noi del settore i consigli glieli diamo a costo zero. Mancano piani regolatori, in compenso sul litorale esistono strutture abusive. Le task-force le trovo pressoché inutili; Emiliano si fidi dell’esperienza e della conoscenza di gente che è fra le pieghe di turismo, cultura e indotto da una vita: inviti un “tecnico” per ciascuna categoria, ma ad una sola condizione: che i burocrati ne restino fuori!».