Roberto Prete, presidente Ant e l’associazione da lui presieduta
«Attualmente ne abbiamo in cura trecento. Sosteniamo personale medico, paramedico e psicologi. L’assistenza è completamente gratuita. Un “ospedale domiciliare” e i corsi annuali per volontari, una collaborazione fondamentale. Quarant’anni fa si concretizzò il sogno del prof. Franco Pannuti, all’epoca primario di Oncologia al Sant’Orsola»
Altro ospite della rubrica “Assistenti e assistiti” a cura della cooperativa Costruiamo Insieme, il presidente provinciale Ant, Roberto Prete. Con lui il racconto di personale medico e paramedico da anni attivo sul territorio. Disponibile ventiquattro ore al giorno, l’organizzazione gode anche della presenza di volontari che prima di intervenire a nome e per conto dell’associazione, svolgono corsi impegnativi.
Quando nasce e si afferma l’Ant, Associazione nazionale lotta ai tumori.
«Nasce poco più di quarant’anni fa, le celebrazioni del Quarantennale risalgono, infatti, allo scorso anno; una storia in qualche modo romantica, oggi diffusa su almeno metà del territorio nazionale. Protagonisti valori umani, sensibilità e solidarietà. Bologna, 1978, il professor Franco Pannuti, allora primario del reparto di Oncologia del “Sant’Orsola”, entra nel suo reparto e trova, steso per terra, nel corridoio un anziano paziente; Pannuti lo riconosce, gli chiede cosa stia facendo lì e in quello stato: l’uomo si spiega, dimesso dall’ospedale il giorno prima, non può tornare a casa: indebolito dalle terapie non può più badare a se stesso».Questo il primo squillo. Pannuti a quel punto pensa quanto sia importante assicurare ai pazienti anche un “dopo”.
«Si concretizza un sogno. Da quel paziente che non ha legami, né parenti e, soprattutto, risorse economiche per assicurarsi assistenza, non volendo scaturisce l’idea di fondare un’associazione. E’ in quel momento che il professore, illuminato da una grande coscienza medica, decide di seguire personalmente i pazienti operati, dimessi e che vivono in uno stato di profondo disagio. L’idea la perfeziona in un progetto, un’associazione che si occupi di gente bisognosa di cure e attenzione: nasce l’Ant, un ospedale domiciliare gratuito che si occupa dei malati di tumore in fase avanzata: nessuna spesa a carico dei pazienti, tutti gli oneri fra medici, infermieri e psicologi riguardano esclusivamente l’Ant».
I fondi Ant e un appello a chi volesse interagire con l’Associazione.
«In gran parte i fondi vengono da contributi spontanei raccolti da nostri volontari. L’Ant, infatti, ha due anime: il personale sanitario, che lavora a tempo pieno – con reperibilità h 24 – ed è regolarmente retribuito; quella dei volontari: eccellenti, al pari dei nostri medici, si occupano di individuare risorse che possano sostenere i costi che l’Associazione affronta quotidianamente: nove medici, undici infermieri, due psicologhe, il personale amministrativo. Un vero ospedale, “domiciliare” aggiungiamo noi, posto che i malati vengono assistiti a casa loro».
Qualcosa che evidentemente riduce il disagio al quale i malati vanno incontro. Non abbiamo detto del contatto con l’Ant.
«Dobbiamo prendere in considerazione due aspetti. Per richiedere l’assistenza, esiste un breve percorso da rispettare: l’Asl predispone uno stampato che il richiedente, o chi per lui, compila e sottoscrive insieme con il medico di famiglia; una volta compiuto questo primo passaggio, il modulo viene presentato all’Ant che apre una pratica e garantisce un intervento entro le prime settantadue ore dalla ricezione della comunicazione». L’importanza dell’esistenza di un’associazione su un territorio martoriato da un numero di casi di tumore superiore alla media nazionale.
«Come si fa a diventare volontario Ant: abbiamo un ufficio in via Lago Alimini, dove è possibile informarsi sui corsi che svolgiamo ogni anno per informare quanti vogliono spendersi per una causa così importante e delicata: dunque, entrare nell’ambiente Ant, comprendere quali siano i compiti degli stessi volontari, che non hanno contatti con i malati; i volontari, infatti, si occupano esclusivamente di una rete di contatti che consentono il reperimento di fondi necessari per la sopravvivenza del nostro “ospedale domiciliare”».
L’importanza dell’Ant su un territorio come il nostro.
«Un territorio martoriato dalle note emergenze ambientali e sanitarie. Nel resto d’Italia non esiste altra provincia che abbia un numero così elevato di assistiti. Seguiamo mille pazienti l’anno, in questo momento ne abbiamo in cura trecento nella sola provincia di Taranto; cifre che rendono l’idea sulla dimensione di un problema che ci vede costantemente impegnati».