Emirati Arabi, schiaffo alla povertà

Centosessantunomila euro per quattordici invitati. Più di diecimila euro a testa. Padroni di spendere quello che vogliono, ma forse non di mostrare il proprio status economico mentre c’è gente che non mangia tutti i giorni. Ma ristoratore e commensali si difendono, mentre i follower sui social attaccano senza mezzi termini. «Non solo è un ristorante costoso, è inavvicinabile per il 99,999% della popolazione: Salt Bae, sei stato davvero insensibile a pubblicarlo»

pexels-photo-259249Sia chiaro, chiunque è padrone di spendere, avendone le possibilità economiche, qualsiasi cifra. Si sa, che al mondo ci sono ricchi, non molti, e poveri, la maggior parte. Ma tante volte ai primi, cioè ai ricchi, non guasterebbe un po’ di rispetto per chi non può godere di cene e vini costosissimi, fino a superare un conto di 161mila euro per sole quattordici persone: una media di oltre diecimila euro a testa.

Tutto accade l’altro giorno, come hanno riportato Corriere della sera e Fanpage, quando ristoratore turco, Salt Bae, pubblica su uno dei social del suo locale dalle mille e una notte lo scontrino di una cena di quattordici persone al “Nusr-Et Steakhouse”. Non appena posta lo scontrino, subito la levata di scudo di clienti e fan del locale che non gradiscono il gesto, considerato fuori luogo. Insomma, con tutta la stima e tutto il bene che possano riconoscere e volere a uno dei ristoratori più facoltosi al mondo, non era il caso di fare tutto quel can-can mediatico: c’è gente che soffre, gente che non può mangiare nemmeno una sola volta al giorno, e il ristoratore presenta sui suoi social un conto di 161mila euro per quattordici commensali.

«LA QUALITA’, MAI COSTOSA»

Il cattivo gusto, segnalato dai più, è stato superato quando il ristoratore non soddisfatto della visibilità già ricevuta da quella cena pagata a peso d’oro, ha aggiunto un commento, anche questo a nostro avviso da risparmiarsi: sotto la foto dello scontrino, il commento: «la qualità non è mai costosa».

Il Corriere della sera, con la solita perizia giornalistica, fa un’attenta disamina. Durante la cena i signori seduti al tavolo dei “centosedicimila euro”, hanno consumato: cinque bottiglie di vino rosso Petrus (85.404euro), due di Petrus 2009 Louis XIII (52.562euro) e una di Chateau Margaux (4.072euro), per proseguire con bevande “povere” come una birra Heineken (14euro), un Negroni (19,55euro) e quattro cocktail Virgin mojito (47euro). Ciò detto, il Corsera, nella sua generosa analisi, contesta come eccessivi i 106euro per nove bottiglie di acqua naturale e i 72euro per le sei di acqua frizzante.

Esagerata è sembrata anche la spesa per i singoli piatti: i facoltosi clienti dei quali non è dato sapere l’identità, hanno ordinato due Istanbul steaks ricoperte di foglia d’oro (2.370euro), due Ottoman steaks (1.444euro), due filetti di manzo (1.181euro) e altre 11 bistecche di manzo (1.025euro), proseguendo con cinque porzioni di carpaccio di manzo (314euro), un antipasto di carne cruda affettata sottilissima (295euro), quattro porzioni di patatine fritte (47 euro) e 15 baklava ricoperti d’oro (1.538euro). L’oro, rappresentato con foglie sottili o sottoforma di “condimento”, è una specialità della casa. Giustifica il prezzo delle portate.

Poco meno di trentamila i commenti inoltrati a Sal Bae. «È un conto totalmente folle: sono circa 98 milioni le persone al di sotto della soglia di povertà, qual è lo scopo dietro la pubblicazione di queste cose? Smetterò di seguirti e spero che tutti facciano la stessa cosa: vergognati!», scrivono follower arrabbiatissimi. Qualcuno, davvero contrariato, va giù ancora più duro: «È pura follia: non si tratta nemmeno di buon cibo, questo è solo un prezzo da criminali. Ego allo stato puro!». Questi i primi commenti, tanto per gradire.

pexels-photo-11202308«VERGOGNA!»

Considerando i tempi che attraversiamo, uno fra i tanti commenti è stato decisamente più incisivo: «Non solo è un ristorante costoso, è inavvicinabile per il 99,999% della popolazione: Salt Bae, sei stato davvero insensibile a pubblicarlo».

Sulle pagine di Fanpage, invece, viene a galla il motivo di quella cena così costosa. L’addio alle corse da parte dei piloti di Formula 1 e dei loro più stretti amici, il giorno dell’ultimo Gran Premio svoltosi proprio ad Abu Dhabi, a Sebastian Vettel, leggenda dell’automobilismo. «Quello scontrino pubblicato – riporta Fanpage – è solo spazzatura! Siamo persone normali, non abbiamo ordinato caviale o mangiato con il cucchiaio d’oro: avevamo un menù fisso, alcuni di noi hanno una dieta che richiede particolari accorgimenti, come ovviamente Luis Hamilton, che è vegano».

Tutto è bene quel che finisce bene. Ma tante volte, la foga e il momento concitato al quale si vuole dare giustificazione, fa compiere passi e offese inutili. Non era, infatti, in discussione quello che un pilota di Formula 1 o un altro riccone di passaggio dagli Emirati Arabi, spendesse quanto gli pare per un pranzo o una cena, bensì il buon gusto della discrezione. Ordinare, consumare, chiedere il conto e stop, senza ostentare la propria posizione economica. I nostri vecchi saggi dicevano che quando si mangia, non si parla. Un motivo doveva pur esserci se facevano passare questo insegnamento.