Nessun ferito fra i nostri militari, quattro fra i caschi blu ghanesi
“Inammissibile e inaccettabile che si spari contro il nostro contingente che è sul posto ad impegnarsi perché la situazione non precipiti”, ha detto Antonio Tajani, ministro degli Esteri. Intanto l’Argentina ritira i suoi militari dalla missione di pace
Ci uniamo allo sdegno del governo italiano per gli otto razzi lanciati da Hezbollah e che hanno colpito la base italiana Unifil (United Nations Interim Force In Lebanon), la missione di interforze con il compito di verificare il ritiro delle truppe israeliane per ristabilire la pace e la sicurezza internazionale. Ma anche con il compito di assistere il governo libanese a ripristinare la sua effettiva autorità nella zona. Per fortuna, i razzi in questione non hanno provocato alcun ferito fra gli italiani.
Allo stesso tempo, però, Unifil ha comunicato che quattro caschi blu ghanesi sono stati feriti da un razzo lanciato contro la loro base a Ramia molto probabilmente da quanti impegnati in attività non statali libanesi.
Detto che bene ha fatto il governo ad alzare il tono della voce, crediamo che a dichiarazioni puntuali, di sdegno, per essere presi di mira per una missione di pace è quanto di più pericoloso possano fare quanti, invece, tengono a cuore di creare uno stato di confusione, occorre anche mandare messaggi inequivocabili: contro ogni stupida guerra che semina morti, vittime e provoca disagi gravi che una vita non basterà per porvi rimedio.
COSA E’ ACCADUTO
Ma cosa è accaduto secondo quanto riportato dalle agenzie e dai notiziari italiani e internazionali. E’ notizia di ieri che otto razzi da 107 millimetri hanno colpito il quartier generale del contingente italiano nel sud del Libano. I razzi, specificano le fonti di informazione, usando termini militari hanno “impattato” su aree all’aperto e sul magazzino ricambi della base dove non era presente alcun soldato. Nessun ferito, dunque. Al momento della diffusione della notizia e delle dichiarazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto (“Intollerabile che le basi dell’Unifil vengano colpite”) e del ministro degli Esteri Antonio Tajani (“Inammissibile che si spari contro il contingente Unifil, truppe che hanno garantito anche la sicurezza di Hezbollah”).
Se non ci sono feriti italiani è solo per pura fortuna. Infatti, alla luce del bollettino militare diramato alle agenzie, i caschi blu e le strutture di Unifil sono stati presi di mira in tre diversi attacchi nel sud del Libano, con quattro peacekeeper ghanesi feriti. Il portavoce dell’Idf (Israel Defense Forces) ha tenuto a specificare all’agenzia Ansa che “non è stato l’esercito israeliano a colpire le forze di pace Unifil nel Libano meridionale”.
ARGENTINA, ADIOS
Concomitante o meno, alle dichiarazioni militari e politiche, se ne aggiunge una terza. A farla pervenire alla stessa Unifil e agli organi di informazione, è il governo argentino. L’Argentina, infatti, ha intanto ha fatto sapere in via formale all’Unifil il ritiro dei suoi soldati dalla missione di pace delle Nazioni Unite in Libano. E’ stato il portavoce di Unifil, a comunicare che l’Argentina ha chiesto ai suoi ufficiali di rientrare. Non sono ancora chiare le motivazioni che hanno portato a questo annuncio, un chiarimento che probabilmente arriverà nelle prossime ore. Al momento c’è la concomitanza delle due azioni, attacco e disimpegno argentino, in quanto accaduto ieri.
Riportato con la massima attenzione quanto diffuso dalle agenzie di stampa, in particolare dall’Ansa e da Adn Kronos, sempre nelle prossime ore attendiamo un’accelerazione sulla politica di pace, prima che proseguano attacchi indiscriminati da qualsiasi parte avvengano, vuoi per dare segnali di forza, vuoi per provocare confusione fra gli attori che dopo le elzioni americane si stanno impegnando a riportare la pace. Una missione non semplice, anzi, complicata e, purtroppo, sanguinosa, anche alla luce di quanto accaduto ieri in un episodio che fortunatamente non ha provocato vittime.