Mercoledì 15 novembre, presso il liceo ginnasio statale “Aristosseno” di Taranto si è svolto il XV convegno promosso dall’ufficio diocesano “Migrantes”. Accogliere, proteggere, promuovere e integrare migranti e rifugiati, i temi in locandina sui quali è intervenuto l’arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro. Fra i relatori, Marisa Metrangolo direttore diocesano Migrantes; Simona Scarpati, assessore ai Servizi sociali del Comune di Taranto; il viceprefetto dott. Mario Volpe; Achille Selleri, capo sezione S.A.R. Taranto, intervenuto sul soccorso in mare svolto dalla Guardia costiera. Apertura dei lavori a cura del prof. Salvatore Marzo, dirigente scolastico dell’“Aristosseno”, liceo che conta 1.600 studenti.
Particolarmente atteso, l’intervento dell’arcivescovo rivoltosi all’attenta platea di studenti e docenti. «Essere migranti, non volendo – ha dichiarato in apertura del suo intervento – può accadere a chiunque di noi, una sensazione che non vorremmo mai avere, lasciare per un qualsiasi motivo la propria casa è una cosa che nessuno metterebbe in preventivo: invece, quando meno te lo aspetti, succede».
Una storia personale. «Ho vissuto ventisette anni in Brasile – racconta sua eccellenza – una terra che amo molto, un sentimento che provo verso gente che ho conosciuto in anni di permanenza in un Paese povero nelle sue pieghe sociali, ma ricco in fatto di generosità e accoglienza». «Io stesso – prosegue – studente universitario a Roma, d’estate andavo all’estero, lavoravo per mantenermi agli studi e non pesare sul bilancio familiare; ricordo Stoccarda, i lavoratori italiani, lontani da casa, che soffrivano la lontananza dai propri cari: si recavano in Germania per lavoro, realizzavano opere delle quali ancora oggi possono andare fieri; bene, la gente del posto era ospitale, alleggeriva il disagio, aiutava il processo di integrazione degli italiani; quando parliamo di migranti, pensiamo a quale dolore proveremmo noi stessi a fuggire lontano per via della miseria e delle persecuzioni».
Arcivescovo Santoro: Accoglienza, l’aspetto educativo
Apertura e accoglienza, l’aspetto educativo cui gli studenti devono fare riferimento. «Prendendo esempio dalle parole di papa Francesco – osserva l’arcivescovo – in Città vecchia abbiamo reso disponibile un immobile trasformato in luogo di incontro, l’istituto “Maria Teresa di Calcutta”, qui la gente dell’Isola si confronta su temi come l’accoglienza; molti sono i ragazzi che frequentano corsi: chi per diventare panettiere, chi pasticcere, chi cuoco; una volta conseguiti attestati, comunque assunto esperienza a sufficienza, questi provano ad entrare nel mercato del lavoro».
Educazione al sociale, non solo accoglienza, assistenza ai migranti, ma anche ad anziani e ammalati. «E’ un’esperienza che invito a fare a chiunque: dopo aver studiato e fatto i compiti, lasciate stare i giochi, i divertimenti per un’ora: mia madre da piccolo quasi mi obbligava ad andare a trovare la vicina di casa, sola, o la zia anziana: volevo giocare al pallone, ma poi, poco a poco, i compagni di giochi potevano aspettare; la gente che vive nel disagio ha bisogno del nostro aiuto, anche un modesto contributo è bene accetto». Infine un invito. «Domenica apriamo ai senzatetto – conclude sua eccellenza, l’arcivescovo Filippo Santoro – inauguriamo Palazzo Santacroce, altro passaggio importante nella cultura dell’incontro; è nostro dovere aiutare i bisognosi, dunque l’invito rivolto alla città è una partecipazione maggiore al tema dell’accoglienza e alla tolleranza, riservando massimo rispetto per le altre religioni, per ogni preghiera sincera rivolta a Dio, perché per tutti noi vi è un solo Dio».
Prefettura di Taranto, rispetto dei migliori livelli di assistenza
Si aggancia a questo tema, il dott. Mario Volpe, vicario del prefetto di Taranto, dott. Donato Cafagna. «Il massimo rispetto delle religioni – dichiara Volpe – è sancito dalla nostra Costituzione; così come il Piano nazionale di integrazione dei migranti prevede il massimo impegno da parte di istituzioni e associazioni così da assicurare livelli tali per favorire l’inserimento degli extracomunitari nel mondo del lavoro e in attività di pubblica utilità».
L’esperienza del dirigente della prefettura, a Macerata. «Il terremoto aveva messo in ginocchio 44 comuni sui 55 complessivi; erano tanti gli extracomunitari che spalavano e aiutavano i residenti a sgomberare le strade dalla neve, nonostante un freddo impietoso: la gente del posto prese subito a benvolere questi ragazzi che si impegnavano senza sosta per restituire ala Paese che li ospitava anche un solo angolo di quella città alla vita sociale». E quella di Bari, città di cui il vicario del prefetto è originario. «Negli Anni 90 accogliemmo curdi, kossovari, albanesi: anche in quell’occasione fornimmo massima assistenza, un impegno importante». Infine Taranto. «Anche in occasione degli ultimi sbarchi nel nostro porto – ha concluso Volpe – le associazioni che operano sul territorio hanno fornito una eccellente prova; la Prefettura di Taranto rivolge massima attenzione al tema dell’accoglienza: svolgiamo periodicamente verifiche sulle strutture che accolgono i migranti, è nostro compito assicurarci che vengano rispettati i migliori livelli di assistenza».