Italia, prima in Europa, a causa del PM2.5

Taranto, nel nostro Paese, davanti al resto delle province. «I tumori infantili registrano una percentuale superiore al 50% rispetto alla media», aveva spiegato in una intervista rilasciata a “Costruiamo Insieme” Valerio Cecinati, direttore del reparto di Pediatria del SS. Annunziata.

Non più tardi dello scorso luglio, sui nostri canali, dal sito a youtube (Costruiamo Insieme, «Vincere insieme», digitate pure…), in una intervista a Valerio Cecinati, direttore del reparto di Pediatria del SS. Annunziata, era emerso un dato raccapricciante: Taranto registra il 50% di casi in più rispetto al resto d’Italia. La nostra terra per tutto quello che ha passato e ancora sta passando, prima di ogni cosa la crisi occupazionale con particolare riferimento alla vice Arcelor-Mittal (ex Ilva), non si meraviglia più di niente. Come se fosse stato stirato dall’artiglieria pesante. E come se non bastasse, la stessa, si fosse fatta un altro giro su una città moribonda e l’avesse tramortita una seconda volta.

Dunque, di che meravigliarsi, se non più di tre giorni fa l’agenzia italiana più autorevole, l’Ansa, abbia divulgato attraverso il proprio sito e la serie di testate giornalistiche, dalle più autorevoli a quelle di provincia, che il nostro Paese ha registrato l’ennesima tragedia sanitaria. L’Italia è tristemente prima in Europa e undicesima nel mondo per morti premature da esposizione alle “Polveri sottili PM2.5”.

QUARANTACINQUEMILA MORTI!

Appena tre anni fa sarebbero state 45.600, con una perdita economica di oltre 20 milioni di euro: la peggiore in Europa. È il risultato fra uno dei dati riferiti all’Agenzia ANSA da Marina Romanello, una studiosa italiana – nemmeno a dirlo, a proposito di fuga di cervelli all’estero – della University College di Londra, ricavata da un’attenta analisi pubblicata da una rivista medica sull’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute, condotta da ben trentacinque università. La studiosa italiana è tra gli autori di un  impietoso report che ha coinvolto almeno trentacinque enti, tra università e istituzioni, come l’OMS e centoventi ricercatori in tutto il mondo.

Abbiamo sentito spesso parlare ambientalisti locali e nazionali di un elemento infinitesimale, ma al contrario dannoso quanto un veleno letale: il PM2.5. Di piccolo diametro, il PM2.5 è composto da tutte quelle particelle solide e liquide disperse nell’atmosfera. Qui sta l’aspetto tragico, proprio perché essendo di piccole dimensioni, questo elemento considerato comunemente “polvere sottile”, può penetrare negli alveoli polmonari e potenzialmente passare nel sangue.

Gli esperti, nel summit appena riferito, a conclusione di un primo ciclo di studi, hanno stimato il seguente dato: in Europa sarebbero duecentottantunomila le morti premature per esposizione alle PM2.5.

In pericolo, come ci aveva spiegato Cecinati, direttore del reparto di Pediatria del SS. Annunziata, è soprattutto la salute dei bambini e dei neonati. Questi, infatti, risultano essere i più esposti in quanto dotati sistemi immunitari e respiratori ancora non del tutto sviluppati.

TUMORI INFANTILI, TARANTO PRIMA PER DISTACCO

«I tumori infantili – ci aveva spiegato Cecinati – sarebbero considerati patologie rare: in Italia se ne registrano quattromila casi l’anno; l’ultimo rapporto dell’Istituto superiore di Sanità sull’incidenza dei tumori infantili descrive una percentuale superiore al 50% rispetto alla media: non abbiamo un’epidemia di tumori infantili, ma tradotto in numeri, se nelle province del resto d’Italia registriamo una media di quindici casi all’anno, a Taranto ne riscontriamo venticinque l’anno».

Per concludere, i problemi climatici fra le varie cause, provocano malnutrizione, in quanto minacciano i raccolti. In Italia, anche questo secondo stime attendibili, il potenziale di raccolto si è ridotto per tutte le coltivazioni alimentari di base (dagli Anni 60 quello del mais si è ridotto del 10,2%, quello del grano invernale del 5%, della soia del 7%, del riso del 5%).

Diventa fondamentale, tornando ai nostri bambini, rispettare l’accordo sul clima sottoscritto a Parigi. Sarebbe l’unico sistema perché un bambino nato oggi, secondo i ricercatori, possa festeggiare il suo trentunesimo compleanno in un mondo a emissioni zero perché  le prossime generazioni  abbiano un futuro più sano e sicuro, finalmente.