Khira, chiede rispetto, anche a costo di essere licenziata
Assunta da un’azienda con altre mansioni, si rifiuta di lavare i vetri. «Il mio ruolo doveva essere un altro; nel colloquio di lavoro non avevamo mai fatto cenno a certe modalità: avrei respinto, ho seri problemi alla schiena». Il suo video su Tik Tok conta un milione di follower. Commenti contrastanti: chi è dalla sua, chi le dice che avrebbe dovuto sorvolare, perfino chi le ha dato dell’«esagerata»
Se tutti facessero come Kisha, la coraggiosa ragazza che si è rifiutata di svolgere un lavoro che non le competeva, registreremmo un grande effetto domino del quale si gioverebbero tutti. Perfino la stessa protagonista della nostra storia, che assunta con mansioni evidentemente diverse, si è vista fare una richiesta della quale non si era nemmeno fatto cenno nel colloquio di lavoro.
Prendiamo spunto dai social sui quali la stessa Kisha ha lanciato il suo messaggio (un milione di visualizzazioni!) per il quale ha registrato la solidarietà di noi tutti. Ma anche di uno dei quotidiani, Il Mattino, che si è sempre schierato dalla parte dei più deboli, a maggior ragione quando nell’occhio del ciclone ci finiscono i neri, gli immigrati, verso i quali presunti datori di lavoro pensano di poter avanzare qualsiasi tipo di richiesta per pochi soldi.
UN MILIONE DI VISUALIZZAZIONI
«Oggi sono venuta al lavoro – racconta Kisha – e, insomma, il manager entra, guarda le finestre, le porte, i vetri, e mi fa: “Vai a prendere spray, pannocarta e pulisci tutto!”». Questo il suo esordio in quella confessione-social che in molti hanno condiviso e sostenuto, complimentandosi con la ragazza per la risposta data al suo interlocutore. E riconoscendole anche il coraggio manifestato nella circostanza. I sindacati dovrebbero indignarsi. Intanto non assistere solo gli iscritti, ma intervenendo e facendo opera di convincimento con titolari e sottoposti, in questo caso manager o presunti tali, per far comprendere a questi che un lavoratore non può essere sfruttato.
Kisha, si diceva, ha condiviso la propria esperienza tramite un video pubblicato sul suo account TikTok e in poco tempo ha raggiunto il milione di visualizzazioni. Sul Mattino, la giornalista Hylia Rossi compie un focus sulle migliaia di commenti a proposito delle mansioni a lavoro e su quanto sia giusto fare più di ciò che è indicato dal proprio contratto e dal ruolo che si è accettato.
SCHIENA DRITTA
Alla richiesta del responsabile del personale, che lei indica come manager, e che le chiede di lavorare di gomito, darsi una mossa e pulire i vetri, Kisha mantiene la sua legittima posizione. Così risponde: «In che senso pulire i vetri? Non è tra le mansioni del mio lavoro: non lo faccio, questo è compito di Jeremiah, un collega, non il mio, poi ho problemi con la schiena…».
Insomma, prima di inviare un curriculum a un’azienda è bene informarsi sul tipo di lavoro offerto, magari entrando nei dettagli anche a costo di sembrare troppo pignoli. Una puntuale descrizione curriculare, è bene saperlo, include le diverse mansioni che saranno svolte in caso di assunzione. Perché si segnala anche questa modalità: perché capita spesso che queste liste non siano complete e venga richiesto al lavoratore di fare qualcosa di cui (non volendo?) non si faceva menzione.
OPINIONI A CONFRONTO
Come è andata a finire prima dell’allontanamento di Kisha dal posto di lavoro. Dopo un nuovo, secco rifiuto, il responsabile ha chiamato una seconda dipendente che, alla fine, si è diretta verso la vetrata da pulire (documentato nel video) e ha completato l’opera.
Delle migliaia di interventi registrati da video, tre scuole di pensiero. La prima: «Hai fatto bene, con il tuo comportamento hai tutelato chi ti succederà». La seconda: «Era proprio il caso? Con la mancanza di lavoro che circola, dovevi abbozzare». La terza, che ovviamente, non condividiamo, ma vale la pena riportare anche un coro stonato: «Hai esagerato e meritato il licenziamento».
Come anticipato, invece, il sacrificio di Khira servirà a chi, nero o bianco che sia, a farsi rispettare più di quanto non facciano datori di lavoro, capi del personale, responsabili aziendali.