L’ultimo stragista di Cosa nostra aveva sessantadue anni
Da venerdì scorso in coma irreversibile. Arrestato nove mesi fa, dopo trent’anni di latitanza. Aveva un cancro al colon e subito due interventi delicati. Prima di morire, il testamento biologico, il suo cognome alla figlia (avuta anni fa) e il rifiuto della terapia del dolore. Nuovo capitolo per la mafia con l’impiego di giovani manager
Aveva destato scalpore e sospetti il suo arresto avvenuto il 16 gennaio, giorno in cui era finita, dopo trent’anni, la latitanza del boss mafioso Matteo Messina Denaro. Pare, infatti, fosse stato proprio il cancro al colon – dal quale è stato stroncato lunedì 25 settembre – a guidare i carabinieri di Ros e Procura di Palermo sulle sue tracce.
Così, arrestato, per essere subito sottoposto a uno, due interventi, perché in condizioni gravi, dopo un’agonia durata alcuni giorni, Denaro, sessantadue anni, considerato “l’ultimo stragista di Cosa Nostra”, è morto nell’ospedale dell’Aquila.
Pare fosse minato da una grave forma di tumore al colon, diagnosticata sul finire del 2020 mentre era ancora ricercato, a fine 2020.
Dopo il decesso, il corpo del mafioso sarebbe stato posto in uno dei sotterranei dell’ospedale del capoluogo abruzzese nel quale era ricoverato dallo scorso 8 agosto. Insieme con quella di Palermo, la Procura dell’Aquila ha disposto l’autopsia che verrà eseguita a breve nello stesso ospedale aquilano.

IL CANCRO, L’ARRESTO…
Detto che era stato proprio il cancro al colon a condurre i carabinieri sulle tracce del boss, Matteo Messina Denaro era stato sottoposto a chemioterapia nel supercarcere dell’Aquila dove era stata realizzata qualcosa che somigliava ad una infermeria non lontano dalla cella nella quale il boss era recluso. Oncologi e infermieri della struttura sanitaria abruzzese avevano seguito il paziente apparso subito in gravissime condizioni.
Nei nove mesi di detenzione il capo dei capi, come si diceva, era stato sottoposto a due operazioni chirurgiche legate alle complicazioni provocate dal cancro al colon. Pare che dal secondo intervento, evidentemente più delicato del primo, Denaro non si fosse più ripreso, così che dopo un lungo consulto, i medici avevano deciso di non rimandarlo in carcere, bensì di curarlo in una stanza di massima sicurezza dello stesso ospedale, sottoponendolo alla terapia del dolore e, successivamente, sedandolo.
…LA MAFIA, I MANAGER
Venerdì scorso, come riportato dall’Agenzia Ansa, sulla base del testamento biologico lasciato dal boss che aveva rifiutato l’accanimento terapeutico, gli era stata interrotta l’alimentazione per dichiarare il suo stato in coma irreversibile. In questi giorni la Direzione del nosocomio aquilano aveva dato inizio a quelle che sarebbero state le fasi successive al decesso del boss, compresa la riconsegna della salma alla famiglia, rappresentata da Lorenza Guttadauro e Lorenza Alagna, figlia riconosciuta in punto di morte con il suo cognome e avuta da una relazione durante la latitanza.
Con la morte di Messina Denaro si chiude una stagione criminale lunga e cruenta. Ora, pare, stiano già avanzando nuovi nomi in grado di muoversi con una certa disinvoltura fra lecito e illecito. Giovani studenti appartenenti a famiglie mafiose che hanno svolto o stanno proseguendo in studi formativi per assumere il controllo in veste di nuovi manager.