L’inaccettabile situazione in Libia.

Visitare il campo di concentramento di Auschwitz rappresenta, ancora oggi, una meta per quelle che sulla carta sono definite visite di istruzione scolastica ma che gli studenti, i ragazzi, percepiscono come gita, svago, divertimento, momento allegro e conviviale. Visita di istruzione, la chiamano, per toccare con mano il passato studiato sui libri, in classe.

Fare un salto nel passato per capire un presente che hai sotto occhi che rifiutano di vedere è uno stupro all’intelligenza collettiva.

Sono pronto a scommettere che nel 99,9% delle scolaresche che si stanno attrezzando per organizzare le “visite di istruzione” non si è spesa una parola, non si ha conoscenza della tragedia che si sta consumando in Libia.

Eppure, questa volta, a parlare, a denunciare, non siamo noi che, ascoltando le storie dei migranti, da tempo denunciamo questa situazione che va oltre qualsiasi scenario immaginabile: lo fa, anche in maniera dura e diretta, l’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite Zeid Ràad Al Hussein definendo disumani gli accordi stretti fra la Comunità Europea (con in testa l’Italia) e la Libia per contenere il flusso migratorio chiudendo la rotta del Mediterraneo centrale.

Quella che era una situazione già disperata, ora è diventata catastrofica e la comunità internazionale non può continuare a chiudere gli occhi davanti all’inimmaginabile orrore patito dai migranti in Libia” ha dichiarato Al Hussein che ha parlato di “migliaia di uomini, donne e bambini emaciati, ammucchiati gli uni sugli altri, chiusi in hangar senza nessun accesso ai servizi più essenziali, privati di ogni dignità umana e esposti a traffici, rapimenti, torture, stupri, lavori forzati, fame”.

Patti disumani, sottoscritti e finanziati per rincorrere una realtà che la cecità, l’incapacità di guardare in prospettiva, l’estraneità e la lontananza dai processi in atto, ha trasformato in emergenza.

Volendo fare una fotografia della situazione attuale sembra che chi decide oggi le strategie per contenere, piuttosto che affrontare e confrontarsi con una realtà che affonda le radici nella storia come quella dei flussi migratori, sia fuori dalla storia o ripeschi dalla storia modelli che immaginavamo superati, cancellati, catalogati come inaccettabili, inconcepibili, frutto di menti distorte.

Invece, riecco i lager, i campi di concentramento, le torture.

E, siccome ormai non ci facciamo mancare niente, assistiamo inermi anche alla tratta, la vendita di bambini, di uomini e di donne documentata in questi giorni dalla CNN.

Definire tutto questo disumano è una maniera troppo garbata per circoscrivere una realtà che ci riporta indietro di secoli.

Mi sembra di essere tornato bambino appassionato alle vicende di Kunta Kinte nella serie televisiva “Radici”.

http://edition.cnn.com/2017/11/14/africa/libya-migrant-auctions/index.html