Aboubakar Soumahoro, primo giorno in Parlamento del sindacalista appena eletto deputato
Il caso rientra, Giorgia Meloni si scusa. Ma l’ex sindacalista mostra conoscenza della Costituzione e ribatte: «Evidentemente le viene spontaneo rivolgersi con il “tu”, ma avremo modo di confrontarci sui braccianti, e non solo su quanti svolgono questo lavoro sottopagato e hanno il mio stesso colore di pelle». Due anni fa il neodeputato di origini ivoriane aveva dato vita alla “Lega Braccianti” diventando portavoce della comunità “Invisibili in movimento”.
«Visto che mi ha dato del tu, contravvenendo alle regole istituzionali spero che questo possa essere prodromica ad un confronto personale sui temi che ci stanno reciprocamente a cuore».
Il neo onorevole Aboubakar Soumahoro, originario della Costa d’Avorio, non le manda a dire al nuovo presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che corregge in occasione della fiducia incassata alla Camera dei deputati (235 voti favorevoli e 154 contrari). La puntualizzazione durante la replica che ha preceduto le dichiarazioni di voto. Giorgia Meloni si rivolge a Soumahoro, per rispondere all’intervento che il nuovo parlamentare ha fatto durante il dibattito.
La neopresidente, al debutto inciampa daccapo. Storpia il cognome di Soumahoro, poi si rivolge al deputato di Alleanza Verdi e Sinistra dandogli del “tu”. «Al collega Soumahoro – dice Giorgia Meloni – voglio dire che tutti ci sentiamo allievi della storia, sai? Altrimenti saremmo ignoranti del presente». Queste le parole pronunciate dal presidente del Consiglio. Dopo la puntualizzazione di Soumahoro, le scuse, non prima di un altro inciampo. «Non ho dato del “tu” a nessuno. Ah, era il “sai”… Sì, avete ragione, errore mio, calmi… Succede nella vita di sbagliare, l’importante è riconoscerlo e chiedere scusa».
«RICORDA GRAMSCI?»
Ma Aboubakar, giacché c’è, ribatte dando una piccola lezione in fatto di conoscenza, mostrando di aver studiato la storia più di altri presenti nell’emiciclo del Parlamento. Così il neoeletto in Alleanza Verdi e Sinistra, riprende: «Visto che anche la Presidente Meloni è “scolara della Storia”, come diceva Gramsci, si ricorderà – fa attenzione a porre l’accento sul “lei” – che durante lo schiavismo e la colonizzazione i “neri” non avevano diritto al “lei”, riservato a quanti venivano considerati “civiltà superiore”».
Non finisce qui, Aboubakar, rincara. «Evidentemente quando un underdog incontra un under-underdog viene naturale dare del tu». Il riferimento è al passaggio del discorso programmatico in cui la presidente del Consiglio si è definita una underdog, espressione inglese con la quale si definisce un atleta, oppure una squadra, dato per sfavorito secondo i pronostici.
Ecco l’aggancio all’incipit iniziale, riportato da Annalisa Cangemi nella sua puntuale cronaca svolta per fanpage.it (che vi invitiamo a visitare), che riprende il chiarimento “parlamentare” dei giorni scorsi: «Presidente, visto che mi ha dato del “tu” – ha detto Aboubakar – contravvenendo alle regole istituzionali, mi auguro che questo possa essere prodromica ad un confronto personale sui temi che ci stanno reciprocamente a cuore». “Prodromica”, bella stilettata. Alzi la mano chi, senza tanto pensarci sopra, sappia cosa significhi questo aggettivo. In realtà è il primo segnale di un’insofferenza. «A buon intenditore…», avrà pensato, l’ex dirigente dell’Unione sindacale di base. Il riferimento è ad uno dei temi che stanno a cuore a proposito dei diritti dei braccianti. E non solo di quelli dal colore della pelle diverso dal bianco, tanto per intendersi.
«ERRORE MIO, CALMA…»
«Ah, era il “sai” – si era corretta, però, Giorgia Meloni – avete ragione, errore mio, calma: succede nella vita di sbagliare, l’importante è riconoscere un errore e chiedere scusa». Vero. Scuse accettate, anche se Aboubakar non nasconde un certo disappunto, del resto: «Presidente, del resto io le ho dato del “lei”, forse avrebbe dovuto fare anche lei così con me: ma non pensiamoci più, avremo modo di confrontarci su temi sui quali spero ci troveremo d’accordo». Il riferimento è, tanto per cominciare sullo sfruttamento dei braccianti agricoli. «Giurare fedeltà alla nostra Costituzione – aveva sottolineato Aboubakar – significa avere anche rispetto sui valori dell’uguaglianza e della giustizia sociale: non sta a me ricordarvelo, ma sappiate che ogni articolo della Costituzione ha dietro centinaia di giovani morti per la Resistenza».
«Voglio dare rappresentanza politica agli invisibilizzati – aveva detto in campagna elettorale Aboubakar – la Carta costituzionale deve materializzarsi nel miglioramento degli esseri viventi in termini di dignità e felicità intesa come felicità collettiva». Dopo una ventennale militanza nell’Usb, Aboubakar Soumahoro due anni fa aveva dato vita alla “Lega Braccianti” diventando portavoce della comunità “Invisibili in movimento”. Alle recenti Politiche è stato eletto nella lista composta dall’alleanza tra Europa Verde e Sinistra Italiana.