In Puglia, Brescia-D’Aquino-Sardo-Lanfranchi
“Belle ripiene” all’Orfeo. Pro e contro: il successo e la dieta minacciata. «Abbiamo raggiunto livelli di affiatamento esagerati, dopo due stagioni ci sarà un seguito», dicono le quattro attrici. “Costruiamo Insieme”, sponsor e intervista esclusiva.
“Belle ripiene”, commedia e cucina insieme, al teatro Orfeo. E’ uno dei titoli di punta della ventottesima Stagione artistica firmata dall’Associazione culturale “Angela Casavola” con la direzione artistica di Renato Forte. In scena quattro stelle del cinema e della tv: Tosca D’Aquino, Rossella Brescia, Samuela Sardo e Roberta Lanfranchi. “Costruiamo Insieme” è sponsor ed esclusivista dell’intervista rilasciata dalle attrici prima dello spettacolo.
Due primedonne faticano a stare sullo stesso palco, figurarsi quattro. O no?
«Vero, di solito in due è un inferno – ridono le quattro attrici prestate alla “cucina teatrale” – noi, insieme, forse perché addirittura quattro, abbiamo superato l’esame a pieni voti; non solo la seconda stagione, forse ce ne sarà una terza…». «Ringraziando il cielo – dice Tosca D’Aquino – possiamo dire che, invece, è un paradiso; c’è complicità fra noi, evidentemente va oltre lo spettacolo, siamo amiche nella vita e questo fa sì che ogni sera non solo la rappresentazione decolli nel modo giusto, ma viaggi a ritmi elevati, puntuali, con quell’affiatamento che solo chi va in perfetta sintonia anche lontano dalle tavole del palcoscenico, può avere: quest’armonia il pubblico la sente…».
Che spettacolo è, a proposito di partenza: a fuoco lento, appena rosolato?
«Il bello di questo spettacolo – dice Samuela Sardo – è che fin dalle prime scene si ride tanto; infiliamo una battuta dopo l’altra, tanto che non registriamo un solo “down”, un momento di stanca; uno spettacolo cotto a fiamma alta, volendo restare nella metafora: anzi, c’è il rischio di scottarsi».
Rossella Brescia, ha giocato in casa, prima Martina Franca, poi Taranto. Dalla “prima” ad oggi, quante battute avete infilato in corso d’opera?
«Non possiamo svelare tutti i nostri segreti – dice l’attrice martinese – però tante, ogni sera è uno spettacolo nuovo, ci piace sia così: tutte le volte riusciamo a sorprenderci e divertirci, dando il massimo sulla scena; credo sia il sistema per creare nuove alchimie, armonia fra noi; anche ieri sono venute fuori delle cose che non avevamo mai fatto e anche stasera, domani, accadrà la stessa cosa».
La bontà del progetto che vi ha convinte a convivere e divertirvi sulle scene.
«L’ingrediente principale è Massimo Romeo Piparo – il commento della Sardo – grazie a lui è possibile realizzare questa ricetta ogni sera. Di successo. Poi ci mettiamo un po’ di peperoncino, che non guasta mai – e Tosca è il peperoncino – io amalgamerei il tutto con olio extravergine d’oliva, che poi è la signora Brescia…». «E una ripassata – interviene Roberta Lanfranchi – alla Sardo in padella, no?». «Io sono vegana – ribatte l’interessata – dunque ci metterei tutto ciò che è salutista…».L’uomo va ancora preso per la gola?
«Nella vita reale sì – il punto di vista della D’Aquino – adoro cucinare, sono capace di servire qualcosa di appetitoso a tavola; anzi aborro – passatemi il termine – sentire alcune mie amiche che con grande disinvoltura dicono di essere incapaci di fare un uovo al tegamino: qualcuna fra noi, per esempio…».
Qual è l’aspetto più divertente del lavorare in quattro?
«Tanti: ci divertiamo – secondo Rossella Brescia – a volte ci scappa la risata in scena, perché vengono fuori cose che funzionano alla grande; le memorizziamo e riproponiamo già la sera dopo; ci divertiamo a fare questo spettacolo, la gente questo lo avverte e quando usciamo da teatro ce lo dice».
«Effettivamente – completa il pensiero Tosca D’Aquino – questo è uno spettacolo – a differenza di un classico – nel quale se non fossimo così coese, amiche, complici, non si potrebbe fare».
E’ una comodità cucinare sulle scene, assaggiare pietanze: a fine spettacolo non siete costrette ad andare di corsa al ristorante a causa della fame.
«Certo – dice la Brescia – non solo per noi, ma anche per i fortunati che assaggiano i nostri piatti in teatro, perché recitiamo e cuciniamo; è il bello di questo spettacolo: ti diverti e puoi anche mangiare, dunque non sempre c’è bisogno di fare ricorso al dopo-teatro».
Una di voi che non conosceva un dolce, una pietanza e lo ha apprezzato grazie all’insistenza di una collega. «Io in realtà cucino – dice Roberta Lanfranchi – ma ammetto: prima di cominciare lo spettacolo non conoscevo il bocconotto; ora, grazie a Rossella, conosco e spesso mi faccio tentare da questo dolce, più che invitante…».
Dopo questo tour de force, vi metterete a dieta?
«Non metta il dito nella piaga – sorride la D’Aquino – siamo partite in quest’avventura magrissime, ma oggi è un disastro: l’Italia è tutta bella, si mangia bene dappertutto, per non parlare della Puglia; ovunque andiamo è un continuo invito ad assaggiare le specialità del posto; a tavola ci portano un sacco di prelibatezze, chi ci segue sui social, Instagram in particolare, sa perfettamente che apprezziamo e il peccato di gola è sempre dietro l’angolo…».
Progetti per il futuro. Ancora insieme o daccapo single?
«Con Tosca D’Aquino e Roberta Lanfranchi – dice Samuela Sardo – io avevo già fatto teatro, a noi si è unita Rossella così da formare un quartetto fantastico; possiamo anticipare che potrebbe esserci qualcosa di simile, un seguito a quanto realizzato in queste prime due stagioni avendo raggiunto un affiatamento non indifferente: questa commedia, “Belle ripiene”, possiamo dirlo, ha avuto un successo inatteso, pertanto credo non finisca qua».
Come ha reagito il pubblico alle vostre performance?
«Eduardo diceva: ecco il baratro, ecco l’attore – conclude Tosca D’Aquino – dunque, si apre il sipario e non sai cosa ti attende, specie le prime volte: è un’incognita; in prova ci divertivamo molto e che la cosa funzionasse l’abbiamo verificata sul campo; come diceva la Sardo, lo spettacolo ha superato ogni più rosea aspettativa: ci sono cose che funzionano e la gente stessa ti premia, così penso sia legittimo augurarsi che un progetto che ha generato un affiatamento incredibile, abbia un seguito».