Lorenzo, poche parole e una storia breve e “lunga” da raccontare
Ha salvato la vita a una piccola precipitata nel vuoto afferrandola al volo. Lui era lì, di passaggio quando si è accorto che la bimba si stava lanciando nel vuoto. Colpa (e merito) di un tablet che si schianta al suolo. Il ventottenne trevigiano viene attirato da quell’oggetto, alza gli occhi al cielo, stende le braccia e…
«Eroe io? Ma non scherziamo, ho solo fatto solo quello che dovevo!». No, caro Lorenzo, non pensare di cavartela così, con una battuta e quel sorriso di colpo diventato il più cliccato su Internet. Sei un eroe, un eroe dei nostri tempi per dirla con Monicelli che diresse uno strepitoso Sordi, che tutto era tranne un eroe. Pavido, sfuggente, così confusionario che si incartava nonostante avesse ragioni da vendere.
Non capita tutti i giorni di salvare la vita a una bimba che precipita nel vuoto, mentre gioca, dal secondo piano di casa sua afferrandola fra le braccia. Succede in una strada del comune di Treviso. Lui, di passaggio osserva quella piccola che non comprende che sta per compiere un gesto che può costarle la vita: la piccola scavalca il balcone. E lui, Lorenzo, terrorizzato, corre sotto al balcone, si pianta sotto il marciapiedi in direzione della piccola. Le urla: «No, ti prego, non farlo! Ti prego!». Si sa, i bimbi pensano che la vita sia tutta un gioco, non sentono, anzi quasi provano un sottile piacere a far finta di non sentire, pur di non obbedire a un grande. Così, la piccola si lascia cadere nel vuoto, pensa che volare dal secondo piano faccia parte del suo nuovo gioco. Per fortuna, sotto, c’è quel ragazzo che l’afferra saldamente. Da non crederci. Grazie, Lorenzo.
Eppure lui non si sente un eroe, scrive in un lungo articolo Il Resto del Carlino. Così: «Ti prego, ti prego no». Sono le uniche parole urlate a squarciagola con terrore, pronunciate da Lorenzo alla bambina appesa alla ringhiera del balcone. Poi è corso sotto al palazzo con le braccia tese, ha chiuso gli occhi ed è diventato un eroe. La piccola, che ha soli quattro anni, gli è caduta miracolosamente tra le braccia e lui, le ha salvato vita quasi per caso. Una vicenda che ha dell’incredibile, accaduta nel comune veneto, nella zona di Sant’Antonino, a pochi passi dalla ferrovia.

Foto Tribuna di Treviso
SALVATAGGIO ECCEZIONALE
Appassionato d’arte, Lorenzo, diventato protagonista di un salvataggio eccezionale, vive nel quartiere trevigiano di San Zeno con i genitori e lavora come addetto museale a Venezia. È stata una frazione di secondo a cambiare il corso degli eventi. La piccola era in bilico sul balcone di casa, in via Sant’Antonino, Lorenzo che passava di lì per andare a riprendere la sua bicicletta, che aveva bucato solo un’ora prima. L’aveva portata lì, a riparare, a due passi da casa della piccola.
Arrivano le tv, per fortuna rilascia un paio di battute. Chi, come noi, fa questo lavoro deve insistere, magari cogliere anche una sola sfumatura. E, allora, Lorenzo, una battuta per la stampa. «Mi chiamano eroe, ma io ho fatto solo quello che dovevo: davanti agli occhi ho ancora l’immagine di quella bambina minuscola appesa con una manina al terrazzo del secondo piano. Continuo a pensare a cosa sarebbe successo se avessi mancato la presa». Proprio vero, ma non vogliamo nemmeno lontanamente pensarci. A quello che sarebbe accaduto se il giovane avesse mancato la presa. Come lui stesso l’avrebbe presa, se la piccola non gli fosse caduta fra le braccia.
È stato il rumore del tablet caduto sull’asfalto ad attirare l’attenzione del giovane, scrive “Il Resto”. La piccola lo aveva tra le mani e le è sfuggito prima di cadere. È stato quello il momento fatale, la svolta che ha cambiato il destino della bambina e di Lorenzo, diventato un eroe all’improvviso e senza volerlo. Il ragazzo con un sorriso contagioso ha alzato gli occhi al cielo e ha visto la bimba aggrappata al terrazzo. Da quel momento in poi, lo scorrere veloce degli eventi, ormai entrati nella storia. Una storia indelebile che nessuno potrà mai cancellare dalla memoria di Lorenzo e, di sicuro, da quella della bambina.

Foto Il Gazzettino
«AVEVO FORATO LA BICI…»
«Verso le 5 del pomeriggio sono tornato al negozio di bici per ritirare la mia “due ruote”, quando ho sentito alle mie spalle cadere un oggetto. Mi giro di scatto, vedo un tablet per terra con lo schermo infranto: alzo gli occhi al cielo e vedo quella piccola, così minuscola, aggrappata con un braccio alla ringhiera del terrazzo».
Figlia di una coppia tunisina, la bambina stava giovando sul terrazzo di casa, sfuggita per un attimo al controllo della baby sitter, che in quel momento si trovava all’interno dell’appartamento. Aveva un tablet tra le mani, che all’improvviso le scivola via. Si infila tra la ringhiera e fa un volo di otto metri. La bambina cerca di afferrarlo, inutilmente. Allora si arrampica sul parapetto, si sbilancia e cerca di evitare la caduta aggrappandosi con le manine alla ringhiera.
Da sempre grande appassionato di arte e cinema, Lorenzo Tassoni è laureato in Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale. Al momento lavora come guardasala nello storico Palazzo Venier-Manfrin di Venezia. Il giovane, origini trevigiane, vive a Treviso con la sua famiglia e spera di trovare un posto di lavoro stabile nel settore artistico. Magari il sindaco che lo incontrerà nelle prossime gli proporrà di partecipare a un concorso. Non sappiamo quanto faccia, in fatto di punteggio, “salvare una vita”. Di sicuro per pochi istanti sappiamo quanto ha fatto la paura in quegli istanti. «Novanta, macché, almeno centottanta!». Ringraziamo il cielo e quel giovane che la città non dimenticherà tanto facilmente. I genitori della piccola? Il papà appena arrivato dà un’occhiata alla sua figliola, non è nemmeno spaventata, pensa al tablet. Meglio così. L’uomo abbraccia Lorenzo, lo stritola quasi tanta è la sua riconoscenza. Poi arriva la mamma della piccola, in bici. Vede l’ambulanza, urla disperata, pensa che sia successo qualcosa di irrimediabile. Invece, quello scricciolo, che ha fatto tremare un intero isolato, è lì, gioca con una infermiera. Anche la donna stringe Lorenzo, non sa cosa dirgli. Ci pensa Lorenzo, ormai lo conosciamo. «Non ho fatto niente, solo il mio dovere: non sono un eroe…».