Andy Brennan, calciatore, si è dichiarato gay

E i compagni di squadra, il Green Gully, senza scomporsi gli hanno risposto in modo civile. “Ci ho pensato anni, temevo che la gente non potesse capire: invece colleghi, amici e familiari, mi hanno stretto in un abbraccio che mai dimenticherò”

E’ il primo calciatore australiano a dichiararsi omosessuale. Andy Brennan, del Green Gully, prima di convocare taccuini e spiegarsi alla stampa, comunque a uno o più giornalisti, a una o mille agenzie, ci ha pensato sopra. Giorno e notte. Notizia di quelle delicate la sua. Da maneggiare con cura, come si dice in questi casi. Specie in uno sport, il calcio, dove sono ricorrenti frasi che non pongono riflessioni o tempo in mezzo. Il pubblico, poi, quello lì, te lo raccomando. Peggio di alcuni, e solo alcuni compagni di squadra; il resto per fortuna è più aperto, comprende di cosa si si stia parlando. Meglio ancora altri, fra questi ultimi, che dopo aver sentito Andy, gli bisbigliano solo qualcosa che assomiglia al nostro «Embé?». Come a dire, «Chissenefrega!»: ognuno è come gli pare, purché non faccia del male, nuoccia agli altri. «Andy, sei un nostro compagno e tanto basta!».

Così l’attaccante, che ha appena compiuto ventisei anni, sente prima gli amici, i più stretti. Si apre ai familiari, che non portano le mani in faccia, come a volersi coprire di una vergogna che vergogna non è. Fa, si dice, coming out. Ora Andy è pronto. Può affrontare la stampa, la gente: il più è fatto. Quello che la gente può pensare o dire, al cospetto dell’affetto che gli hanno già fatto sentire compagni, amici e familiari, ha la misura di un dettaglio.

Andy che si è dato coraggio, tira un sospiro e poi va giù, dritto, dice tutto quello che gli passa per la mente, senza un attimo di sosta, il più lo ha già fatto. E tanto gli basta. Ma vuole completare qul giro di campo. Prima che le sue trasferte con la maglia del Green Gully, vengano anticipate dalla stampa locale con battutacce da caserma. Altra pecca del calcio, infatti, quel maledetto «Vale tutto!»: la perdita di tempo, la spinta, la simulazione, un calcione rifilato all’avversario quando il direttore di gara è di spalle. Dunque, farebbero parte del gioco anche gli sfottò, le allusioni, le vignette pubblicate dai giornali, sportivi e non, che si allineano sempre più al gossip di quart’ordine piuttosto che mantenersi alla stretta attualità.

Andy ha dichiarato di aver ricevuto messaggi di sostegno dalla famiglia e dai compagni di squadra dopo il “fuori tutto”. Si è pronunciato su Instagram. «Ci ho messo anni – ha detto il calciatore – per sentirmi a mio agio nel dire questo: sono gay. Temevo che questo avrebbe influenzato le mie amicizie, i miei compagni di squadra e la mia famiglia, ma il sostegno delle persone intorno a me è stato così grande da aiutarmi a giungere al passaggio finale».

Secondo una inchiesta della A-League, la Lega di calcio australiana, Brennan è «il primo calciatore di sesso maschile australiano a dichiararsi gay», aggiungendo che il calciatore aveva avuto una fidanzata fino allo scorso giugno. «Sei mesi ci ho pensato molto, ho cercato di nasconderlo e di metterlo da parte a causa del modo in cui pensavo che sarebbe stato percepito da molti», ha dichiarato Andy a uno degli organi di informazione australiani.

Andy ha, inoltre, scritto un lungo blog sul “Guardian” per raccontare la sua storia e il tanto atteso coming out: «È importante, per me, dire che sto facendo tutto questo per sentirmi a mio agio con ciò che sento di essere. Ci è voluto tempo per arrivare a questo punto. Tanto tempo, la maggior parte della mia vita. Ma non potrei essere più felice, nonostante abbia impiegato così tanto tempo a pensare a questa decisione, posso finalmente dirlo: sono gay. È incredibile dirlo adesso. Oggi, questo mio status, non dovrebbe essere un problema. Ma essere gay nel mondo dello sport vuol dire non sapere come reagirà chi ti sta intorno. La pressione che invece percepivo, mi consumava. Per tanto tempo non sono stato sicuro di me stesso e certamente non sono stato a mio agio nel parlare di quello che sentivo. Mi sono sentito a mio agio solo nell’ultimo anno, questo significa che per gran parte della mia vita adulta sono stato insicuro di me stesso. In tutta onestà, è stato difficile. L’anno scorso è stato un punto di svolta per me e quello che è accaduto mi ha reso felice. Mi ha fatto sentire a mio agio con me stesso. Ho cercato di nascondere la mia sessualità e ho cercato di metterla da parte. Non ho ammesso la verità nemmeno a me stesso per paura del modo in cui sarei potuto essere percepito dalle altre persone».

Ma a Andy il più bell’assist gliel’hanno fatto i compagni di squadra. Gli stessi che in campo corrono, sgomitano, brontolano, sferrano calci a qualsiasi cosa si muova. Sono stati loro, per primi, a fare gol, pronunciandosi con un disarmante: «What’s a problem?». «Qual è il problema, Andy?».