Taranto, decine di attività commerciali chiudono, i commercianti reagiscono
«Fra Covid e guerra in Ucraina prezzi alle stelle, non ce la facciamo più», dicono i negozianti. Le associazioni si fanno sentire: «Numeri drammatici, negli ultimi dieci anni per ogni azienda che apre due chiudono, ma dobbiamo dare un segnale forte al territorio», dichiara Benny Campobasso, presidente Confesercenti Puglia. «Piccoli segnali di ripresa, che ci fanno sperare per il futuro», sostiene Francesca Intermite, presidente di Confesercenti Taranto Casaimpresa
I negozi chiudono, i commercianti lanciano appelli che puntualmente finiscono nel vuoto. Il centro cittadino di Taranto è, in qualche modo, lo specchio della Puglia, una regione che si ringalluzzisce in estate, si riempie di turisti e pugliesi di ritorno. Poi, il resto dell’anno, è routine, le attività commerciali appena più pronunciate rispetto ai negozi di vicinato, languono. Commercianti in odore di pensione si fa due conti. Meglio feriti, che defunti, si dicono. Così, nelle vie centrali, si contano a decine le vetrine dismesse, impolverate, i locali vuoti con cartelli esposti: “cedesi attività”, “affittasi” o, in qualche raro caso, “vendesi”. In quest’ultimo caso, parliamo di immobili che non ingolosiscono più nessuno. Decine le domande di licenza, dopo un anno di esperienza, il più delle volte arriva la “serrata”.
«La nostra fortuna – dice un noto commerciante del centro – è stata fare un mutuo e acquistare le mura, il locale nel quale mio padre aveva aperto la sua attività, fiorente, non dico di no: oggi è un’altra storia, la vendita prosegue per metà su internet, avendo brand importanti; se, però, avessimo dovuto pagare il fitto del locale e tutte le gabelle legate ad un’attività, oggi anche noi staremmo sul punto di chiudere: insegna, tassa sui rifiuti, utenze in genere, un bagno di sangue».
L’UNIONE FA LA FORZA
Nei giorni scorsi il grido d’allarme lanciato da Confesercenti. Per bocca del suo presidente regionale, l’associazione si è pronunciata sull’importanza dei negozi di vicinato che chiudono con il moltiplicarsi di ipermercati, presenti da un lato e dall’altro della città, e altre strutture presenti dal centro alla periferia.
«Il periodo non è certamente favorevole – ha dichiarato il presidente regionale Confesercenti Benny Campobasso, durante un incontro con la stampa – i numeri sono drammatici, negli ultimi dieci anni per ogni azienda che apre due chiudono: un segnale tremendamente negativo. Taranto ha tutti gli elementi per ripartire e assumersi un ruolo importante nello scenario dell’economia pugliese; quella ionica, è una provincia tutta da scoprire, ha una tradizione commerciale e produttiva nel settore della moda e dell’abbigliamento, una tradizione che va valorizzata ulteriormente. Pertanto insisto sul fatto che ci siano tutte le condizioni per ripartire».
Una commerciante aveva investito il Tfr nell’avvio dell’attività. «Non navigavo nell’oro – confessa, non senza il dolore che segna una sconfitta – ma l’attività funzionava, poi le difficoltà legate alla pandemia e i conflitti hanno fatto salire i costi: il costo di una latta d’olio, per fare un esempio, è lievitato due volte e mezzo, la disdetta dell’affitto ha completato un quadro di per sé non incoraggiante: ho più di diecimila euro di rate in scadenza, ce la farò…».
COVID E GUERRA, CHE SCIAGURA
«La guerra in Ucraina ha fatto impazzire i costi dell’energia – riprende – che comunque erano già aumentati tremendamente prima; poi un’impennata dei prezzi che ha modificato i parametri in cui ci eravamo mossi fino a quel momento: ai tempi del Covid la confezione di pancarré costava 1euro, con la guerra è arrivato a 2euro; la latta d’olio che compravamo abitualmente è passata da 60 a 150 euro, un bel salto: negli ultimi due anni ho visto il conto in banca andava alleggerendosi e che, intorno, un bel po’ di negozi chiudevano».
«Il presidente Campobasso ha messo in evidenza – ha dichiarato Francesca Intermite, presidente di Confesercenti Taranto Casaimpresa – ha fornito alcuni segnali, piccoli ma che ci fanno sperare per il futuro, circa una inversione di tendenza e di un ravvicinamento ai negozi di vicinato soprattutto dalle giovani generazioni: restano naturalmente sul tappeto tutti gli altri problemi del settore che ben conosciamo. Vogliamo dare un segnale forte: si può ripartire mettendo il massimo impegno: non c’è altro modo per salvare Taranto e il suo territorio».