QUANDO I GRANDI GIOCANO ALLA GUERRA, I BAMBINI NON GIOCANO PIU’!

Ore 01,42 in Italia: si rompono tutti gli equilibri. Sessanta missili lanciati dagli americani “rispondono” ad Al Assad distruggendo la base militare dalla quale è partito il raid con gas tossici che ha ammazzato donne e bambini in Siria facendo strage fra le poche persone rimaste. 

Ore 15,00 in Italia: a Stoccolma, in Svezia, uno dei Paesi europei che ha accolto il maggior numero di profughi, si registra un altro attacco terroristico. Stessa strategia, ormai nota: un tir piomba sulla gente in un centro commerciale e fa ancora morti e feriti.

 

Ore 15,00 in Italia: una nave militare russa entra nel Mediterraneo e si posiziona di fronte alla nave americana dalla quale sono partiti i missili.

 

Capi di Stato mondiali, quasi stessero governando un condominio, litigano con la differenza che non volano solo parole grosse, a volare sono bombe che non fanno solo rumore ma lasciano a terra cadaveri, persone quasi sempre indifese.

La lite fra Trump e Putin, fino a ieri amici, non lascia lividi sul viso di nessuno dei due.

Certo, le immagini dei bambini intossicati e soffocati dalle bombe chimiche di Al Assad sono un pugno allo stomaco di tutta quella umanità che ancora si reputa civile e si interroga: se la risposta sono le bombe in risposta alle bombe, la diplomazia, la politica o semplicemente il buon senso sono scomparsi?

Si parla di “Linea Rossa” superata da Al Assad come se ammazzare con una pistola o un fucile abbia un valore diverso.

La Siria è il cuore del medio oriente ne quale si sta combattendo una battaglia nella quale tutti sono contro tutti a difesa dei propri particolari interessi. Dimenticata e archiviata la caduta del muro di Berlino (che aveva dato l’illusione che certe dinamiche fossero state consegnate al passato), l’ONU ha perso il suo ruolo pagando il prezzo alle nuove dittature in un mondo diviso, ormai, in quattro zone di influenza: USA, Europa, Russia e Cina.

E, forse, non è un caso se i potenti del mondo giocano a “braccio di ferro” e lo fanno nel pieno della visita ufficiale negli USA del Presidente della Repubblica Cinese: nel bel mezzo di una cena di stato, Trump spinge il bottone per far partire i missili sulla Siria.

Con il problema della Corea sul tavolo è stato come dare uno schiaffo in piena faccia al Presidente cinese lanciando un messaggio preciso su quale sarà la reazione americana di fronte al prossimo esperimento nucleare.

Resta il fatto che spingere un bottone è più facile: pare che per i nuovi “governanti” tenere in mano una penna, parlare al telefono o semplicemente parlare è diventato difficile, faticoso.

Al Assad rimarrà al suo posto una volta che saranno definiti i margini dell’accordo fra USA e Russia sul futuro della Siria e di tutto il Medioriente.

E’ un dittatore fantoccio ma comodo: non è padrone in casa sua!

Con sessanta missili gli americani avrebbero potuto distruggere il Palazzo Presidenziale e ammazzare Al Assad: hanno scelto una base militare per affermare che l’interlocutore non è solo Putin. A decidere del futuro della Siria o, meglio, della sua spartizione deve sedersi anche Trump.

L’ISIS, al di là delle azioni isolate, pare essere diventato un problema marginale.

Si gioca a Risiko!

E quando i grandi giocano, i bambini non giocano più!

In una guerra che non vincerà nessuno