Roby Facchinetti debutta in libreria con “Katy per sempre”
«E’ stato faticoso scrivere un libro. Ho impiegato due anni e mezzo fra appunti e riletture. Cercavo uno spunto che arrivò all’ultimo concerto dei Pooh sotto forma di messaggio al cellulare. Una fan mi aveva scritto che le nostre canzoni l’avevano aiutata a reagire e crescere. Finale a sorpresa, emozioni garantite». E poi la cucina pugliese. «Burrata, fave e cicoria e un bel bicchiere di Primitivo: non vi batte nessuno»
«Fave e cicoria, poi un bel bicchiere di Primitivo». Roby Facchinetti, autore e voce di decine di successi dei Pooh, scopre le batterie. Si sente talmente a casa, in Puglia, che prima di parlare del suo libro, “Katy per sempre”, uno dei primi pensieri è rivolto alla tavola. E ai numerosi concerti da queste parti. Dunque, proviamo a sederci mentalmente in uno dei ristoranti pugliesi. Ecco il cameriere, lo stopperebbe in un istante. E’ Facchinetti a suggerire.
E così. «Vai con la burrata, non si può cominciare diversamente; le orecchiette sono un classico, ma fave e cicoria ne mangerei in quantità industriale. Accompagnate, naturalmente, da un bel bicchiere di “Primitivo”: racchiude tipologie di vino che amo, esplosione di sapori e aromi straordinari; è un vino importante, strutturato, ha morbidezza; non amo i vini aggressivi. Nove su dieci, a tavola si pasteggia a Primitivo!».
L’impressione è che il tastierista dei Pooh sia un intenditore.
«Ho una cantina con 2.500 bottiglie, a casa mia di sicuro non muori di…sete. A proposito di etichette, colleziono esclusivamente gli “italiani”, i migliori al mondo, primo per distacco il vino rosso. Un bicchiere di vino cambia la qualità dello stare a tavola, anche nell’accompagnare uno “spaghetto” al pomodoro».
Parliamo dei concerti “tarantini”.
«Taranto è come una seconda casa. Primo tour teatrale nel ’73, appena pubblicato “Parsifal”. Quella serie di concerti doveva durare tre mesi, finimmo un anno e mezzo dopo. Fino a quel momento i teatri avevano ospitato solo opere e commedie. Poi, per noi, grazie al nostro pubblico che non ci ha lasciato mai arrivarono i palazzetti dello sport e gli stadi».
Uno, in particolare, che le è rimasto in mente.
«Campo sportivo “Mazzola”, quarant’anni fa, un improvviso temporale spostò il concerto al giorno dopo: più di diecimila spettatori, cifre impensabili per allora. Certe cose non si dimenticano».
E ora il libro appena pubblicato: “Katy per sempre”, il Roby Facchinetti che non t’aspetti. Fra i fondatori dei Pooh, ha condiviso una straordinaria avventura durata cinquant’anni con Valerio Negrini, Dodi Battaglia, Stefano D’Orazio e Red Canzian. Un ritorno di fiamma per l’addio alle scene, l’abbraccio a Riccardo Fogli. “Katy per sempre”, edito da Sperling & Kupfer. E’ la storia di una fan cresciuta assieme ai successi dei Pooh. E’ lei, Katy, il filo conduttore per raccontare una parte di quella lunga storia.
Facchinetti, non si finisce mai di debuttare. Che impegno è stato questo libro?
«Fino al giorno in cui decisi di provare a scrivere una storia, non mi ero mai cimentato con la scrittura di un libro, che ha tempi e ritmi completamente diversi rispetto a una canzone. Scriverlo, pertanto, è stato faticoso, ma sapevo che mi avrebbe dato modo di spiegare quanto possa essere importante la musica nella nostra vita. Era qualche anno che intendevo trattare questo tema in un libro. Cercavo uno spunto che mi spingesse a misurarmi con questo altro tipo di filosofia».
La complicità a fine corsa.
«Ultimo concerto dei Pooh, Bologna. Sceso dal palco ero stato preso in mezzo da mille sentimenti, normale dopo cinquant’anni di onorata militanza nella musica. Quella sera cantare ogni canzone, per l’ultima volta, insieme ai miei compagni di una vita, Stefano, Dodi, Red, lo stesso Riccardo che avevamo invitato a far parte dell’ultimo tratto della nostra storia, era stato qualcosa di emozionante e devastante al tempo stesso. E più passavano i minuti, più vicino era l’addio…Ero frastornato».
Una volta in camerino, diceva?
«Accesi il mio cellulare, decine i messaggi che leggevo commosso, fra questi uno in particolare: “Caro Roby, questa sera tutto è finito, anche la mia vita con voi, quella che conosci e potrai raccontare, se vuoi, Katy”. Era una fan, a sedici anni aveva scoperto la nostra musica senza più abbandonarla, partendo da “Piccola Katy” nella quale si era riconosciuta. La sua vita, a tratti felice, a tratti sofferta, aveva avuto una compagna fedele: la nostra musica che, confessò, l’aveva salvata».
Katy in diciannove episodi.
«Ogni episodio, il titolo di una canzone. Katy era affascinata da Valerio, batterista e autore dei testi: lei si riconosceva in quegli spaccati di vita, che sembravano essere proprio il suo vissuto. Anni Settanta e Ottanta, lei che amava la libertà, aveva lottato con tutte le sue forze per costruirsi una vita e affermarsi come donna».
Le emozioni non finiscono mai.
«Finale a sorprese, che scopriranno i lettori, se lo vorranno. Fra la stesura degli appunti e una rilettura, ci ho messo due anni e mezzo. Ogni capitolo ha il titolo di un brano, specchio della sua vita. Scrivere è stata un’esperienza che mi è servita, mi ha fatto scoprire certe sfaccettature, spinto a sviluppare un personaggio che ha un senso e un ruolo nella storia».
La musica come un “salvavita”.
«E’ qualcosa di potente, energia allo stato puro: ha il potere di alimentare anima e cuore. Arriva quando meno te lo aspetti, può travolgerti e sconvolgerti in un attimo, toccandoti anima, cuore, mente. Differenza fra il sentirla e il viverla: la musica può essere generosa con te, ma devi dedicartici in modo corretto: non conosco altre condizioni perché accadano piccoli miracoli artistici».
L’emozione più grande di Facchinetti con i Pooh?
«Con i Pooh, ce ne sono tante. Forse Sanremo, la vittoria con “Uomini soli” nel 1990: ho pianto di gioia per una settimana, anche di notte. Un’emozione che ti rimane dentro per sempre».