Bungaro, a breve pubblica un nuovo album

«Devo tanto alla mia terra, l’avermi trasmesso la passione, dato il coraggio di partire senza mai dimenticare le mie radici», dice il cantautore brindisino. «Fiorella Mannoia, rapporto straordinario, poi le mie altre stelle: Ornella Vanoni, Antonella Ruggiero, Malika Ayane, Rakele…». Intanto pensa all’estate. «Voglio tornare a riabbracciare il pubblico, come ho fatto con “Maredentro”, concerti senza sosta per due anni…»

«Uscirò a breve con un nuovo album del quale non svelo per motivi scaramantici, ma anche perché certe cose potrebbero concretizzarsi in queste ore: ho però anticipato questo lavoro composto da undici brani con un duetto con Fiorella Mannoia, “Il cielo è di tutti”, omaggio al grande Gianni Rodari nel centenario della nascita del grande poeta che molti conoscono come autore di letteratura per l’infanzia tradotta in tutto il mondo».

Non lo frena nemmeno il Covid. Certo, gli manca il rapporto diretto con il pubblico, i tanti concerti come accaduto con album e spettacolo “Maredentro”, ma Bungaro, brindisino, Antonio Calò all’anagrafe, prosegue la sua attività doppia, di autore e interprete. Tripla, di mezzo c’è anche quella di produttore, Rakele, altro personaggio scoperti e portati alla ribalta. Tirato per la giacchetta, Bungaro, nonostante amicizia e feeling tutto pugliese, non si sbilancia più di tanto.

Ci regala, però, qualche anticipazione. «Il mio ufficio stampa – ci dice – mi invita ad essere moderato nelle anticipazioni, posso dire, magari, di “Malia”, canzone dedicata ad Amalia Rodriguez; oppure “Anna siamo tutti quanti”, eseguita con l’Orchestra del San Carlo di Napoli e “L’appartenenza”, altro inedito, da qui dovrebbe prendere le mosse uno spettacolo con il quale spero di ricominciare a girare dal prossimo luglio così da ripetere l’esperienza di “Maredentro”, due anni di concerti». E poi, per dire quale sintonia abbia con la Mannoia, la collaborazione a “Padroni di niente”, album uscito di recente, con le sue “Eccomi qui” e “Olà”».

Bungaro, insomma, torna quando può. Si prende tutto il tempo di cui ha bisogno. Col benestare di amici e discografici che lo corteggiano. Ha mano e fantasia. Un cellulare che nelle due battute sul suo nuovo album, squilla almeno un paio di volte per richiedere una canzone. E Bungaro, che non è una radio, tantomeno un juke-box, ma un autore, prende tempo. E, finalmente, se ne dedica un po’ perché attendeva da tanto l’occasione di godersi questo momento.

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Torniamo a Fiorella Mannoia. Nel suo ultimo album, “Padroni di niente”, canta le sue“Eccomi qui” e “Olà”.

«Sentir cantare una tua canzone da Fiorella, è una grande emozione che avevo già provato quando aveva accettato di interpretare la mia “Fino a che non finisce”; duettare con lei, poi, è una doppia emozione. La Mannoia è una voce pensante. Quando scrissi “Il deserto” con Pino Romanelli, pensai subito a lei. Conosco il suo codice: nella canzone c’è l’amore come tema sociale. Mi recai a casa sua per farle sentire il brano. L’ascoltò in silenzio, alla fine tirò su una manica della maglietta che indossava, come se volesse trasmettermi i brividi che le aveva appena trasmesso sulla pelle quella canzone: “…quando andiamo in studio?”, mi disse. Fiorella è un’emozione infinita».

 

Le manca un “sì” per completare il suo parterre di voci femminili?

«Sono strafelice così. Oltre a Fiorella hanno cantato mie canzoni anche Ornella Vanoni, Antonella Ruggiero, Nicky Nicolai, Malika Ayane. Qualcuno mi chiede di Mina: rispondo che ci stiamo corteggiando a distanza, ho parlato con il figlio Massimiliano che di me ha grande stima. Vedremo, se son rose…Come per le altre “star”, anche per lei ci vorrà qualcosa che faccia la differenza. Me ne accorgo quando sta nascendo una cosa importante: il mio cuore batte forte, è il momento giusto. Avete presente quando scocca la scintilla agli innamorati?».

 

C’è una canzone che sembra scritta da lei.

«Ci penso un attimo: forse “Una notte in Italia” di Ivano Fossati. Sembra scritta da me, o meglio, avrei voluto scriverla io. Dello stesso Fossati, amo la straordinaria “C’è tempo”, anche questa vicina alle mie frequenze. Ci metterei anche “Povera patria” di Franco Battiato: canzoni che restano nel cuore di chi ama la qualità».

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Fra gli omaggi alla sua terra, in dialetto salentino.

«Quando si è trattato di animare, dare ritmo e passione ad alcune canzoni, l’ho fatto: è stato così per “Madonna di lu finimundu”, con lo straordinario canto appassionato di Lucilla Galeazzi che si unisce all’organetto di Ambrogio Sparagna, fino a diventare una danza frenetica, liberatrice come una taranta. Penso anche a “Piccenna mia”, una ninna nanna che a suo tempo dedicai a mia figlia Giulia».

 

Cosa pensa di avere imparato in tutti questi anni?

«Ascoltare gli altri, guardarmi intorno con curiosità, avere la percezione della lealtà: lo devo a mio padre».

 

Cosa pensa, invece, di avere insegnato?

«Forse ad essere credibili, a non nascondersi mai; insegno composizione e uso della voce: ai ragazzi provo a spiegare che cercare il successo è, in qualche modo, il rapporto con la propria fragilità, perché poi è da lì che parte tutto».