Cristiani e musulmani, insieme, per assistere alle processioni

«Pasqua, si celebrano rispetto reciproco e fede: l’abbraccio invocato e condiviso dalle religioni è universale». Ragazzi ospiti di “Costruiamo Insieme”, appuntamento in centro. «Riti, che fascino!». Svuotano i cellulari di scatti superflui e li riempiono di nuove foto.

Sanogo, Musa, Alfred, Kess e Bamba. Testimonial per un giorno. Per se stessi, musulmani e cattolici insieme, incuriositi dalle tradizioni religiose locali, ma anche per conto di “Costruiamo Insieme”, la cooperativa che li ospita. E’ qui che a Kaleem e poi a Ndoli, hanno chiesto di assistere a un rituale che a Taranto, per esempio, ha radici secolari. L’occasione è anche l’ideale per scambiare due battute fra la gente. I ragazzi fotografano i “perdoni”, confratelli che indossano camice e mozzetta, stringono una mazza e ondeggiano (“nazzicàta”) per le vie del centro e per i quartieri vicini in veste di viandanti. E la gente che assiste all’uscita delle prime “poste” (le coppie di fedeli incappucciati), fotografa i ragazzi. E’ singolare, penseranno tarantini e turisti che seguono l’inizio di una delle due processioni, vedere extracomunitari che seguono con grande attenzione e massimo rispetto uno dei principali riti pasquali. E’ Taranto, come può essere qualsiasi altro centro pugliese, ventitré in tutto, dove per tradizione esiste una grande partecipazione alla Settimana santa.

Sacri riti in Puglia, dunque. Un po’ ovunque, si diceva. A Bitonto come a Francavilla Fontana, proseguendo per il Salento, con cittadine come Galatina e Gallipoli. Poi Molfetta, Noicattaro, Pulsano, Ruvo. Infine, Taranto. Qui la Settimana santa ferma un’intera città. Una tradizione secolare che parte da giovedì pomeriggio per concludersi con il rientro della Processione dei misteri nella chiesa del Carmine il sabato mattina, pieno centro, nel cosiddetto Borgo nuovo. Giovedì sera, invece, tocca alla Processione dell’Addolorata, nel Borgo antico, più noto come Città vecchia.

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MASSIMO RISPETTO PER LA FEDE CATTOLICA…

I ragazzi sfilano dalla tasca il loro cellulare. Qualcuno lo alleggerisce di foto di qualsiasi tipo. Sembrano i giapponesi di una volta, fotografano qualsiasi cosa si muova e la inoltrano ad amici e parenti. Benedetto whatsapp. Scattano le foto e con queste, le pose. Sanogo, trentacinque anni, ivoriano, fede musulmana, è il più intraprendente. Quasi fa strike con una coppia di “perdoni”. Una spallata involontaria per qualche istante fa perdere il ritmo ai due confratelli oggetto dell’esuberanza del ragazzo. «E’ la seconda volta – spiega Sanogo – che assisto ai Riti a Taranto, anche se musulmano ho grande rispetto per la preghiera che la gente in processione e quanti assistono ai riti, rivolge all’Addolorata e a Gesù: è un momento di grande suggestione, mi meraviglia l’enorme silenzio che avvolge questi momenti».

C’è chi sorride. Musa, guineano, venti anni. Anche lui per la seconda volta ad assistere alla Processione dei Misteri. «Lo scorso anno – racconta – con un operatore della cooperativa e insieme ad altri compagni, sono andato in Città vecchia per vedere l’Addolorata e visitare il Borgo antico; vedere statue e confratelli incappucciati fra quelle vie così strette è bellissimo».

«Anche se la mia religione non è la stessa», spiega Bamba, ivoriano, fede musulmana, «ho grande rispetto per chi si riunisce in preghiera osservando il massimo silenzio; lo stesso rispetto che i tarantini hanno nei nostri confronti quando invochiamo Allah e il nostro profeta».

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PER I CRISTIANI «SIMBOLI FAMILIARI»

Kess, nigeriano, ventuno anni, cristiano, è il più attivo. Magro, dinoccolato, capigliatura riccia, taglio corto, non passa inosservato. Quasi padrone della scena. C’è un perché. «Conosco perfettamente i simboli – spiega ai suoi compagni e a noi che lo osserviamo mentre fotografa la lunga processione di “perdoni” – in Nigeria ci rivolgiamo al Signore, al crocifisso, per invocare salute, benessere e, perché no, anche perdono; quella cattolica non è molto differente da altre religioni, ma io dai primi anni di scuola ho sempre pregato Gesù; ho molti amici musulmani, ma non ci confrontiamo sulla fede, abbiamo reciproco rispetto, le cose di cui parliamo sono altre: stavolta, però, siamo stati subito d’accordo nel darci appuntamento per fare una passeggiata e spingerci fino al centro della città».

Infine Alfred, diciannove anni, sierraleonese. «In Italia da un anno e cinque mesi – dice – qui in Italia c’è un alto senso di religiosità, ma la rappresentazione di una forte fede come accade da queste parti non l’avevo nemmeno immaginata; per questo motivo ho liberato un po’ di memoria del mio cellulare per fare foto e, stasera stessa, inviarle ai miei amici e ai miei cari; a proposito, Ndoli, fammi una cortesia: mi scatti una foto accanto ai due pellegrini?». E sulla chat di “Costruiamo Insieme”, partono gli auguri. Piccoli e grandi, sono tutti speciali. La Pasqua è un giorno di pace.