Cisberto Zaccheo, consigliere comunale di Taranto

«Cento anni fa eravamo noi i migranti, oggi c’è chi storce il naso verso gli sbarchi di extracomunitari: i tarantini sono, invece, un grande esempio di amore per il prossimo e di accoglienza; le strutture professionali esistenti sul territorio sono una risorsa per tutti noi». «La macchina dell’Amministrazione pubblica va solo perfezionata, la gente vuole sicurezza, salute, pulizia» 

«Con l’Amministrazione Stefàno, in qualità di assessore alle Attività produttive, ho sensibilizzato numerose aziende del territorio per fornire generi di conforto utili all’accoglienza; gli sguardi smarriti, la paura sul viso di donne e bambini sono scene indimenticabili». Cisberto Zaccheo (subentrato a Patrizia Mignolo), da tre mesi consigliere comunale del Partito socialista nell’Amministrazione del Comune di Taranto guidata dal sindaco Rinaldo Melucci. Importante anche la sua esperienza in qualità di assessore comunale con delega alle Attività produttive  e, successivamente alla Cultura, con la Giunta del sindaco Ippazio Stefàno.

Una prima idea sull’Amministrazione della quale è entrato a far parte da aprile scorso. «Sono appena entrato in Consiglio comunale – dice Zaccheo – ci sono cose che stanno decollando, altre che vanno perfezionate, ma in una città come Taranto che di problematiche ne presenta tante, ci vuole del tempo; purtroppo il Comune è carente di personale, le colpe ricadono sulla parte politica, in realtà la risposta è molto più complessa mancando le risorse per far ripartire la macchina amministrativa: il numero di dirigenti è inferiore rispetto a quello sul quale dovrebbe contare una città appena sotto i duecentomila abitanti».

Una delle questioni più evidenti. «La carenza di agenti di Polizia locale: dovrebbero presiedere un territorio che va dall’Isola amministrativa, cioè dai confini di Lizzano, alla periferia di Statte; non è semplice controllare l’intero territorio con un personale che conta meno di 160 unità: è un po’ come la storia della coperta corta, copri qualcosa e scopri altro».

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Un sindaco che non viene dalla politica, può essere un valore aggiunto?

«In passato abbiamo spesso invocato la figura civica, qualcuno cioè che avesse una visione esterna alla politica, di fatto però non è stata una esperienza esaltante; sia chiaro, non mi riferisco alla figura dell’attuale sindaco, Rinaldo Melucci, ma ad altre occasioni in cui è stato chiesto il conforto tecnico di qualcuno che fosse sostanzialmente slegato dalle logiche della politica; dalla sua Melucci ha l’esperienza di manager aziendale, un aspetto positivo considerando che oggi il Comune va gestito come se fosse un’azienda; detto questo, va ribadita la necessità del confronto e la gestione della politica con tutte le anime che compongono il Consiglio comunale, dalla maggioranza alla minoranza».

Una cosa che l’avvicina all’amministrazione Melucci. «Parto da un personale modus operandi, l’abitudine di fare squadra; è quanto sto cercando di creare con i colleghi di maggioranza, nella logica dello stare insieme per raggiungere nel più breve tempo possibile obiettivi utili per la comunità; ho una visione della politica con la “P” maiuscola: diverse delle cose messe in campo mi confortano, qualcuna un po’ meno: l’approccio sulla comunicazione, per esempio, va riveduto; ritengo necessario un confronto più serrato con le varie istanze della città».

Cosa si può fare per Taranto. «I tarantini, come nel resto d’Italia, pongono al centro del ragionamento la sicurezza: occorrerebbe una presenza più capillare di vigili urbani, anche se il numero esistente – come si diceva – non consente una copertura capillare dell’intero territorio; ho ancora una visione romantica dell’agente di polizia locale, a presidio delle scuole e attivo nel fare attraversare la strada ai piccoli studenti e alle loro mamme: se, dunque, i vigili fossero di un numero adeguato darebbero quel tipo di presenza; tasti dolenti: abusivismo commerciale e occupazione dei parcheggi riservati ai disabili».

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Un sms. «Il mio è un continuo interagire con i tarantini; in questo momento ho ricevuto il messaggio di un conoscente che si fa portavoce di un’altra delle criticità presenti nella nostra città: la pulizia delle strade, la maggiore attenzione all’igiene, i cassonetti; in quest’ultimo caso, diciamo la verità, buona parte dei cittadini manifesta scarsa collaborazione: con l’insediamento del nuovo Consiglio di amministrazione all’Amiu, l’augurio è che questi e altri problemi vengano risolti in tempi brevi».

Hotspot tarantino riaperto nei giorni scorsi. L’importanza dell’accoglienza di cittadini extracomunitari in fuga da scontri etnici e persecuzioni politiche. «Ho partecipato attivamente ai tempi dell’Amministrazione Stefàno all’accoglienza con i primi sbarchi; in qualità di assessore alle Attività produttive mi attivai nel contattare aziende che ci aiutassero nella distribuzione di prodotti di prima necessità per sfamare gente che non mangiava da giorni; ricordo questa esperienza con estrema sofferenza, ho ancora negli occhi gli sguardi impauriti di persone che evidentemente non erano al corrente sul dove si trovasse in quel momento».

Una sensazione rispetto alle altre. «A volte gli italiani hanno un atteggiamento di facciata, mostrano l’ospitalità solo a parole; non abbiamo memoria, dimentichiamo che proprio il nostro popolo, in particolare quello del Sud, ha vissuto il tema dell’emigrazione per fame: anche noi, come popolo, siamo stati costretti ad andare a cercare lavoro al Nord, espatriare negli Stati Uniti, Argentina, nell’Europa del Nord, in Belgio e Lussemburgo; non è un mistero che siamo stati etichettati “terroni” e ho i brividi a pensare che di colpo gli italiani abbiano dimenticato il loro vissuto».

Taranto, una voce fuori dal coro. «E’ l’emblema dell’accoglienza, anche grazie a un hot spot funzionale e a strutture come “Costruiamo Insieme” che hanno svolto e svolgono attività di accoglienza ai massimi livelli; nonostante la malavita abbia messo gli occhi sullo sfruttamento delle risorse umane in arrivo dal Nord Africa e abbia fiutato un business, c’è chi, invece, in questo ambito fa la differenza e diventa esempio non solo di professionalità, ma simbolo di accoglienza».