Giulia, neolaureata barese lancia un appello ai colleghi studenti

Un pensiero che fa il giro del web. «Per chi non ce l’ha fatta, chi ha mollato, chi non si è sentito all’altezza, ha trovato solo porte chiuse e non crede più in se stesso», Incassa tremila “mi piace” e interessa la stampa nazionale

«A chi non ce l’ha fatta, a chi ha mollato, a chi non si è sentito all’altezza, a chi ha trovato solo porte chiuse, a chi non crede più in se stesso, a chi ha pianto notti intere pensando a quell’esame, a chi non è riuscito a respirare per l’ansia, a chi si è dato la colpa di ogni fallimento, a chi ha preferito morire invece che fallire ancora. A me, che alla fine ce l’ho fatta». E’ una parte del post che Giulia, studentessa appena laureata, ha pubblicato su Instagram. Oggi funziona così, magari la stessa protagonista della scossa, del diretto dritto alla bocca dello stomaco, non sapeva nemmeno che quel suo sfogo finisse sulla stampa, i giornali. Fra i più attenti nella disamina, provocatoria se vogliamo, è stato il Corriere della sera. Ma non sulle pagine locali, bensì sul nazionale. Perché quello rifilato ai “naviganti” (di internet) da Giula è un destro che metterebbe a tappeto qualsiasi coscienza.

Più e più volte – scrive Corsera – Giulia, ventitré anni, ha pensato di gettare la spugna. Ansia, notti insonni, l’emozione, che proprio sul più bello potesse tradirla. E, invece, la ragazza pugliese affronta gli esami, uno dietro l’altro, consegna la tesi e, alla fine, si laurea in Lettere Antiche all’Università “Aldo Moro” di Bari e Taranto. Restano scolpite nella sua mente, si legge sulla stampa e sui social, le difficoltà incontrate, fino a mettere nero su bianco una tesi tutta da leggere: “La censura nel cinema italiano da Totò e Carolina a Totò che visse due volte”. E qui scatta la dedica riportata puntualmente dal Corriere della sera.

Foto Corriere.it

Foto Corriere.it

GIULIA, GRAN TEMPERAMENTO

Giulia non solo ce l’ha fatta, scrive il quotidiano. E’ anche riuscita a dare ampio risalto al suo messaggio. Lo ha postato su Instagram, raccogliendo circa tremila consensi, quelli che in gergo si chiamano “like”, un po’ come l’indice di gradimento dei programmi televisivi. Giulia parte e arriva dritta al cuore, le sue parole, toccanti, vanno forse oltre l’effetto sperato. La neolaureata diventa un simbolo. Scrive: «Nessuno parla mai di loro – riferendosi agli sconfitti – perché nessuno pensa mai a chi non ce la fa più, a chi si porta quell’esame dietro per anni e non perché non studia, ma perché qualcuno ha deciso che quella domanda sulla nota a pie’ di pagina di uno dei tre libri da 500 pagine a cui non ha saputo rispondere, vale la bocciatura. La mia tesi, la mia laurea, tutti i miei sacrifici, li ho dedicati a chi ha passato notti intere a piangere, notti insonne a domandarsi: “ne vale davvero la pena?”, giornate a studiare sui libri per poi sentirsi dire che non era abbastanza. Ma non è così».

Secondo Giulia, chiosa il Corsera, a contribuire al problema ci si mettono anche i media. «Sui giornali capita spesso di leggere di studenti che si laureano più volte e/o in tempi record – scrive – e questo tipo di confronto crea molta pressione, perché ognuno ha i suoi tempi e le sue difficoltà. Penso per esempio a chi ha ridotte disponibilità economiche ed è costretto a lavorare per permettersi gli studi».

010_tesidilaureaQUANTI “LIKE”!

Sono in molti ragazzi a ringraziare per le sue parole, il web si inchina al suo pensiero, nel giorno dell’incoronazione a neolaureata. «Sono stati gentilissimi – ha ricambiato Giulia – mi sento davvero grata per tutti i commenti ricevuti. Qualcuno mi ha perfino scritto raccontandomi la sua storia». «Ho il pallino della scrittura – conclude nel suo appassionato intervento social – e mi piacerebbe diventare una giornalista o una insegnante. Sto già scegliendo la Magistrale, ma non essendomi trovata bene in Italia sto valutando l’opzione di studiare nuovamente fuori. Per via della lingua mi piacerebbe trasferirmi in Inghilterra, ma la Brexit e il costo delle università locali sono ostacoli non da poco. Si vedrà». Intanto, cara Giulia, grazie per averci ricordato tre, quattro cose che non dovremmo mai dimenticare. A partire dai sacrifici, non sempre sufficienti da parte dei genitori, per proseguire con quelli che – giustamente nella tua riflessione condivisa da tremila ragazzi – fanno migliaia di ragazzi per “mantenersi agli studi”. Noi ci uniamo alle tue dolcissime dediche e ci rivolgiamo ai ragazzi arrivati quasi sul filo di lana, senza tagliare il traguardo. Ragazzi, c’è sempre tempo. Fermatevi un attimo, riprendete tutto il fiato di questo mondo e riprendete la corsa. La corona non è poi così lontana.