Nuova legge sui migranti: come ha reagito il paese?

Il Parlamento ha approvato in via definitiva la proposta di Legge avanzata, con Decreto, dai Ministri dell’Interno e della Giustizia.

In sintesi elenchiamo le più significative modifiche introdotte:

In sostituzione dei CIE saranno istituiti in ogni Regione i Centri di permanenza per il Rimpatrio (CPR), allocati fuori dai centri abitati ed in prossimità di infrastrutture di trasporto. Vi troveranno posto 1600 migranti in attesa di essere rispediti nei propri Paesi di origine;

I Richiedenti Asilo potranno essere impiegati in lavori di pubblica utilità nel periodo di espletamento delle pratiche per l’ottenimento del Permesso di Soggiorno. La promozione dei progetti è affidata alle Prefetture in accordo con i Comuni;

I tempi per i ricorsi saranno più brevi attraverso il potenziamento delle Commissioni di esame delle richieste. Ci sarà l’assunzione straordinaria di 250 specialisti per rafforzare le commissioni di esame delle richieste. Vengono poi istituite 26 sezioni specializzate in materia di immigrazione ed asilo presso ciascun tribunale ordinario del luogo in cui hanno sede le Corti d’appello.

E queste possono essere ritenute note positive.

È, però, stato eliminato il grado di Appello, quindi si dovrà fare ricorso direttamente alla Cassazione.

La Legge approvata, di fatto, nasce da un discutibile connubio fra politiche sulla migrazione e sicurezza continuando a guardare nella direzione di un fenomeno emergenziale piuttosto che strutturale: la cancellazione del diritto di appello per i richiedenti asilo è di per se una grave restrizione rispetto alla libertà di fruizione delle norme Costituzionali di un Paese accogliente che crea un processo di diversificazione alzando un ulteriore muro fra noi e l’altro.

“Nel merito della legge Orlando-Minniti sull’immigrazione –ha commentato Filippo Miraglia, vicepresidente nazionale ARCI a nome di diverse associazioni– è bene sottolineare come per nessun’altra categoria di persone in Italia sarebbe stato possibile cancellare le garanzie giurisdizionali, come invece viene fatto per i richiedenti asilo ricorrenti contro il diniego della Commissione ministeriale.

Oltre ad aver cancellato l’appello, infatti, la legge impedisce al ricorrente di far valere le proprie ragioni davanti al giudice ordinario, a meno che il giudice non decida, su richiesta dello straniero, di ascoltare le parti. Se si fosse davvero voluto intervenire per ridurre i tempi d’attesa dei richiedenti asilo, lo si sarebbe potuto fare  migliorando il sistema di prima accoglienza  o magari potenziando gli uffici giudiziari. La negazione del diritto al giusto processo non può essere la soluzione”.

Le più importanti e rappresentative Associazioni italiane come Arci, Acli, Fondazione Migrantes, Baobab, Asgi, Medici senza frontiere, Cgil, A buon diritto, Radicali italiani, Sinistra italiana hanno espresso un duro parere contro la nuova legge. “Noi abbiamo già un’esperienza dei Cie e abbiamo visto che ogni volta che ne è stata estesa la capienza si sono moltiplicate le violazioni dei diritti umani – ha affermato Patrizio Gonnella presidente dell’Associazione Antigone – Possibile che non riusciamo a immaginare nessun altro metodo per le persone che sono in attesa di un’espulsione? Se il problema è aumentare i rimpatri, non potremmo pensare di estendere i programmi di rimpatrio volontario? Se invece questi centri servono a recludere i presunti terroristi in attesa di espulsione allora stiamo sbagliando perché per i presunti terroristi ci sono le carceri”.

Anche l’Associazione nazionale magistrati (Anm) si è espressa in merito dichiarando  “un fermo e allarmato dissenso perché la nuova Legge produce l’effetto di una tendenziale esclusione del contatto diretto tra il ricorrente e il giudice nell’intero arco del giudizio di impugnazione delle decisioni adottate dalle Commissioni territoriali in materia di riconoscimento della protezione internazionale”. La stessa preoccupazione è stata condivisa anche dal Presidente della Cassazione Giovanni Canzio che ha detto: “Pretendere la semplificazione e razionalizzazione delle procedure non può significare soppressione delle garanzie. In alcuni casi non c’è neppure il contraddittorio come si può pensare allora al ruolo di terzietà del giudice?”.

Per par condicio, riportiamo anche la dichiarazione del Ministro della giustizia Andrea Orlando: “Voglio rassicurare sul fatto che il giudice di primo grado sarà tenuto a fissare l’udienza quando valuterà la necessità di sentire personalmente il richiedente asilo, quando riterrà indispensabile che le parti diano chiarimenti. Il richiedente asilo potrà inoltre chiedere al giudice di essere sentito, e spetterà a quest’ultimo valutare se l’ascolto diretto sarà o meno necessario”.

Ovvero, diritto si, ma a discrezione del Giudice.