Franco Pignatelli, decano della Processione dei Misteri
«Una tradizione cominciata nel Dopoguerra con papà Luigi, il “cavaliere”». «Andare in processione deve essere devozione, non ostentazione», osserva Angelo Lecce
Dal Dopoguerra ad oggi, fatta eccezione per un paio di anni, fra una troccola portata nella processione dell’Addolorata e una nei Misteri, Franco Pignatelli ha proseguito nella tradizione di famiglia nel rispetto del simbolo della Settimana santa, la statua di “Gesù morto”. Con il benestare dei confratelli, puntualizza. «Le ultime parole papà – ricorda con profonda emozione – le rivolse alla mamma, furono una raccomandazione: “…Dì a Franco, la statua di Gesù morto!”». Il papà di Franco era Luigi Pignatelli, noto in città come “il Cavaliere”, presidente del Taranto in una delle più brillanti e appassionate stagioni calcistiche della squadra rossoblù.
Nel suo studio in via Cavallotti 70, pieno centro cittadino, c’è anche Angelo Lecce. Con lui, più di una volta, è stato “sotto” la statua di “Gesù morto”. «Ringrazio i confratelli del Carmine – precisa Pignatelli – che più di una volta mi hanno autorizzato a prendere, insieme ad altri, le sdanghe di “Gesù”: negli ultimi anni avevamo assistito a gare per l’aggiudicazione dei simboli non sempre rispettose del periodo di crisi, lungo purtroppo, che sta attraversando la città; a cose fatte, ho ritenuto giusto fare ricorso a una gara ragionata quasi una forma di riconoscenza nei confronti della mia famiglia che ha sostenuto la Confraternita con grande passione anche nei momenti di crisi».
“SCATTI” A RAFFICA
Franco Pignatelli mostra foto incorniciate e appese nel suo studio. «Don Angelo Monfredi, l’avvocato Cosimo Solito, Fulvio Santovito e Salvatore Fallone; io da piccolo, pantaloncini corti; e qui – indica una delle tante foto – il Cavaliere, immancabile; molti ricordano la sua fede per le processioni, Città vecchia e Borgo, come quella per Sant’Antonio, santo al quale era molto devoto: anche gli ultimi anni papà è stato sempre presente, i titolari delle varie attività facevano quasi a gara a offrirgli una sedia per riposarsi durante i Sacri riti che lui seguiva passo dopo passo…».
Una Taranto d’altri tempi. «Gli Anni 70 – osserva Pignatelli – erano quelli del boom economico della nostra città, il siderurgico, l’indotto, i negozi; una Taranto in grande salute, con la voglia di partecipare in concreto alle tradizioni, per dare grande importanza a uno dei momenti più sentiti dai tarantini».
Angelo Lecce, uno dei confratelli con cui Pignatelli è stato «sotto la statua». «Da più di venti anni – spiega Lecce – partecipo alla Processione dei Misteri: puntualizzo, non è un fatto di prestigio come potrebbe pensare qualcuno, ma un atto di fede: facciamo attenzione quando parliamo dei nostri Riti, la partecipazione deve essere sempre devozione e non ostentazione; non è la prima volta che prendo parte alla Processione dei Misteri con Pignatelli, mi auguro non sia nemmeno l’ultima: l’auspicio è che il Signore ci dia la forza per dare il nostro contributo alle tradizioni».
MA UNO “SCATTO” PAGATO CARO
Non è andata, però, sempre liscia se così si può dire. «Ricordo nell’82, una gara forse rimasta nella storia, quando un paio di confratelli fecero di tutto per farci concorrenza: padroni di fare offerte, ma non giocare al rialzo quasi fosse un dispetto; papà, “U’ Cavaliere”, ci restò molto male, non sapeva darsi pace, s’interrogava su quell’atteggiamento ingiustificato, stavamo parlando di voti, penitenza, chiesa; mi colpì una sua espressione: “A nuje?!”, come a dire “Siamo stati sempre corretti, non abbiamo mai ostacolato nessuno e qualcuno vuole quasi prendersi gioco di noi?”».
C’è un altro episodio. Franco Pignatelli lo ha rimosso, non vorrebbe tornarci sopra. «Ma sì, più avanti tutto è stato chiarito – argomenta – accadde nel 2007, anche stavolta finì sui giornali: quell’anno la gara era stata accesa, come accade raramente; prendemmo ancora una volta “Gesù Morto”, ma anche qui con una concorrenza inspiegabile tanto da spingere in alto l’aggiudicazione; purtroppo non finì lì, a porte chiuse: chi aveva lanciato la gara, ma aveva perso, seguì la Processione quasi con fare provocatorio».
Da qui, la reazione. «Che non dovrebbe esserci – giustifica – ma commisi l’errore di “chiamare” la sdanga, qualcuno che mi sostituisse per qualche istante sotto la statua; eravamo in via Di Palma, chi aveva giocato al rialzo non si stava comportando correttamente, sguardi, sorrisini, poco rispetto per chi faceva penitenza, pregava; da lì, il parapiglia: ebbi un anno di sospensione, come nell’82; ma, ripeto, questo non dovrebbe mai accadere e di questo mi sono pentito amaramente, con il Signore e con la Confraternita…».
Per concludere. «Diamo spazio – conclude Pignatelli – anche agli altri confratelli, scelta dovuta a un normale turnover; detto questo, ho prestato giuramento tanto alla congrega del Carmine quanto a papà mio: fin quando Dio vorrà parteciperò alla Processione dei Sacri misteri con il massimo rispetto».