Diciannove anni, studentessa, sindrome di Down, esami negati

 

In un liceo bolognese non l’hanno ammessa all’ultimo passaggio per conseguire la maturità: sarebbe stato troppo stressante, avrebbero motivato alcuni docenti. I genitori, due musicisti, l’hanno ritirata, la loro ragazza ci riproverà l’anno prossimo. Non vuole fermarsi, vuole l’università

 

Diciannove anni, sindrome di Down, alla soglia dell’esame di maturità in programma a giugno, gli insegnanti del suo liceo bolognese, non la ritengono ancora all’altezza di un esame di maturità. Questa è la storia di Nina, una ragazza che si è vista negare la soddisfazione di affrontare, come è giusto che fosse, la sua commissione di esami. La stessa commissione che avrebbe dovuto ammetterla all’ultimo passaggio di studi del liceo.

“Troppo stress”, il motivo con il quale hanno invitato ragazza e genitori a ripresentarsi l’anno prossimo. Non vogliamo sostituirci a psicologi o specialisti, così ci interroghiamo: ma non sarà più stressante per una ragazza debole sotto l’aspetto psicologico – secondo quanto dicono gli insegnanti – una bocciatura, rispetto a sentirla, sottoporla a interrogazioni come fosse una normale studente? Poi uno studente, a seconda le attitudini può essere promosso o bocciato, comunque – nel secondo caso – ad essere incoraggiato perché per il prossimo anno si prepari ancora meglio per riscattarsi.

Invece succede. E non in una città del “profondo” Sud, dove ci sarebbero – tutto da dimostrare – distanze con l’“alto” Nord, no no, ma a Bologna, perfettamente al Centro dell’Italia e, in più, culla della cultura, se è vero come è vero che la Città delle Due torri è considerata “La Dotta”, prima città italiana ad ospitare una sede universitaria, dunque una scuola ancora più elevata rispetto agli altri cicli di studio, elementari, medie e superiori.

 

 

I SOGNI NON SI SPENGONO MAI

Nina, come racconta in una sua nota Il Messaggero, ha diciannove anni, è affetta dalla sindrome di Down. Nina avrebbe un desiderio, come ogni studentessa della sua età: sostenere l’esame di maturità a giugno prossimo ed essere promossa. Questo il suo sogno, infranto per ora, secondo quanto riporta la cronaca: gli insegnanti del liceo nel quale la ragazza è iscritta, per quest’anno le hanno negato questa soddisfazione: troppo stressante per lei sottoporsi al fuoco di fila della commissione d’esami.

Insomma, a prima vista sembrerebbe una storia di ordinaria discriminazione. Usiamo il condizionale, non avendo letto le motivazioni scritte dei docenti e navigando solo in superficie (per questo motivo non abbiamo riportato il cognome della studentessa, né il nome del liceo…). In soldoni, fatto sta che i genitori di Nina, entrambi musicisti, dopo aver sentito il pronunciamento dei docenti hanno deciso di ritirare la loro figliola. Nina ci riproverà, però, l’anno prossimo: la ragazza vuole mantenere aperta la possibilità di conseguire il diploma di scuola secondaria superiore, titolo necessario per accedere all’università e ad alcune professioni.

 

L’ANNO PROSSIMO ANDRA’ MEGLIO…

Nina, scrive Il Messaggero, è una ragazza determinata, con una memoria spiccata, appassionata di musica, danza e teatro. Questo basterebbe e avanzerebbe, rispetto ai propri coetanei. Invece lei ha studiato violino, chitarra, flauto e suona anche il tamburo a cornice. Nonostante le difficoltà legate alla sua condizione di ragazza con la sindrome di Down, Nina è sempre stata entusiasta della scuola, presumiamo anche dei suoi docenti. Ha in mente un sogno: vorrebbe diventare un’artista. Per gli alunni con disabilità, alle superiori ci sono tre programmi tra cui scegliere: ordinario, personalizzato con obiettivi minimi (equipollenti) che porta all’ammissione all’esame di Stato vero e proprio (ma con prove rimodulate) e differenziato che al termine dei cinque anni fa conseguire un attestato di competenze senza alcuna validità. Gli insegnanti di Nina, già nelle prime settimane del primo liceo, avevano optato per il programma differenziato, quello che al termine del quinquennio fa conseguire un attestato di competenze senza alcuna validità. I genitori all’inizio hanno accettato questa scelta per non mettersi in contrasto con la scuola, ma in seguito hanno chiesto se la figlia potesse invece diplomarsi. E’ questo l’obiettivo dei genitori della ragazza diciannovenne e, soprattutto, della stessa Nina.