Corriere, licenziato perché lamentava turni massacranti

Centocinquanta pacchi da consegnare in sei ore. Sarebbe stata questa la media denunciata da un giovane che svolgeva anche attività sindacale. «…Abbiamo un codice di condotta rigoroso», ha risposto Amazon, che ha affidato lavoro in subappalto a una ditta della quale faceva parte l’operatore oggi senza lavoro. «Forse il voler far rispettare ritmi più umani ha infastidito qualcuno…»

 

Dura la vita del corriere. Chiedetelo a Valter, uno dei tanti ragazzi che svolge questo lavoro di professione. E quando l’attività è, per giunta, in subappalto, l’affare si complica. Vero. Perché la storia occorsa a Valter è tutta da raccontare, scapperebbe da ridere, sarebbe sceneggiatura utile per quelle comiche di un tempo dal primo Charlot all’ultimo Benny Hill, per intenderci quei video veloci sempre cliccatissimi su Youtube.

Invece, c’è poco da ridere, specie quando di mezzo c’è un posto di lavoro, una famiglia, un giovane, che di quello stipendio – piccolo o grande che sia – ha bisogno. La storia del giovane dipendente del quale scriviamo è apparsa in questi giorni sul “Corriere fiorentino” (Corriere della sera) a firma di Jacopo Storni, puntuale cronista che ha raccontato nei dettagli la versione di Valter e, come è giusto che fosse, anche la posizione di Amazon (nella vicenda società che ha assegnato le consegne in subappalto a una ditta). Al colosso americano, quanto spiegato da Valter, non risulterebbe: «…Abbiamo un codice di condotta rigoroso».

 

 

GRAZIE, “CORRIERE”

Ma entriamo all’interno della storia, grazie al “Corriere”, che fornisce subito i numeri: centocinquanta pacchi al giorno da consegnare in circa sei ore di lavoro. Detto così, sarebbe una media di due minuti e mezzo per ciascuna consegna. E tutto questo, nonostante il traffico – scrive il quotidiano – le difficoltà di portare a termine una consegna qualora i cittadini non aprano immediatamente il portone; nonostante il carico e scarico talvolta di mezzi pesanti; nonostante le pause pranzo (che spesso vengono saltate) e i momenti per andare in bagno. Insomma, secondo quanto raccontato dal giovane che svolge mansioni da corriere, praticamente un delirio.

«Ritmi insostenibili», ha spiegato Valter. Con quell’andazzo, è capitato che il giovane tornasse al magazzino con alcuni pacchi che non avevano raggiunto il destinatario. Secondo prassi, il dipendente è stato più volte richiamato, prima ripreso con sanzioni disciplinari, successivamente sospeso e, infine, licenziato.

 

 

«SENZA LAVORO»

«Sono rimasto senza lavoro – l’ipotesi resa al giornalista che lo ha intervistato – perché non mi limito a svolgere le mie mansioni di corriere, ma faccio anche il sindacalista e lotto per migliorare le condizioni di lavoro dei colleghi e di chi opera nella logistica come me; un’attività che non piace alla mia azienda, che dopo tre anni mi ha licenziato».

«Per portare tutti i pacchi – ha aggiunto – lavoriamo spesso più ore di quelle previste dal contratto, ma succede a volte che non ce la facciamo a portare tutti i plichi a destinazione; sono molto deluso da questa esperienza professionale, noi persone veniamo trattati come numeri, questo è un lavoro disumanizzante».